Le mamme possono lavorare di notte?

Ilena D’Errico

21/09/2023

Ecco quando le mamme (e i padri) possono lavorare di notte, cosa prevede la legge su divieti ed esoneri, cosa si intende per lavoro notturno e a quali sono le eccezioni.

Le mamme possono lavorare di notte?

Conciliare il lavoro con l’arrivo di un bambino può essere complicato con i genitori, soprattutto se uno di loro o, nella peggiore delle ipotesi, entrambi sono chiamati a prestare servizio nelle ore notturne. La legge sulla tutela dei lavoratori, tuttavia, prevede anche specifiche disposizioni per quanto riguarda i genitori, più che altro riguardo ai primi anni di vita dei figli o ai primi anni di ingresso in famiglia in caso di adozione.

Queste condizioni sono fondamentali per capire quando le mamme possono lavorare di notte e in quali casi i genitori sono esentati dal lavoro notturno.

Le mamme possono lavorare di notte?

Il decreto legislativo n. 151/2001 prevede il divieto di obbligo del lavoro notturno per le madri con figli di età inferiore ai 3 anni. Si tratta di una norma ben diversa da quelle che regolamentano l’attività lavorativa della donna durante la gravidanza e dopo il parto, perché pone interesse primario quello del bambino, che ha diritto a beneficiare di una presenza costante e stabile nelle ore notturne.

Di conseguenza, questa tutela prevista per le lavoratrici madri è estesa anche ai padri lavoratori, purché siano conviventi e in ogni caso riservata a uno solo dei genitori. Questo significa che le coppie con figli di età inferiore ai 3 anni possono scegliere chi, tra il padre e la madre, garantirà la sua presenza al bambino durante la notte.

Di fatto tutte le particolari previsioni di legge riservate alle mamme lavoratrici sono state estese anche ai padri lavoratori, spesso adottando il metodo della libera scelta, ovviamente quando riguardanti la genitorialità e i diritti del bambino in linea generale.

Resta indipendente, ad esempio, il divieto di lavoro notturno per l madre lavoratrice dall’accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di 1 anno del figlio. Quest’ultima norma è infatti posta primariamente a salvaguardia della tutela della donna e della sua salute psico-fisica. Bisogna anche precisare che questa norma è un vero e proprio divieto, mentre ciò che riguarda i figli fino al 3° anno di vita è più che altro una facoltà di esonero: i genitori possono scegliere se lavorare la notte o meno, senza poter essere obbligati dal datore di lavoro.

Le mamme possono lavorare di notte soltanto quando il figlio ha compiuto 3 anni oppure prima se è il padre convivente a usufruire dell’esonero dal lavoro notturno. Esiste però anche un’eccezione alla regola, che proroga la facoltà di scelta sul lavoro notturno per il genitore unico affidatario fino al compimento dei 12 anni del figlio convivente.

Cosa si intende per lavoro notturno

Il lavoro notturno è identificato dalla legge come il lavoro che si svolge dalle 24 alle 6 del mattino, intendendo queste 6 ore come svolgimento effettivo della prestazione. Il tempo per raggiungere il posto di lavoro o l’abitazione non è infatti calcolato. Per esempio, una mamma può terminare di lavorare alle 23:59 oppure iniziare alle 6 in punto, senza alcuna sanzione per il datore di lavoro che lo ha richiesto

Questo è possibile, tuttavia, soltanto se l’eventuale contratto collettivo nazionale non impone regole più restrittive e se il lavoratore è d’accordo. I Ccnl possono infatti applicare condizioni migliorative per il lavoratore e mai peggiorative.

Ciò vale purché non si tratti della madre con figlio di età inferiore a 1 anno, che non può legittimamente lavorare la notte nemmeno prestando il consenso. Con questa imposizione il legislatore intende evitare che le lavoratrici siano spinte impropriamente a lavorare la notte, temendo ripercussioni o sotto pressione del datore di lavoro.

Quando vige l’esonero dal lavoro notturno per i genitori

Per i genitori che rientrano nelle ipotesi di divieto di lavoro notturno la norma si applica a qualsiasi settore di attività. L’orientamento recente della Cassazione, infatti, riconosce la supremazia della tutela generale dei genitori lavoratori sulle norme speciali.

D’altra parte, è riconosciuta ai contratti collettivi nazionali la possibilità di adeguare il divieto alle esigenze specifiche del settore, senza mai comprimere questo diritto dei genitori, o meglio dei figli di genitori lavoratori. Per esempio, la sentenza n. 22386/2023 della Cassazione ha riconosciuto l’applicazione del divieto di lavoro notturno anche alle mamme hostess impiegate nell’aviazione civile, seppur il settore non sia sottoposto alle generali regole sul lavoro notturno.

Di conseguenza, i contratti collettivi possono eventualmente trovare applicazioni dell’esonero adatte anche alle esigenze del settore senza mai disapplicarlo, mentre non possono in nessun caso derogare al divieto di lavoro notturno riservato alle mamme con figli che hanno meno di 1 anno.

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