Perché la banca NY Community Bancorp è crollata e cosa c’entra la bolla immobiliare?

Violetta Silvestri

01/02/2024

01/02/2024 - 10:33

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Il tonfo in Borsa della banca regionale Usa NY Community Bancorp ha acceso i riflettori sulla bolla immobiliare e su potenziali turbolenze finanziarie in arrivo. Perché c’è allarme?

Perché la banca NY Community Bancorp è crollata e cosa c’entra la bolla immobiliare?

La banca regionale Usa NY Community Bancorp ha registrato un tonfo di circa il 40%, accendendo così i riflettori sulle ripercussioni finanziarie della crisi degli immobili commerciali che si sta espandendo nelle principali potenze mondiali.

Nello specifico, la decisione della banca di tagliare i dividendi ha trascinato l’indice bancario regionale KBW al suo giorno peggiore dal crollo della Silicon Valley Bank lo scorso marzo. Come un effetto domino, l’istituto di credito giapponese Aozora Bank ha registrato un tonfo negli scambi asiatici.

Il nervosismo immobiliare si è quindi propagato, lanciando l’allarme sulle perdite legate agli investimenti in immobili commerciali negli Stati Uniti. La preoccupazione dei mercati riflette il continuo calo dei valori degli immobili commerciali, unito all’incertezza che aleggia su molti prestiti sull’orlo dell’insolvenza.

Il passaggio al lavoro a distanza indotto dalla pandemia e un rapido rialzo dei tassi di interesse, che hanno reso più costoso il rifinanziamento per i mutuatari in difficoltà, hanno causato l’attuale fragilità di un settore al quale diversi istituti creditizi regionali sono esposti. L’investitore miliardario Barry Sternlicht ha avvertito questa settimana che il mercato degli uffici è destinato a subire perdite per oltre 1.000 miliardi di dollari.

Il crollo azionario della banca Usa NY Community Bancorp si è quindi subito tradotto in un allarme su un potenziale terremoto finanziario in arrivo.

Cosa è successo alla NY Community Bancorp e perché c’è allarme?

Il rischio di una crisi bancaria negli Usa è tornato alla ribalta e per capire i motivi di allarmismo occorre riassumere cosa è successo all’istituto di credito regionale e perché la sua storia lancia degli allarmi finanziari non trascurabili.

Sul New York Times, Rob Copeland ha ricordato che meno di un anno fa, la New York Community Bancorp sembrava fosse in una posizione di vantaggio rispetto ad altri istituti quando è intervenuta per rilevare la maggior parte delle attività di Signature Bank (banca in difficoltà).

Il costo di quella decisione si è rivelato però un boomerang, secondo il giornalista, quando mercoledì 31 gennaio la banca, che ha 420 filiali, ha registrato una perdita di 252 milioni di dollari nel suo ultimo trimestre, ha tagliato il dividendo e ha accantonato una quantità significativa di riserve per coprire eventuali perdite future.

Le sue azioni sono crollate del 38% al minimo degli ultimi 25 anni, trascinando al ribasso i titoli di altre banche regionali in media del 6%.

La società ha accumulato liquidità per far fronte ai rischi su alcuni prestiti e a una regolamentazione più rigida a causa delle sue aumentate dimensioni. L’accantonamento della banca per le perdite sui prestiti è infatti salito a 552 milioni di dollari, scioccando analisti e azionisti. La potenziale debolezza nei mercati degli uffici e delle proprietà multifamiliari è l’allarme che maggiormente affligge la società. Intanto, l’importo dei prestiti scaduti da 30 a 89 giorni è aumentato del 48% negli ultimi tre mesi dell’anno.

“Riconosciamo l’importanza e l’impatto della riduzione dei dividendi su tutti i nostri azionisti, e non è stata presa alla leggera”, ha affermato in una nota l’amministratore delegato Thomas Cangemi . “Sebbene queste azioni necessarie abbiano avuto un impatto negativo sui nostri risultati del quarto trimestre, siamo fiduciosi che...forniranno una solida base per il futuro.”

La New York Community Bancorp è cresciuta rapidamente negli ultimi 18 mesi grazie a un paio di acquisizioni, portando il totale delle attività al di sopra della soglia dei 100 miliardi di dollari che comporta un maggiore controllo normativo. Il coefficiente patrimoniale chiave del 9,1% della banca è inferiore a quello di concorrenti come KeyCorp e Regions Financial Corp. che rientrano in quella categoria.

Le mosse della New York Community Bancorp sono state valutate come un un inquietante promemoria dei tumulti dello scorso marzo, quando i problemi della Silicon Valley Bank si sono estesi al settore, facendo crollare tra gli altri Signature, una banca nota per i suoi prestiti immobiliari, legali e in criptovaluta. Anche se i rischi sono ridimensionati rispetto ad allora, secondo diversi analisti, la questione della crisi immobiliare commerciale è reale. E preoccupa.

La bolla immobiliare sta per scoppiare?

Il mercato immobiliare commerciale statunitense è in tensione dall’inizio della pandemia di Covid-19 e la storia di NY Community Bancorp ha ricordato che il peggio deve ancora arrivare.

Il crollo del valore degli immobili commerciali è un trend ormai in corso e per i finanziatori ciò significa la prospettiva di ulteriori default poiché alcuni proprietari faticano a pagare i prestiti o semplicemente abbandonano gli edifici.

“Si tratta di un problema enorme con cui il mercato deve fare i conti”, ha affermato Harold Bordwin, direttore della Keen-Summit Capital Partners LLC di New York, specializzata nella rinegoziazione di proprietà in difficoltà. “I bilanci delle banche non tengono conto del fatto che ci sono molti prestiti su beni immobili che non verranno ripagati alla scadenza”.

Le banche si troveranno ad affrontare circa 560 miliardi di dollari in scadenze di immobili commerciali entro la fine del 2025, che rappresentano più della metà del debito immobiliare totale che scadrà in quel periodo. Gli istituti di credito regionali, in particolare, sono più esposti al settore e rischiano di essere colpiti duramente perché non dispongono di ampi portafogli di carte di credito o di attività bancarie di investimento.

Secondo un rapporto di JPMorgan Chase & Co. pubblicato ad aprile, i prestiti immobiliari commerciali rappresentano il 28,7% degli asset delle piccole banche, rispetto al solo 6,5% degli istituti di credito più grandi.

Sebbene i problemi immobiliari, in particolare per gli uffici, siano emersi nel dopo pandemia, il mercato immobiliare è ancora intrappolato in un limbo: le transazioni sono crollate a causa dell’incertezza sia tra gli acquirenti che tra i venditori sul valore degli edifici. Ora, si prevede che la necessità di affrontare le scadenze del debito incombenti – e la prospettiva di tagli dei tassi di interesse della Federal Reserve – stimolerà ulteriori accordi che faranno chiarezza su quanto i valori siano diminuiti.

Ad esacerbare il nervosismo che circonda i finanziatori più piccoli è l’imprevedibilità di quando e dove possono verificarsi insolvenze per prestiti immobiliari. Poche inadempienze hanno il potenziale di provocare il caos. La New York Community Bancorp, per esempio, ha affermato che l’aumento degli addebiti era correlato a un edificio cooperativo e ad un immobile adibito a uffici.

Il sentiment è negativo. La percentuale di prestiti inadempienti segnalata dalle banche è una goccia nell’oceano rispetto ai default che si verificheranno nel 2024 e nel 2025 secondoAviram, direttore di Maverick Real Estate Partners “Le banche rimangono esposte a questi rischi significativi e il potenziale calo dei tassi di interesse nel prossimo anno non risolverà i problemi bancari”, ha avvertito.

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