Bonus dipendenti con figli a carico: cosa spetta, a quale genitore e come farne richiesta

Simone Micocci

2 Agosto 2023 - 12:13

Pubblicata la circolare dell’Agenzia delle Entrate con le istruzioni per i datori di lavoro che vogliono riconoscere i fringe benefit esentasse entro i 3.000 euro ai dipendenti con figli a carico.

Bonus dipendenti con figli a carico: cosa spetta, a quale genitore e come farne richiesta

È arrivata la circolare (n. 23/E) dell’Agenzia delle Entrate con cui vengono forniti i chiarimenti sul bonus per lavoratori dipendenti con figli a carico che nel 2023 può arrivare a un massimo di 3.000 euro.

Una somma importante, ma la domanda è: quanti lavoratori davvero ne avranno diritto? Pochi, come tra l’altro ci insegna l’esperienza già avuta nel 2022, visto che di questo bonus dovranno farsi carico le aziende che sono libere di scegliere se riconoscerlo oppure no.

Il bonus in questione, infatti, rientra nell’ottica del welfare aziendale: gli articoli 51 e 100 del Testo unico delle imposte e dei redditi, infatti, riconoscono dei vantaggi fiscali per quelle imprese che vogliono premiare i loro dipendenti riconoscendo - oltre alla normale retribuzione - una certa quota da spendere in beni e servizi, specialmente per quelli che hanno una finalità sociale (si pensi, ad esempio, alle aziende che sostengono i dipendenti nelle spese per l’asilo nido, oppure per chi si fa carico di alcune spese sanitarie).

Più nel dettaglio ci si riferisce ai cosiddetti fringe benefit, per i quali originariamente il Testo Unico prevede una soglia di esenzione pari a 258,23 euro l’anno ma che nel 2022 - proprio per incentivare i datori di lavoro a riconoscerli così da sostenere il reddito dei loro dipendenti in questo periodo storico caratterizzato dall’elevata inflazione - è stata portata a 3.000 euro. Lo stesso viene fatto nel 2023, ma la nuova soglia viene applicata solamente nei confronti di quei lavoratori che hanno figli a carico.

Bonus 3.000 euro per i fringe benefit, per quali beni e servizi può essere utilizzato?

La normativa di riferimento è il Testo unico delle imposte sui redditi (TUIR) -approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 - che nell’articolo 51 stila un elenco dei cosiddetti fringe benefit. Eccone alcuni esempi:

  • somministrazioni di vitto da parte del datore di lavoro;
  • servizi di trasporto collettivo o individuali (come può essere l’auto aziendale), come pure il rimborso per l’acquisto degli abbonamenti per il trasporto pubblico;
  • servizi di educazione e istruzione per i familiari del dipendente, anche quelli in età prescolare. Ad esempio gli asili nido, ma anche quei rimborsi per la frequenza di ludoteche e centri estivi o invernali, come pure il riconoscimento di vere e proprie borse di studio;
  • servizi di assistenza per familiari anziani e non autosufficienti;
  • assicurazioni per la vita o come oggetto il rischio di non autosufficienza.

Questi fringe benefit possono essere riconosciuti o sotto forma di vero e proprio servizio (ad esempio mettendo a disposizione dei dipendenti un asilo nido aziendale) oppure attraverso un contributo economico condizionato però dalla presentazione dei vari documenti di spesa.

A questi, grazie al Decreto Lavoro (Dl n. 48/2023) si aggiungono anche i rimborsi da parte dei datori di lavoro del costo sostenuto dal dipendente per le utenze domestiche di energia elettrica, acqua e gas.

Limite dei fringe benefit nel 2023

Come anticipato, solitamente il limite entro il quale le somme che rientrano nei cosiddetti fringe benefit sono esentasse (non rientrano né nell’imponibile fiscale né in quello contributivo) è pari a 258,23 euro, ma quest’anno per i soli lavoratori dipendenti con figli a carico viene portato a 3.000 euro. Soglia che, come specificato dall’Agenzia delle Entrate, si applica solamente per i servizi resi nel periodo d’imposta 2023.

Limite nel quale, è bene sottolineare, non rientra il bonus carburante riconosciuto ai sensi dell’articolo 1, comma 1, del Dl n. 5 del 2023.

Altro aspetto da considerare è quello per cui laddove il valore dei beni ceduti o dei servizi forniti, nonché le somme erogate o rimborsate per il pagamento delle bollette, dovesse risultare superiore ai 3.000 euro, sarà l’intero importo - e non la sola parte che supera questa soglia - a rientrare nell’imponibile fiscale e contributivo.

A quali lavoratori spetta

Nel 2023, quindi, il bonus spetta - laddove l’azienda voglia riconoscerlo visto che è importante ricordare che non c’è alcun tipo di obbligo a riguardo - ai lavoratori che hanno figli a carico.

A tal proposito, nella circolare dell’Agenzia delle Entrate si legge che la condizione di figlio fiscalmente a carico dovrà essere verificata con riferimento al periodo d’imposta 2023.

In ogni caso ne potranno godere entrambi i genitori e per ognuno di questi si applica il limite di 3.000 euro anche laddove abbiano un solo figlio (a patto ovviamente che questo sia fiscalmente a carico di entrambi).

Serve farne domanda?

È il datore di lavoro a dover decidere se corrispondere o meno dei fringe benefit spinto dalla possibilità che questi siano esentasse entro i 3.000 euro. Non è quindi necessaria la domanda, fermo restando che il lavoratore può comunque parlare di una tale possibilità con l’azienda con la speranza che gli venga riconosciuto.

Tuttavia, laddove l’azienda decida di riconoscerlo serve una preventiva dichiarazione da parte del dipendente il quale dovrà autocertificare di averne diritto indicando il codice fiscale dell’unico figlio o dei figli fiscalmente a carico. Dichiarazione che potrà essere effettuata secondo modalità concordate fra datore di lavoro e lavoratore.

Circolare n. 23 /E - Agenzia delle Entrate
Clicca qui per scaricare la circolare dell’Agenzia delle Entrate con le istruzioni per godere del bonus 3.000 per lavoratori dipendenti (con figli a carico).

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