Legge di Bilancio 2024, 10 fake news che non vi faranno piacere

Simone Micocci

25 Ottobre 2023 - 12:51

Legge di Bilancio 2024, il testo in bozza aggiornato al 24 ottobre è molto diverso da quello che è stato approvato dal Consiglio dei ministri. Ecco 10 cambiamenti che non vi faranno piacere.

Legge di Bilancio 2024, 10 fake news che non vi faranno piacere

Abbiamo approvato la legge di Bilancio in tempo record, in poco più di un’ora”: così Giorgia Meloni si vantava lo scorso 16 ottobre, nella conferenza stampa programmata subito dopo il Consiglio dei ministri che ha dato il via libera alla manovra per il 2024.

Va detto che in realtà questo tempo record non si è rivelato tale: per la prima bozza della legge di Bilancio 2024, infatti, abbiamo dovuto attendere fino al 24 ottobre, senza trascurare il fatto che il testo inviato alle agenzie è molto differente da come era stato preannunciato in conferenza stampa.

È importante sottolineare che la nostra critica è mossa nei confronti di un testo che potrebbe essere ancora oggetto di modifiche; già nelle prossime ore potremmo dunque essere smentiti, visto che in legge di Bilancio 2024 potrebbero rientrare misure che a oggi ne sono escluse.

Tuttavia, è nostro dovere guardare alla situazione attuale che di fatto va a peggiorare le regole per andare in pensione, non prevede alcun superbonus assunzioni e non viene reso gratuito l’asilo nido a partire dal secondo figlio.

A oggi, la legge di Bilancio 2024 presenta almeno 10 fake news, tra annunci che poi non si sono rivelati tali e proclami disattesi. Eccone un elenco più o meno esaustivo nell’attesa che arrivi una bozza aggiornata della manovra.

1) Aumento delle pensioni minime

Abbiamo confermato l’incremento straordinario delle pensioni minime”: così dichiarava Giorgia Meloni in conferenza stampa, lasciando intendere che anche nel 2024 per gli assegni d’importo inferiore al minimo sarebbe stata effettuata una rivalutazione straordinaria del 6,4% nel caso dei pensionati over 75.

Non è invece così, poiché di incremento delle pensioni minime al momento non si parla in manovra. Ciò significa che per adesso nel 2024 si applicherà solamente la rivalutazione straordinaria del 2,7% già finanziata dalla legge di Bilancio 2023.

2) Stop al requisito economico per la pensione di vecchiaia

Eliminiamo il requisito economico che impegna coloro che rientrano interamente nel contributivo puro a dover raggiungere una pensione almeno pari a 1,5 volte l’assegno sociale per accedere alla pensione di vecchiaia”. Anche su questo aspetto Meloni viene smentita dalla bozza della legge di Bilancio: il requisito economico richiesto a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 resta, ma viene ridotto a 1 volta il valore dell’assegno sociale.

Allo stesso tempo, lo 0,5 tolto alla pensione di vecchiaia viene aggiunto al requisito economico richiesto per andare in pensione a 64 anni che a questo punto diventa un’opzione riservata ai lavoratori più ricchi: per accedere all’opzione contributiva della pensione anticipata, infatti, bisognerà aver maturato un assegno pari a 3,3 volte il valore dell’assegno sociale (oggi è di 2,8 volte).

3) Opzione Donna e Ape Sociale non spariscono

Sempre sul fronte pensioni, Giorgia Meloni aveva annunciato anche l’addio all’Ape Sociale e a Opzione Donna, che invece restano al loro posto ma vengono peggiorate.

Per l’anticipo pensionistico, infatti, viene incrementata l’età anagrafica che sale a 63 anni e 5 mesi (rispetto ai 63 anni attuali); nuove regole anche per Opzione Donna, in quanto il requisito anagrafico sale a 61 anni rispetto ai 60 attuali.

4) Niente superbonus per le assunzioni

Per quanto riguarda gli incentivi all’occupazione - che come più volte spiegato dalla Presidente del Consiglio rappresentano la vera soluzione al problema della povertà in quanto favoriscono le assunzioni - in conferenza stampa era stato annunciato una sorta di “superbonus”: in caso di assunzioni a tempo indeterminato, infatti, viene prevista una deduzione del 120% che sale al 130% nel caso di mamme, under 30, percettori di Reddito di cittadinanza o invalidi.

Una misura “tanto cara” alla premier che tuttavia al momento non è in legge di Bilancio.

5) Niente risorse per il Ponte dello Stretto

Nella legge di Bilancio 2024 ci sono le risorse per avviare i lavori del Ponte sullo Stretto già il prossimo anno”: così Matteo Salvini, ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, si era espresso in conferenza stampa.

Al momento, però, di Ponte sullo Stretto non si parla, con i lavori che alle condizioni attuali dovranno essere rimandati di almeno un anno.

6) Asilo nido gratis per i secondi figli

In realtà su questo aspetto Giorgia Meloni era stata già smentita poche ore dopo la conferenza stampa, dove era stato appunto annunciato che l’obiettivo del governo è di “poter dire che l’asilo nido è gratuito a partire dal secondo figlio”.

Non è invece così: semplicemente, infatti, viene innalzato da 3.000 a 3.600 euro il limite massimo di rimborso che si può ottenere ogni anno, ma solo a partire dal secondo figlio e nel caso in cui nel nucleo familiare ci sia almeno un altro minore di 10 anni.

Di fatto, considerando che il bonus si può riconoscere per 11 mensilità, vi è solo un incremento di circa 54 euro al mese, cifra che rappresenterà di certo un maggiore aiuto per le famiglie ma in alcuni casi sarà comunque insufficiente a coprire interamente le spese sostenute per il nido.

7) Bonus mamme in busta paga non per tutti

Prevediamo che le madri con due o più figli non paghino i contributi a loro carico”: in questo caso non ci troviamo di fronte a una vera e propria fake news, quanto più a un non detto.

Nell’annunciare il bonus mamme che di fatto dovrebbe rappresentare un incentivo alle nascite, Meloni aveva omesso di dire che il bonus avrebbe interessato solamente le lavoratrici assunte a tempo indeterminato, escludendo quindi tutte coloro che spesso proprio a causa del fatto che non hanno potuto dedicarsi pienamente alla carriera non riescono a raggiungere il tanto sospirato posto fisso.

8) Non aumentano i periodi di congedo parentale

Questo è un errore che la presidente del Consiglio ha commesso già l’anno scorso, quando con la legge di Bilancio 2023 aveva annunciato “l’aggiunta di un ulteriore mese di congedo parentale retribuito all’80%”. È dovuto intervenire l’Inps chiarendo che “la legge di Bilancio 2023 non aggiunge un ulteriore mese di congedo parentale indennizzato all’80% della retribuzione, ma dispone l’aumento dell’indennità dal 30% all’80% di un solo mese”.

Ebbene, anche nell’annunciare le novità della legge di Bilancio 2024 Meloni parla di un “ulteriore mese di congedo retribuito al 60%”: vale quanto precisato dall’Inps lo scorso anno, ad aumentare è solo l’indennità percepita (dal 30% al 60% quindi) e non i giorni a disposizione dei genitori.

9) Rinnovo dei contratti per i dipendenti pubblici

Ci sono complessivamente 7 miliardi di euro per gli aumenti contrattuali”: così Giorgia Meloni aveva anticipato lo stanziamento di risorse in legge di Bilancio 2024 in favore del rinnovo di contratto del pubblico impiego per il triennio 2022-2024.

In realtà nella bozza ci sono più soldi: 8 miliardi di euro, ma appena 3 miliardi vengono stanziati per il 2024 mentre i restanti 5 miliardi saranno a disposizione per il 2025. Quel che la presidente del Consiglio ha dimenticato di dire, quindi, è che a queste condizioni per raggiungere un accordo per il rinnovo si rischia di dover attendere fino al 2025.

10) Più soldi in busta paga

Secondo i sindacati è una fake news annunciare “più soldi in busta paga” grazie alla conferma dello sgravio contributivo, in quanto tra lo stipendio di dicembre 2023 e quello percepito a gennaio 2024 non ci saranno differenze (se non quei pochi euro risultanti dalla riforma fiscale).

In realtà in questo caso non ci troviamo di fronte a una fake news: per quanto le parti sociali abbiano ragione, infatti, bisogna considerare che il governo conferma lo sgravio nella misura attuale per tutto il 2024 e ciò comporterà un vantaggio economico complessivamente superiore rispetto a quanto percepito nel 2023 quando lo sgravio al 6% e 7% è stato inserito in busta paga solamente nel secondo semestre dell’anno.

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