Insegnanti di sostegno non specializzati, a confermarli saranno le famiglie: la proposta di Valditara

Teresa Maddonni

6 Marzo 2024 - 20:31

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L’assunzione dei docenti di sostegno precari a tempo determinato dipenderà dalle famiglie: è questa la proposta del ministro dell’Istruzione e del Merito che fa discutere. Ecco di cosa si tratta.

Insegnanti di sostegno non specializzati, a confermarli saranno le famiglie: la proposta di Valditara

Fa discutere la proposta del ministro Valditara in base alla quale gli insegnanti di sostegno non specializzati potranno essere confermati per 3 anni sullo stesso posto dalle famiglie degli alunni con disabilità.

Una norma che sarebbe contenuta nella bozza del decreto Semplificazioni quella che riguarda gli insegnanti di sostegno precari, ma che non piace ai sindacati, ai docenti specializzati o che si stanno specializzando, e contestata anche dal Consiglio superiore della pubblica istruzione e dalla Federazione italiana per il superamento dell’handicap.

Si tratta dei docenti che non sono di ruolo e che vengono assunti, anche senza aver conseguito il titolo di specializzazione al termine del Tfa, con contratto a tempo determinato al 30 giugno o al 31 agosto. D’altronde il mondo del sostegno in Italia, laddove aumentano le necessità delle famiglie, si regge proprio sul precariato.

I sindacati, come si legge in un comunicato della Flc Cgil, ritengono che la proposta di Valditara non possa risolvere il problema del precariato e della continuità didattica. I sindacati, inoltre, temono una mancanza di trasparenza lasciando alla discrezionalità delle famiglie l’assunzione a tempo determinato dell’insegnante di sostegno.

Vediamo nel dettaglio in cosa consiste la proposta di Valditara per i docenti di sostegno non specializzati e perché avanza la protesta.

Insegnanti di sostegno non specializzati confermati dalle famiglie: la proposta

Stando all’idea del ministro dell’Istruzione e del merito il docente precario non specializzato per il sostegno, ma che abbia almeno 3 anni di servizio, può essere confermato sul posto dalle famiglie dell’alunno con disabilità per almeno 3 anni al fine di garantire la continuità didattica. La stessa norma riguarderebbe anche i docenti precari anche se in possesso della specializzazione per il sostegno didattico e che quindi si trovano nella prima fascia delle Graduatorie provinciali per le supplenze (Gps).

Come si legge nella bozza del decreto Semplificazioni riportata da Orizzontescuola.it all’articolo 22 “Misure finalizzate a garantire la continuità dei docenti a tempo determinato su posto di sostegno”, “al docente in possesso del titolo di specializzazione per l’insegnamento agli alunni disabili può essere proposta la conferma, con precedenza assoluta rispetto al restante personale a tempo determinato, sul medesimo posto di sostegno assegnatogli nel precedente anno scolastico, fermi restando la disponibilità del posto, il preventivo svolgimento delle operazioni relative al personale a tempo indeterminato e l’accertamento del diritto alla nomina nel contingente dei posti disponibili da parte del docente interessato”.

La stessa regola, per il comma successivo, vale in subordine per i docenti di sostegno non specializzati ma che abbiano svolto almeno 3 anni di servizio nel medesimo grado.

La conferma per 3 anni dell’insegnante di sostegno specializzato o meno avviene “nel caso di richiesta da parte della famiglia, e valutato, da parte del dirigente scolastico, l’interesse del discente”.

Insegnanti di sostegno non specializzati confermati dalle famiglie: la protesta

Ed è la possibilità di conferma degli insegnanti di sostegno anche non specializzati da parte delle famiglie che fa discutere, con la protesta da parte del mondo scolastico e dei sindacati. I sindacati, come si legge in un comunicato della Flc Cgil, chiedono per favorire la continuità didattica:

  • la progressiva stabilizzazione dei posti in deroga;
  • l’implementazione dell’offerta formativa dei percorsi di specializzazione, favorendone l’accesso e adeguandola al fabbisogno regionale.

Anche Giuseppe D’Aprile, segretario nazionale della Uil Scuola era intervenuto sulla questione con un comunicato:

Siamo preoccupati di ciò che potrebbe accadere nelle scuole, se le famiglie potessero, senza alcun criterio di trasparenza, scegliere o individuare gli insegnanti per i propri figli. Un sistema sottoposto a vincoli e consensi, che è in netto contrasto con il nostro sistema statale e costituzionale, garante di laicità, trasparenza e pluralismo. In definitiva stiamo parlando di clientelismo, senza giri di parole. Scegliersi i docenti equivale a trasformare l’istruzione, costituzionalmente definita quale funzione essenziale dello Stato, in un servizio che risponderebbe solo ai “desiderata” delle famiglie.

Il presidente del “Movimento insegnanti di sostegno specializzati” (MiSoS), Ernesto Ciriaci, sentito da Il Fatto Quotidiano ha evidenziato alcuni problemi di una misura già prevista e che non ha mai visto attuazione:

Quanto proposto è semplicemente inapplicabile tant’è che anche il decreto attuativo 66/2017 non ha trovato gambe. La norma contenuta nel decreto Semplificazione è in contrasto netto con il Regolamento delle supplenze.

E ha aggiunto:

Prevedo un sacco di ricorsi al Tar da parte dei docenti specializzati se dovesse andare in porto perché proprio loro verrebbero per primi penalizzati.

E sono stati proprio gli insegnanti di sostegno specializzati e gli specializzandi dell’VIII ciclo del Tfa a inviare una delegazione al ministero lo scorso 4 marzo; gli stessi hanno presidiato nel pomeriggio di lunedì davanti alla sede del Mim di Viale Trastevere.

La protesta, e le richieste dei docenti e delle famiglie rappresentate da un genitore arrivato in supporto sul posto, riguarda non solo la norma inserita nella bozza del decreto Semplificazioni, ma anche la mancata proroga dell’articolo 59 per le immissioni in ruolo dalla prima fascia delle Gps dei docenti specializzati per il sostegno. Il Mim si è detto aperto al confronto, ma i docenti precari specializzati e specializzandi non mollano e si preparano alla successiva mobilitazione.

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