Naspi, requisiti e nuovi importi della disoccupazione 2024

Simone Micocci

29/01/2024

Naspi, nuovi importi nel 2024. Cambia anche la soglia reddituale per mantenere lo stato di disoccupazione. Ecco una guida con tutte le novità.

 Naspi, requisiti e nuovi importi della disoccupazione 2024

L’indennità di disoccupazione per lavoratori dipendenti conosciuta come Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego) si rinnova nel 2024.

Lato normativo non ci sono novità rispetto al 2024 in quanto con l’ultima legge di Bilancio non si interviene sull’indennità di disoccupazione. Tuttavia bisogna aggiornare gli importi della Naspi, in quanto ogni inizio anno vengono adeguati all’inflazione accertata nei 12 mesi precedenti.

Come confermato dall’Inps con la circolare n. 25 del 29 gennaio 2024, la rivalutazione quest’anno è stata pari al 5,4%, risultandone così un netto aumento per l’importo della Naspi (il cui massimo sale a circa 1.550 euro).

Novità ci sono per lo stato di disoccupazione. Con la previsione della nuova tax area 2024 cambia infatti la soglia di reddito al di sotto di cui la Naspi è solamente sospesa (anziché decadere).

A tal proposito, ecco una guida aggiornata sulla Naspi 2024 con tutte le informazioni sull’indennità spettante ai disoccupati.

Uno strumento di sostegno al reddito molto importante per chi improvvisamente perde il lavoro, al quale spetta, in aggiunta al trattamento di fine rapporto, un’indennità sostitutiva, con la relativa copertura previdenziale. Nel frattempo il beneficiario ha l’obbligo di prendere parte a un programma di politica attiva che parte con la sottoscrizione del Patto di lavoro o di servizio.

A chi spetta

L’indennità di disoccupazione spetta ai lavoratori con contratto di lavoro subordinato che hanno perso involontariamente l’occupazione. Nei suddetti lavoratori sono compresi anche:

  • apprendisti;
  • soci lavoratori di cooperative con rapporto di lavoro subordinato con le medesime cooperative;
  • personale artistico con rapporto di lavoro subordinato;
  • dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni.

Possono accedervi anche “gli operai agricoli a tempo indeterminato delle cooperative e loro consorzi che trasformano, manipolano e commercializzano prodotti agricoli e zootecnici prevalentemente propri o conferiti dai loro soci di cui alla legge 15 giugno 1984, n. 240”.

Non ne hanno diritto ovviamente i lavoratori autonomi.

A chi non spetta

Non possono accedere alla prestazione, invece, i:

  • dipendenti a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni;
  • lavoratori extracomunitari con permesso di soggiorno per lavoro stagionale, per i quali resta confermata la specifica normativa;
  • lavoratori che hanno maturato i requisiti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato;
  • lavoratori titolari di assegno ordinario di invalidità, qualora non optino per la Naspi.

Stato di disoccupazione involontario

È importante specificare che con il termine disoccupati si intende quei soggetti privi d’impiego che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione. Ad esempio, non può chiedere la Naspi chi ha rassegnato le dimissioni.

Tuttavia, ci sono delle eccezioni: con “involontariamente” si comprendono infatti anche coloro che hanno rassegnato le dimissioni per giusta causa, come pure i lavoratori licenziati per motivi disciplinari.

E ancora, rientrano nei casi in cui si parla di perdita involontaria del lavoro:

  • risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, purché sia intervenuta nell’ambito della procedura di conciliazione presso la direzione territoriale del lavoro secondo le modalità di cui all’articolo 7, legge 15 luglio 1966, n. 604 come sostituito dall’articolo 1, comma 40, legge 92/2012;
  • risoluzione consensuale a seguito del rifiuto del lavoratore di trasferirsi presso altra sede della stessa azienda distante più di 50 chilometri dalla residenza del lavoratore e/o mediamente raggiungibile con i mezzi pubblici in 80 minuti o più;
  • licenziamento con accettazione dell’offerta di conciliazione di cui all’articolo 6, decreto legislativo 22/2015.

Inoltre, con il decreto n. 48 del 2023, sono cambiate anche le regole per coloro che inducono l’azienda a licenziarli così da evitare le dimissioni e mantenere il diritto alla Naspi.

Come confermato dal ministero del Lavoro, viene stabilito che nel caso dei licenziamenti avvenuti dopo il quinto giorno consecutivo di assenza ingiustificata dal lavoro, il rapporto si intende comunque risolto per volontà del lavoratore.

In tal caso, quindi, anche se si tratta di licenziamento non si potrà comunque fare domanda di Naspi.

Quanto bisogna aver lavorato per prendere la Naspi

Altro requisito è quello per cui sono necessarie almeno 13 settimane di contribuzione contro la disoccupazione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione. A tal proposito, sono valide tutte le settimane contributive, a patto che risulti erogata una retribuzione non inferiore ai minimi settimanali.

Da qualche anno non sono più richiesti i 30 giorni di lavoro effettivo negli ultimi 12 mesi: questo requisito è stato abolito dalla legge di Bilancio 2022.

Durata

La durata dell’indennità di disoccupazione è calcolata in base alla storia contributiva del beneficiario.

La Naspi è infatti erogata dall’Inps per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi 4 anni. Per determinare la durata dell’assegno di disoccupazione, non si calcolano i periodi contributivi che ne hanno già dato diritto.

La Naspi, sulla base di quanto previsto dalla normativa di riferimento e da ultimo con il decreto 150/2015 ha una durata massima di 24 mesi.

Cosa spetta tra contributi e importo

Per il calcolo dell’importo della Naspi è preso a riferimento il reddito del lavoratore negli ultimi 4 anni di lavoro. Per farsi un’idea di quanto spetta bisogna quindi prendere come riferimento le buste paga degli ultimi 4 anni.

Per effetto della rivalutazione, in base a un’inflazione accertata del 5,4%, i nuovi importi per il 2024 sono pari a:

  • 75% della retribuzione media per i primi 1.425,21 euro;
  • 25% per la parte restante fino a un massimo di 1.550,42 euro.

Inoltre, nel periodo coperto da Naspi il lavoratore ha diritto al versamento della contribuzione figurativa da parte dell’Inps, della quale si tiene conto nel calcolo della pensione. Durante la Naspi inoltre le lavoratrici in gravidanza hanno diritto alla maternità, mentre in caso di malattia spetta la relativa indennità sostitutiva.

È bene sottolineare però che a partire dal sesto mese di fruizione, l’indennità si riduce ogni mese nella misura del 3%. La decurtazione scatta dall’ottavo mese per coloro che nel momento in cui hanno presentato domanda di Naspi avevano compiuto i 55 anni di età.

Nuovo limite per la disoccupazione

Nel 2024 è salita a 8.500 euro la no tax area per i lavoratori dipendenti. Ciò significa che in caso di nuova occupazione con contratto di lavoro subordinato di durata non superiore a 6 mesi e un reddito inferiore alla suddetta soglia, si mantiene il diritto alla Naspi.

Tuttavia, l’erogazione è sospesa d’ufficio e riprende solo alla cessazione dell’attività lavorativa.

Domanda

Per la presentazione della domanda Naspi c’è tempo 68 giorni, pena decadenza, dalla data di cessazione del rapporto di lavoro. Per il licenziamento per giusta causa il suddetto termine decorre dal 38° giorno la data di cessazione.

La domanda va presentata telematicamente dal sito Inps. In alternativa si può chiamare il numero verde oppure rivolgersi agli enti di patronato e intermediari dell’Istituto.

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