Tassa sui rifiuti, la TARI aumenta nonostante le attività chiuse: Confcommercio chiede l’esenzione

Rosaria Imparato

1 Aprile 2021 - 13:55

Tassa sui rifiuti, nonostante la chiusura delle attività la TARI nel 2020 è aumentata toccando livelli record: Confcommercio nel suo Rapporto pubblicato il 1° aprile fotografa la situazione paradossale e chiede l’esenzione per le imprese che non hanno usufruito del servizio.

Tassa sui rifiuti, la TARI aumenta nonostante le attività chiuse: Confcommercio chiede l’esenzione

La TARI continua ad aumentare nonostante la chiusura delle attività: il 60% dei Comuni ha alzato la tassa sui rifiuti. A fotografare l’evidente paradosso è stato il Rapporto Rifiuti 2020 di Confcommercio, basato sullo studio realizzato dall’Osservatorio Tasse Locali.

Secondo l’analisi di Confcommercio, nonostante la chiusura delle attività economiche (valido in particolare per determinate categorie come i ristoranti) che ha come conseguenza una minore produzione di rifiuti, il costo totale della TARI non solo non è diminuito, ma è addirittura aumentato.

Negli ultimi 10 anni c’è stato un aumento record dell’80%, arrivando a costare 9,73 miliardi. Le richieste di Confcommercio? Esentare le imprese che sono state maggiormente colpite dalla pandemia, anche in considerazione del fatto che pagherebbero per un servizio (raccolta e smaltimento rifiuti) di cui non hanno usufruito.

Tassa sui rifiuti, la TARI aumenta anche con le attività chiuse: il rapporto di Confcommercio

I dati raccolti e analizzati da Confcommercio e pubblicati il 1° aprile fotografano la situazione della TARI degli ultimi 10 anni. L’ultimo anno, il 2020, non è stato un anno qualsiasi, vista la pandemia con cui stiamo ancora facendo i conti.

Nel 2020 l’ARERA ha introdotto il nuovo metodo tariffario (basato sul “chi inquina paga” ) e poi, proprio per fronteggiare l’emergenza sanitaria, sono state man mano emanate varie delibere dall’Autorità.

Eppure nel 2020 la TARI ha toccato libelli mai raggiunti prima:

L’aumento della tassa sui rifiuti nel 2020 appare però completamente ingiustificato, considerando le numerose e prolungate chiusure di tantissime attività come conseguenza delle misure di contenimento del contagio.

Si legge nel Rapporto infatti che è stato quantificato un calo di più di 5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, pari al 15% in meno rispetto all’anno precedente, nonostante la produzione di dispositivi anti Covid -prevalentemente mascherine- trattati come rifiuti indifferenziati (Ispra ha stimato per il 2020 che la produzione di tali dispositivi si è attestata tra le 160mila e le 440mila tonnellate).

Tassa sui rifiuti: Confcommercio chiede l’esenzione TARI per le attività chiuse

Paradosso dei paradossi, poi, è che all’aumento dei costi non corrisponde sempre un aumento della qualità dei servizi.

Sono infatti 9 le Regioni che si posizionano ancora sotto il livello 6 di sufficienza: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Molise, Puglia e Toscana.

Le regioni più “virtuose” risultano essere l’Emilia Romagna (7,38), il Piemonte (7,33), il Veneto (7,17) e la Lombardia (7).

Confcommercio nel frattempo chiede che si prendano provvedimenti seri: per andare incontro alle attività chiuse (e quindi in evidente difficoltà economica) il primo passo è l’esenzione dalla tassa sui rifiuti.

Si tratterebbe, appunto, di un primo step, da inserire in un quadro di riforma più ampio. Pierpaolo Masciocchi, responsabile Ambiente e Utilities di Confcommercio, ha dichiarato:

“sarebbe necessaria una riscrittura complessiva della tassa, che deve essere direttamente commisurata alla quantità e alla qualità dei rifiuti prodotti. E non tenere in considerazione solo la superficie dell’attività in questione”.

Masciocchi auspica quindi un confronto costruttivo col Governo, che tenda in considerazione operatori e associazioni imprenditoriali, ma occorre anche

“risolvere il problema della mancanza cronica di una dotazione impiantistica che fa lievitare i costi dei piani finanziari dei Comuni e, quindi, delle tariffe per le utenze. La carenza di impianti costringe infatti ad inviare una parte considerevole di rifiuti nelle discariche o ad esportarli all’estero per il trattamento e l’incenerimento.”

Confcommercio spera quindi in un approccio olistico al problema: non resta che attendere quali saranno i prossimi passi dell’Esecutivo.

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