Figli con contratto a tempo determinato, hanno diritto al mantenimento?

Ilena D’Errico

4 Febbraio 2024 - 18:44

I figli maggiorenni hanno diritto all’assegno di mantenimento finché non possono raggiungere l’indipendenza economica, ecco come si valuta un contratto a tempo determinato.

Figli con contratto a tempo determinato, hanno diritto al mantenimento?

I figli maggiorenni hanno diritto al mantenimento dei genitori finché non raggiungono l’indipendenza economica o le condizioni per farlo. Questo significa che i figli devono essere mantenuti anche dopo i 18 anni, purché la mancanza di autonomia non sia dovuta a negligenza o svogliatezza. Trovare lavoro non comporta automaticamente l’indipendenza, motivo per cui l’obbligo di mantenimento può continuare anche per i figli lavoratori.

Allo stesso tempo, per quanto l’occupazione trovata possa essere poco remunerativa o certa dimostra comunque che il figlio ha le condizioni e le capacità per essere indipendente e mantenersi. Di conseguenza, anche un reddito modesto o un contratto a tempo determinato possono far cessare l’obbligo di mantenimento. Sul punto bisogna anche tenere conto delle molteplici sentenze della Corte di Cassazione e dei tribunali ordinari, che non mancano di contraddizioni.

Il tema del lavoro precario, ad esempio, è piuttosto dibattuto, ma è comunque possibile rinvenire dei criteri oggettivi di valutazione che dipendono dalle circostanze specifiche: l’età dei figli, il percorso di studi, la formazione professionale e anche il reddito dei genitori. Ecco quando è possibile revocare il mantenimento ai figli che lavorano (precisando che serve comunque una pronuncia giudiziale).

Il mantenimento ai figli che lavorano

Quando un figlio maggiorenne inizia a lavorare, prima ancora che lo stipendio, il tipo di occupazione e la durata del contratto, bisogna valutare un altro aspetto, essenziale per la valutazione circa il mantenimento genitoriale. Nel dettaglio, bisogna considerare l’inserimento nel mondo del lavoro e le capacità occupazionali - ma anche personali - così dimostrate.

Ecco perché alcune entrate, come le borse di studio, i compensi e rimborsi spese per l’apprendimento di una professione non sono rilevanti ai fini del mantenimento e l’obbligo continua a esistere. Al contrario, un’occupazione seppur precaria può dimostrare che il figlio è potenzialmente indipendente, ha cioè tutti gli strumenti per diventarlo.

Come anticipato, la giurisprudenza non manca di pareri discordi sul mantenimento dei figli maggiorenni, tra orientamenti molto rigidi e altri più permissivi. Bisogna considerare che comunque non sono i genitori a poter revocare o ridurre il mantenimento, ma devono ricorrere in tribunale affinché sia il giudice a valutare i fatti. Vediamo dunque quali sono i principi generali riguardo ai lavori che lasciano più dubbi perché precari o poco remunerativi.

Contratto a tempo determinato e mantenimento

Molti genitori si chiedono se i figli hanno diritto al mantenimento pur avendo un lavoro ma con contratto a tempo determinato, essendo che lo stato occupazionale c’è ma non c’è certezza che proseguirà. Questo criterio, però, non può essere utilizzato, altrimenti i genitori dovrebbero mantenere i figli vita natural durante o comunque erogare nuovamente il mantenimento a ogni situazione di bisogno.

Il diritto al mantenimento, invece, non è riacquistabile dopo esser stato revocato. La stessa Corte di Cassazione ha emanato pareri diversi sulla questione, ma in linea generale è corretto affermare che anche i contratti a termine possono permettere l’indipendenza economica, dunque non solo i contratti a tempo determinato ma anche quelli a progetto.

Il reddito percepito è uno degli elementi di valutazione, per cui bisogna anche tenere conto di eventuali ulteriori entrate economiche e delle necessità di spesa. Di certo, un figlio che lavora non continua ad avere diritto al mantenimento soltanto perché percepisce uno stipendio modesto. Ciò accade quando lo stipendio è realisticamente inadatto all’indipendenza, purché il figlio non abbia colpa nel non trovare un’occupazione più soddisfacente.

In particolare, bisogna tenere conto dell’età dei figli (più avanza e più ci si aspetta che trovino un’occupazione idonea), dei titoli di studio e delle esperienze formali e professionali, della ricerca attiva di lavoro, ma anche delle disponibilità dei genitori.

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