La Cina può ritardare i tagli ai tassi Fed

Violetta Silvestri

26/03/2024

26/03/2024 - 12:43

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Quale legame esiste tra una potenziale crescita cinese e l’aumento dell’inflazione Usa? E quali conseguenze sulla politica del taglio ai tassi da parte della Fed? Uno studio offre risposte.

La Cina può ritardare i tagli ai tassi Fed

Cosa c’entra la Cina con un potenziale aumento dell’inflazione Usa? Il legame tra l’indice dei prezzi statunitense, osservato con attenzione a livello globale, e la possibile uscita dalla crisi economica del dragone esiste e spaventa le prospettive della potenza Usa.

Secondo una nuova ricerca della Federal Reserve Bank of New York, infatti, gli sforzi di Pechino per rilanciare la produzione e sostenere l’economia in un contesto di crisi immobiliare potrebbero esercitare una “significativa pressione al rialzo” sull’inflazione statunitense e ritardare l’inizio dell’allentamento monetario della Fed.

Il tema è cruciale. L’indicatore preferito dalla Fed per l’inflazione statunitense è sceso al 2,4% a gennaio, meno della metà rispetto all’anno precedente, ma ancora si trova al di sopra dell’obiettivo del 2%.

Gli investitori attualmente si aspettano che la banca centrale, che ha aumentato i tassi al ritmo più rapido degli ultimi decenni per combattere l’inflazione, inizi a tagliarli a giugno o luglio. Qualsiasi ostacolo a questa mossa - per esempio colpi di scena dalla crescita cinese - sarebbe un duro colpo per l’economia mondiale.

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La Federal Reserve Bank of New York ha messo in evidenza quanto siano interconnesse le vicende economiche delle potenze mondiali e ha lanciato un’allerta sul ruolo giocato dal dragone negli equilibri economici mondiali.

Dagli Usa hanno rimarcato che i flussi di credito verso le fabbriche cinesi hanno subito una forte accelerazione negli ultimi anni, poiché le autorità stanno cercando di compensare la diminuzione dei prestiti al settore immobiliare.

Inoltre, si sta palesando un cambiamento nella retorica dei leader della nazione asiatica nel parlare di politica industriale. Il nuovo approccio vuole stimolare la crescita economica della Cina al di sopra dei tassi degli ultimi due anni, almeno nel breve termine, hanno scritto gli economisti della Fed di New York.

Il grafico elaborato da Bloomberg mette in evidenza quanto siano aumentati i prestiti per il settore manifatturiero rispetto a quello immobiliare, a testimonianza di una spinta al comparto industriale:

Prestiti cinesi a settore manifatturiero e immobiliare Prestiti cinesi a settore manifatturiero e immobiliare confronto

Se questo scenario si realizzasse, la domanda extra da parte dei produttori in Cina probabilmente spingerebbe al rialzo i prezzi delle materie prime e dei beni intermedi, e si tradurrebbe in un dollaro più debole, secondo il team della Fed di New York.

A sua volta, la conseguenza sarebbe un rischio al rialzo per l’inflazione Usa, hanno scritto gli economisti. “Un simile impulso all’inflazione potrebbe potenzialmente ritardare le aspettative del mercato per un allentamento della politica monetaria.

Il team della Fed di New York ha sottolineato che la sua scoperta “è in contrasto con il ragionamento convenzionale secondo il quale un’espansione guidata dal settore manifatturiero in Cina avrebbe effetti disinflazionistici per gli Stati Uniti”. Questo si spiega perché, mentre i prezzi dei manufatti cinesi probabilmente scenderebbero per un eccesso di offerta, ciò sarebbe controbilanciato da altri effetti come l’aumento dei costi delle materie prime, hanno scritto.

Qualsiasi incremento della produzione economica cinese ottenuto dallo spostamento dei flussi di credito darebbe comunque vita a cambiamenti di breve periodo, dal momento che la Cina ha già una “presenza fuori misura nell’ecosistema manifatturiero globale”, ha sostenuto la Fed di New York.

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