Cosa farà Di Maio? Per lui possibile futuro lavoro da lobbista

Alessandro Cipolla

04/10/2022

Luigi Di Maio è rimasto fuori dal Parlamento e adesso potrebbe dire addio alla politica: per lui ci potrebbe essere un lavoro come lobbista tramite una sua società di consulenza.

Cosa farà Di Maio? Per lui possibile futuro lavoro da lobbista

Correva il novembre 2014 e Luigi Di Maio, allora rampante deputato del Movimento 5 Stelle alla sua prima legislatura, così chiedeva a Laura Boldrini, all’epoca presidente della Camera, di intervenire per mettere un freno ai lobbisti che albergavano a Montecitorio.

«Abbiamo visto una folla di persone davanti agli uffici», denunciava Di Maio come riportato in quei giorni dal Fatto Quotidiano, «Rappresentanti di imprese attaccati alla giacca dei parlamentari per chiedere un intervento sugli emendamenti».

Ma nel mirino di Di Maio non c’erano solo i lobbisti: «Ad esempio oltre ai rappresentanti delle società, hanno totale libero accesso agli uffici 71 giornalisti parlamentari in pensione e tutti gli ex eletti. Un esempio fra tutti? L’ex Pdl Italo Bocchino: è sempre in Parlamento anche se non è stato eletto e a me risulta lavori per il gruppo Romeo. E potrei citare tantissimi altri casi. È una situazione che deve essere regolamenta al più presto: non vogliamo trasferire il lobbismo al di fuori del Parlamento, ma vogliamo che i cittadini sappiano chi entra, con chi parla e perché».

Chissà ora se il (quasi) ex ministro la pensa ancora in questo modo visto che, stando a quanto riportato da Il Giornale, sarebbe pronto ora a dare vita a una propria società di consulenza per iniziare a fare il lobbista con l’estero sfruttando la rete di rapporti che ha costruito durante i mesi passati alla Farnesina.

Il futuro di Luigi Di Maio

Luigi Di Maio è uno dei grandi sconfitti delle recenti elezioni politiche. Dopo aver spaccato il Movimento 5 Stelle dando vita a una scissione che è stata una delle cause della fine anzitempo del governo Draghi, alle urne i risultati non sono stati quelli auspicati dall’ex golden boy pentastellato.

La lista Impegno Civico infatti non è arrivata neanche all’1%, fallendo così l’obiettivo della soglia di sbarramento del 3%, nonostante il ministro avesse parlato di un potenziale risultato anche del 6% per la sua creatura politica.

Peggio è andata nel collegio uninominale alla Camera di Napoli dove, correndo per il centrosinistra, è stato battuto dal grillino Sergio Costa, suo compagno di governo quando a Palazzo Chigi c’era Giuseppe Conte.

Dopo un commiato su Facebook, Luigi Di Maio ora avrebbe dato direttiva di chiudere tutti i suoi account social, una mossa che potrebbe essere l’anticamera di un addio alla politica dopo essere stato uno dei leader più importanti dell’ultima legislatura.

Lavoro da lobbista?

In sostanza adesso Di Maio dovrebbe inventarsi un nuovo lavoro, proprio lui che ha guidato l’omonimo dicastero durante il primo governo Conte. In molti nei mesi scorsi hanno ipotizzato per lui un «futuro alla Alfano», l’ex leader del Nuovo Centrodestra diventato ora manager dopo aver detto addio alla politica.

Luigi Di Maio invece per Il Giornale potrebbe avere dei progetti diversi: grazie all’assegno di fine mandato che gli spetta, si parla di circa 100.000 euro per i nove anni passati alla Camera, l’ex 5 Stelle sarebbe pronto a dare vita a una propria società di consulenza per «fare il lobbista per gli Stati stranieri».

Del resto in questi mesi passati alla Farnesina l’attuale ministro avrebbe costruito una importante rete di rapporti che, visto il suo recente posizionamento iper-atlantista, potrebbe tornare molto utili se veramente dovesse decidere di intraprendere una carriera da lobbista.

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