Colf, badanti e babysitter: contratti più cari, rischio nero e licenziamenti

Anna Maria D’Andrea

20 Luglio 2018 - 17:14

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Contratti più cari anche per le famiglie che assumono colf, badanti e babysitter a tempo determinato: il Decreto Dignità non piace ai sindacati di categoria.

Colf, badanti e babysitter: contratti più cari, rischio nero e licenziamenti

Nuova stangata per le famiglie che assumono colf, badanti e babysitter con contratto a tempo determinato: per effetto delle novità introdotte dal Decreto Dignità aumenterà il costo dei rinnovi.

A sollevare il problema è l’Assindatcolf, l’Associazione Sindacale Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico. La richiesta presentata al Governo Lega e M5S è quella di escludere il settore dalle nuove regole introdotte dal provvedimento.

In caso contrario potrebbe essere il settore del lavoro domestico uno dei più penalizzati delle novità introdotte sia in merito a durata e numero di rinnovi di contratti a termine che dall’aumento del costo contributivo dovuto per le famiglie.

Tra le conseguenze previste, l’Inps ha stimato che nel complesso saranno 8.000 i nuovi disoccupati e colf, badanti e babysitter potrebbero essere le prime categorie di lavoratori a subire gli effetti della stretta al lavoro a tempo determinato.

Colf, badanti e babysitter: contratti più cari, ecco quanto pagherà una famiglia

Le famiglie che decidono di assumere una badante, una colf o di regolarizzare la babysitter spendono in media intorno ai 16.000 euro all’anno e soltanto in pochi comuni è possibile contare su contributi pubblici per l’assistenza ad anziani o disabili.

A fronte di un costo già di per sé elevato, con le novità introdotte dal Decreto Dignità l’importo che le famiglie dovranno sborsare salirà di 160 euro, è questo quanto denunciato dall’Assindatcolf.

Ad essere colpiti dal rincaro saranno i datori di lavoro domestico che hanno assunto badanti a tempo determinato: il primo importante decreto del Governo Conte aumenta l’importo dei contributi dovuti in caso di rinnovi di contratti a termine, con un aumento pari allo 0,5% per ciascuno di essi.

L’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, firmataria del CCNL applicato a colf e badanti, ha pertanto esplicitamente chiesto al Governo di escludere il settore domestico dagli aumenti contributivi previsti dal Decreto Dignità.

Di norma, il settore domestico è escluso da provvedimento che introducono incentivi ed agevolazioni fiscali, ed è per questo che è stato richiesto che la disposizione non si applichi alle famiglie che assumono colf o badanti:

Parliamo di famiglie non di imprese, in particolare di donne, che a fronte di un welfare che taglia i servizi, per conciliare tempi di vita e di lavoro sono costrette a rinunciare alla carriera o a farsi carico di costi molto elevati: 16 mila euro è quanto spende in un anno una famiglia per assumere una badante a tempo pieno.”

Rischio nero e licenziamenti

C’è da ricordare che il settore del lavoro domestico è uno in cui i casi di lavoro nero sono all’ordine del giorno e un provvedimento come quello introdotto dal Decreto Dignità potrebbe soltanto peggiorare la situazione.

Oltre all’aumento del lavoro sommerso, è inoltre ipotizzabile un aumento dei casi di licenziamenti o mancati rinnovi, criticità alla quale sono esposti tutti i settori e tutti i lavoratori “precari” proprio a causa delle nuove regole sui contratti a tempo determinato.

Un contratto a termine non potrà durare più di 24 mesi, e potrà essere rinnovato per un massimo di 4 volte con un aumento per ciascuna di esse dello 0,5% dei contributi dovuti.

La lotta al precariato perseguita con l’inasprimento delle regole sui contratti a termine è ritenuta inefficace e c’è chi sostiene che l’azienda che non voleva assumere prima non lo farà certo ora. Al contrario, i lavoratori precari avranno semplicemente contratti più brevi.

Serve un decreto flussi con quote per colf e badanti

L’uso di contratti a termine nel settore domestico è un problema del tutto marginale e per colf e badanti non si può parlare di abuso dello strumento. Al contrario, sostiene l’Assindatcolf, c’è bisogno che il Governo e il Parlamento intervengano su due fronti urgenti.

Il primo è quello di una pianificazione del lavoro regolare, con un decreto flussi con quote dedicate proprio al settore domestico. Inoltre, in merito al lavoro occasionale, è necessario modificare l’attuale disciplina del Libretto Famiglia dell’Inps, uno strumento inadeguato e difficile da utilizzare.

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