Mercato azionario e dazi: quale settore rischia di più?

Marco Ciotola

19 Giugno 2018 - 11:44

Il vortice della guerra commerciale rischia di travolgere le stesse società statunitensi che esternalizzano la produzione in Cina. Un fattore che potrebbe seriamente limitare la crescita di un settore in particolare.

Mercato azionario e dazi: quale settore rischia di più?

Le società che producono semiconduttori hanno assistito a una rapida crescita delle vendite e al rialzo dei prezzi dei propri titoli, ma ora il periodo positivo sembra minacciato dall’inasprirsi della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.

Come riportato dal Wall Street Journal, la maggior parte dei chip importati negli States dalla Cina sono in realtà progettati da società con sede negli USA che esternalizzano la produzione lì o utilizzano aziende cinesi per l’assemblaggio finale e i test. Le tariffe sulle importazioni dal Paese guidato da Xi Jinping, così come le restrizioni sui trasferimenti di prodotti tecnologici, rischiano di colpire duramente le società Usa che producono semiconduttori: Qualcomm, Texas Instrument, Applied Materials, Lam Reaserch e Intel.

Si guardi soltanto all’odierna situazione di Borsa Italiana. I titoli del comparto tra cui STMicroelectronics stanno mettendo a segno pessime performance a causa delle minacce di Trump.

Guerra commerciale: a rischio il futuro delle maggiori società statunitensi di semiconduttori?

Resta da sottolineare che le principali società di semiconduttori statunitensi come Intel, Qualcomm e Texas Instruments sono fortemente dipendenti dalle catene di distribuzione globali di cui la Cina è uno dei principali attori. I chip progettati negli States ma fabbricati a Pechino, così come i chip prodotti negli Stati Uniti ma inviati nel Paese dell’Asia orientale per il collaudo finale e il montaggio verranno colpiti da una tariffa del 25% annunciata dall’amministrazione Trump. L’Associazione dei produttori di semiconduttori ritiene che i dazi, programmati per entrare in vigore il 6 luglio, colpiranno anche i beni degli stessi produttori di chip statunitensi.

Con l’aumento dei costi si ridurrà la competitività delle aziende di semiconduttori a stelle e strisce. Nel frattempo, Pechino si sta impegnando a rilanciare la crescita della propria industria dei semiconduttori per renderla un importante concorrente delle aziende statunitensi nel design e nella fabbricazione. Un altro elemento, questo, che andrebbe a ridimensionare il potenziale mercato futuro per i produttori di chip degli States in Cina e in altre parti del mondo.

Governo Trump: in arrivo nuovi controlli sulle esportazioni tech in Cina?

Applied Materials e Lam Research sono i principali fornitori di beni strumentali avanzati utilizzati nella fabbricazione di semiconduttori. L’amministrazione Trump ha già puntato il dito contro la presunta violazione dei brevetti e la pirateria tecnologica delle imprese orientali, e a inizio di quest’anno ha bloccato la fusione Qualcomm-Broadcam - quest’ultima domiciliata a Singapore - in nome di “preoccupazioni per la sicurezza nazionale”.

Secondo il Wall Street Journal, l’amministrazione Trump dovrebbe annunciare a breve nuovi controlli sulle esportazioni di tecnologie sensibili verso la Cina; controlli che probabilmente bloccherebbero i commerci di Applied Materials e Lam Research verso il Paese guidato da Xi Jinping.

Questo a sua volta avrebbe due effetti: il primo è che le società di semiconduttori statunitensi che esternalizzano la produzione a Pechino potrebbero non essere in grado di lavorare ai loro progetti di chip più recenti e avanzati, considerando che per farlo sono necessarie apparecchiature di fabbricazione moderne.

Il secondo è che rallenterebbe anche lo sforzo della Cina per diventare un player più competitivo di chip, con un relativo adeguamento ai progetti delle compagnie straniere. Da ricordare infine che prima del via libera dell’autorità di regolamentazione, il Paese aveva a sua volta temporaneamente sospeso la fusione Qualcomm-NXP Semiconductors, in quella che è stata vista quasi all’unanimità come un’altra delle tante mosse fatte solo in ottica guerra commerciale.

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