Financial Times: “Il premier italiano Giuseppe Conte collegato a fondi di investimento del Vaticano sotto inchiesta”

Giorgio Battisti

28/10/2019

Il Financial Times svela che Giuseppe Conte ha svolto un lavoro legale per un consorzio in cerca di accordi nel settore delle telecomunicazioni prima di assumere l’incarico di Presidente del Consiglio: tale fondo si sarebbe poi rivelato collegato a un fondo di investimento indagato dal Vaticano ed al centro di un’indagine internazionale.

Financial Times: “Il premier italiano Giuseppe Conte collegato a fondi di investimento del Vaticano sotto inchiesta”

Il Financial Times lancia una vera e propria bomba sulla politica italiana ed internazionale.

Secondo il giornale londinese, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte avrebbe svolto un lavoro legale per un consorzio del settore delle telecomunicazioni, subito prima di assumere l’incarico di Presidente del Consiglio in Italia.

Tale consorzio sarebbe collegato ad un fondo di investimento internazionale legato alla Segreteria di Stato Vaticana e al contempo indagato dal Vaticano.

Il fondo di investimento, al centro di un’inchiesta su una presunta corruzione finanziaria internazionale, era dietro un gruppo di investitori che hanno assunto Giuseppe Conte per lavorare per un affare perseguito poche settimane prima che entrasse in carica.

Giuseppe Conte era già stato criticato per aver favorito attraverso il decreto sulla golden power proprio il suo ex cliente.

È probabile che il collegamento con il Presidente del Consiglio Conte, rivelato nei documenti visti dal Financial Times, sia un’evidente ulteriore controllo dell’attività finanziaria della Segreteria di Stato del Vaticano, la Santa Sede potente burocrazia centrale, che è oggetto di un’indagine interna su sospette transazioni finanziarie.

Secondo quanto riportato dal Financial Times:

Conte era un accademico di Firenze poco conosciuto quando è stato assunto a maggio 2018 per fornire un parere legale a favore di Fiber 4.0, un gruppo di azionisti coinvolto in una lotta per il controllo di Retelit, una società italiana di telecomunicazioni.

L’investitore principale in Fiber 4.0 è stato il fondo Athena Global Opportunities Fund, finanziato interamente per 200 milioni di dollari dal Segretariato Vaticano e gestito e di proprietà di Raffaele Mincione, un finanziere italiano.

La fonte finale dei fondi di Mincione - scrive ancora il Financial Times - non è mai stata dichiarata nella battaglia degli azionisti per il controllo di Retelit ed era sconosciuta prima che questo mese la polizia vaticana facesse irruzione negli uffici del Segretariato per sequestrare documenti e computer a causa della preoccupazione per un affare di proprietà di lusso a Londra che ha stretto con Athena.

Nell’accordo sulla proprietà il Segretariato ha investito in un edificio da 129 milioni di sterline nel quartiere Chelsea di Londra con denaro trattenuto dai fondi centrali dello Stato Pontificio in diversi conti bancari svizzeri.

L’accordo ha sollevato preoccupazioni dagli investigatori vaticani sul fatto che il Segretariato avrebbe potuto usare in modo improprio centinaia di milioni di dollari sotto il suo controllo, che sono stati donati ai poveri dai cattolici di tutto il mondo

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