Materie prime: le previsioni del 2023

Violetta Silvestri

31/12/2022

Materie prime 2023: cosa accadrà a prezzi e forniture con il nuovo anno? Uno degli asset più importanti per investitori ed economisti sotto la lente. Le commodities saranno protagoniste, quali stime?

Materie prime: le previsioni del 2023

Materie prime: quali previsioni per il 2023?

Il prossimo anno è molto atteso tra timori per una fiacca ripartenza economica globale, pressata ancora da inflazione e guerra, e speranze per un pieno rimbalzo dopo le incertezze del 2022. In questo contesto di aspettative, il ruolo delle commodities sarà cruciale.

Petrolio, gas, alluminio, rame, grano saranno protagoniste indiscusse della ripresa e dell’andamento dei prezzi, considerando che il tasso inflazionistico è salito alle stelle nel 2022 proprio alimentato dai costi delle materie prime da record.

Domanda, soprattutto cinese, e offerta delle principali commodities troveranno un giusto equilibrio per evitare sbalzi dannosi per i mercati e l’economia reale? Le previsioni sulle materie prime per il 2023.

Materie prime: un bilancio del 2022

Da dove riparte il 2023 sul fronte materie prime? Osservando la fine del 2022 emerge innanzitutto che i mercati del carbone e del gas naturale hanno chiuso l’anno in forte rialzo, dopo che la crisi energetica globale innescata dalla guerra tra Russia e Ucraina ha alimentato i prezzi.

Metalli industriali, minerale di ferro e gomma hanno registrato cali, spinti al ribasso nel 2022 dalla rigorosa politica anti-Covid della Cina e dai timori di una recessione mondiale.

I mercati agricoli, compresi i cereali e l’olio di palma, sono balzati ai massimi storici a marzo a causa di condizioni meteorologiche avverse e interruzioni dell’approvvigionamento legate alla pandemia, innescando un aumento dei prezzi alimentari e avvertimenti di carestia, sebbene tali materie prime abbiano perso parte dei loro guadagni nella seconda metà dell’anno.

Nello specifico, i futures sul grano di riferimento di Chicago sono balzati al massimo storico di $13,63-1/2 per bushel a marzo con le interruzioni dell’offerta. Il minor numero di esportazioni di cereali dall’Ucraina ha esercitato ulteriori pressioni. Il grano ha chiuso l’anno in rialzo di circa il 3%.

Mais e soia hanno toccato il massimo di un decennio, mentre i prezzi di riferimento dell’olio di palma grezzo della Malesia sono saliti a un record assoluto. Soia e mais hanno entrambi chiuso l’anno in rialzo di circa il 14%, poiché la grave siccità in Argentina ha sollevato preoccupazioni per il raccolto del Sud America.

Il mercato del riso, che ha frenato il rally dei prezzi dei cereali nella prima metà dell’anno, ha avuto una spinta dopo che l’India, il più grande esportatore mondiale, ha deciso a settembre di ridurre le forniture.

Nei metalli industriali, il rame sul London Metal Exchange è sulla buona strada per scendere del 13% quest’anno e l’alluminio è in calo di circa il 15%. Entrambi hanno raggiunto livelli record a marzo.

Tra i metalli preziosi, l’oro ha perso circa l’1% nel 2022, scendendo per un secondo anno, l’argento è salito di quasi il 3%, il platino ha guadagnato l’11% e il palladio è sceso del 5%.

In generale, dal picco di giugno, il Bloomberg Commodity Spot Index è sceso di circa il 20%. Ma il paniere, che tiene traccia del prezzo di oltre due dozzine di materie prime, è più alto di quanto non fosse durante i suoi record nel 2008 e nel 2011.

Il petrolio è sceso da un picco di oltre $125 al barile all’inizio del 2022 a circa 80 al barile entro la fine dell’anno, ma il prezzo rimane ben al di sopra del minimo fissato nel dicembre 2008 di poco più di 35 dollari al barile. Lo stesso vale per le altre merci, dal rame al carbone, dal grano allo stagno. Il boom delle materie prime sta prendendo una pausa, ma non sta finendo secondo alcuni esperti.

Materie prime 2023: il fattore offerta

L’analista Javies Blas su Bloomberg ha specificato che nonostante lo scorso anno abbia visto prezzi altissimi, l’industria delle risorse naturali non ha fretta di investire in una maggiore capacità per alleviare le carenze di approvvigionamento. Senza un boom degli investimenti, l’unico modo per riequilibrare il mercato nel nuovo anno è ridurre la domanda.

L’impennata delle materie prime finirà, secondo l’esperto, solo quando la spesa in conto capitale in nuovi progetti riprenderà in modo significativo. Ma questo non accadrà nel 2023.

Le commodities saranno ancora una volta l’asset class con le migliori performance nel 2023, offrendo agli investitori rendimenti superiori al 40%, secondo Goldman Sachs. La banca di Wall Street ha affermato che mentre il primo trimestre potrebbe essere irregolare a causa della debolezza economica negli Stati Uniti e in Cina, la scarsità di materie prime dal petrolio al gas naturale e ai metalli aumenterà i prezzi successivamente.

“Nonostante un quasi raddoppio su base annua dei prezzi di molte materie prime entro maggio 2022, le spese in conto capitale nell’intero complesso delle materie prime sono state deludenti”, hanno scritto il 14 dicembre gli analisti di Goldman, tra cui Jeff Currie e Samantha Dart.

Molti affermano che la mancanza di esplorazione di nuovi giacimenti petroliferi e gli investimenti nelle miniere hanno portato a scorte in diminuzione e mercati ristretti.

“Senza capex (spese in conto capitale) sufficienti per creare capacità di offerta di riserva, le materie prime rimarranno bloccate in uno stato di carenza a lungo termine, con prezzi più alti e più volatili”, hanno affermato gli analisti di Goldman.

La banca prevede che il greggio Brent salirà a 105 dollari al barile nell’ultimo trimestre del 2023, rispetto agli 82 dollari di oggi. Vede il rame salire a 10.050 dollari la tonnellata da circa 8.400 dollari, e il gas naturale liquefatto di riferimento asiatico salire da 33 dollari per milione di unità termiche britanniche a 53,10 dollari.

Domanda globale di materie prime: cosa accadrà?

I prezzi delle materie prime potrebbero diminuire se la domanda sarà debole. Da una parte, si osserva che un rallentamento economico è già in arrivo.

La Federal Reserve americana, la Banca d’Inghilterra e la Banca centrale europea stanno tutte fermamente spingendo i freni alla crescita attraverso tassi di interesse più elevati. L’economia britannica è già in recessione e l’Europa si sta avvicinando a un precipizio. Gli Stati Uniti oscillano tra un atterraggio morbido e uno duro.

Tuttavia, secondo Javies Blas, anche se le forze macroeconomiche allentano alcune pressioni sui costi delle materie prime, i fattori come le scorte basse e la limitata capacità inutilizzata, manterranno i prezzi più alti rispetto alle passate recessioni.

Per gli esperti di Economist Intelligence Unit, nel 2023 il rallentamento della crescita economica globale ridurrà la domanda di metalli di base, con i prezzi medi destinati a scendere dell’11%.

Tuttavia, le decisioni prese dalla politica per incrementare l’edilizia e la produzione in Cina, così come l’aumento della domanda di produzione asiatica in generale, con gran parte della capacità europea chiusa a causa della crisi energetica, manterranno un minimo sotto i prezzi dei metalli di base nel 2023, con la maggior parte che finirà l’anno in aumento rispetto alla fine del 2022.

Il dragone è osservato speciale. La fine della politica cinese zero-covid, con l’aumento vertiginoso dei casi, sta ponendo un grave rischio al ribasso per la domanda e le previsioni dei prezzi globali dipenderanno molto dalla rapidità con cui la Cina aprirà in modo efficace la sua economia nel 2023.

Lo stimolo fiscale di Pechino rappresenta un potenziale rialzo per l’acciaio e i metalli di base, a seconda di quanto il crollo immobiliare cinese continui a frenare l’attività edilizia. Inoltre, è probabile che il cotone sia uno dei principali beneficiari della riapertura della Cina. Un allentamento della politica anti-Covid porterà all’apertura dei suoi porti e delle sue reti logistiche, che aumenteranno i consumi e la produzione tessile.

Sull’energia, dopo la revoca delle restrizioni cinesi, CNOOC, una delle più grandi compagnie petrolifere nazionali del dragone, ha alzato al 7% le sue previsioni di crescita per le importazioni di gas nel 2023. Ciò ha il potenziale per alimentare in modo significativo i prezzi del gas e del GNL.

Clima e commodoties: legame cruciale per il 2023

Gli analisti di Economist Intelligence Unit hanno sottolineato che il clima ha svolto un ruolo importante nelle materie prime nel 2022 e probabilmente lo farà di nuovo nel 2023.

Ondate di caldo torrido nell’emisfero settentrionale hanno colpito la produzione di grano negli Stati Uniti e in Europa nel 2022. Eventi meteorologici estremi come La Niña, che si sta protraendo per un terzo anno consecutivo senza precedenti, sarà dannoso per la produzione di mais e soia nella prima metà del 2023, oltre ad altre colture come zucchero e caffè.

Il grano, che è stato pesantemente colpito dalle interruzioni dell’approvvigionamento legate alla guerra nel 2022, deve affrontare significativi rischi climatici. Negli Stati Uniti vaste aree delle pianure meridionali rimangono in condizioni di siccità e le colture sono in condizioni insolitamente pessime e si avviano verso la dormienza invernale.

“Il grano invernale statunitense sta affrontando un clima rigido e, anche se il raccolto migliora, avremo quelle forniture (solo) nella seconda metà del 2023”, ha affermato un commerciante con sede a Singapore.

Il clima estremamente secco e occasionalmente gelido in Argentina sta causando danni nelle principali province di produzione, anche se sia la Russia che l’Australia sono sulla buona strada per il secondo anno consecutivo di raccolti eccezionali.

Infine, il tempo meteorologico influenzerà anche il settore energetico. La gravità dell’attuale crisi in Europa dipende anche in gran parte da come le temperature fredde scendono durante l’inverno, non solo nel 2022/23 ma anche nel 2023/24. Più freddo è l’inverno, più Paesi dovranno ridurre le scorte accumulate nel 2022. Con prezzi del gas in aumento.

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