Maturità 2017 e programmi scolastici: così Stefania Giannini cambia la Scuola

Simone Micocci

22 Giugno 2016 - 13:33

Scuola, ultime notizie: Stefania Giannini ha dichiarato che il Ministero dell’Istruzione sta valutando l’ipotesi di modificare l’esame di Maturità e i programmi scolastici. Ecco cosa potrebbe cambiare dal prossimo anno.

Maturità 2017 e programmi scolastici: così Stefania Giannini cambia la Scuola

Maturità 2017: dal prossimo anno cambieranno le modalità dell’esame di Stato?

Il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, nel corso di un’intervista rilasciata a Skuola.net ha parlato di alcune novità che dal prossimo anno potrebbero modificare l’impianto tradizionale dell’esame di Maturità. Inoltre, la Giannini ha parlato dell’eventualità che dal prossimo anno vengano modificati i programmi scolastici, confermando che il Ministero dell’Istruzione sta valutando questa ipotesi.

Insomma, la Maturità 2016 potrebbe essere l’ultima ad essere svolta secondo i metodi tradizionali. Infatti dal prossimo anno, se quanto anticipato dalla Giannini verrà confermato dai fatti, l’intero impianto scolastico verrà totalmente riformato.

Come cambierà l’esame di Maturità? Quali modifiche verranno apportate ai programmi scolastici? Immaginiamo che gli insegnanti, già alle prese con i cambiamenti introdotti con la Legge sulla Buona Scuola, saranno molto interessati alle ultime dichiarazioni del Ministro Stefania Giannini. Infatti, le modifiche dei programmi scolastici e delle modalità dell’esame di Maturità influiranno anche sul loro insegnamento.

Maturità 2017: le novità spiegate da Stefania Giannini

Nel corso di un’intervista rilasciata a Skuola.net l’attuale Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha dichiarato che “la Maturità ha bisogno di una rivisitazione, di fare il tagliando. E ci stiamo pensando”.

Nel dettaglio, l’obiettivo del MIUR è rendere gli esami di Maturità più attuali, uniformandoli alle novità introdotte dalla riforma della scuola. Ad esempio, visto che tra qualche anno per gli alunni sarà prevista l’alternanza scuola-lavoro, i prossimi esami di Stato dovranno “tener conto di questa esperienza”.

Inoltre, la Maturità dovrà essere un esame sempre aggiornato, “che si apra verso il futuro” dell’allievo.

Una delle modifiche più importanti potrebbe riguardare gli scritti, che diventeranno “sempre più cardine della valutazione”. A tal proposito il Ministro dell’Istruzione ha dichiarato:

“La potenzialità che dà una scuola, ma anche un’università, che verifichi come si sa argomentare e difendere le proprie idee è preziosa; quando si va a fare qualunque tipo di professione questo è un elemento che ancora contraddistingue gli studenti italiani, anche all’estero”.

Tuttavia, anche se verrà data una maggiore importanza alle prove scritte, non verranno eliminati gli orali. La novità però potrebbe riguardare le commissioni perché, come abbiamo visto in un nostro precedente articolo, quelle miste gravano troppo sulle casse dello Stato.

Maturità 2017: verranno introdotte le Prove Invalsi?

Secondo alcuni siti del settore, presto le Prove Invalsi potrebbero debuttare anche nell’Esame di Maturità. Quindi, oltre agli studenti di Terza Media anche quelli di quinto superiore potrebbero essere valutati dai temutissimi Test Invalsi di Italiano e Matematica.

La Giannini non è intervenuta su questo aspetto, tuttavia noi crediamo che l’introduzione dei Test Invalsi nella Maturità non faccia parte del pacchetto delle novità al vaglio del MIUR. Infatti, ogni anno ci sono moltissime polemiche sui Test Invalsi, specialmente per quelli tenuti nel corso dell’esame di Terza Media che influiscono sul voto finale. A tal proposito, il MIUR starebbe valutando persino l’ipotesi di togliere le Prove Invalsi dall’esame di Terza Media, quindi ci sembra poco probabile che contemporaneamente verranno introdotti nella Maturità.

Stefania Giannini: ecco come cambieranno i programmi scolastici

Nel corso dell’intervista, il Ministro dell’Istruzione ha parlato dei programmi scolastici dichiarando che secondo alcuni studenti questi hanno dei “limiti cronologici”. Ad esempio, nella maggior parte degli Istituti si studia Storia fino al periodo della Seconda Guerra Mondiale e “in tanti casi grazie ad uno scatto degli insegnanti”.

Introducendo nel programma i fatti accaduti negli anni ‘70 e ‘80 è possibile che gli studenti si appassionino di più allo studio e “magari anche la storia più lontana può essere vista con maggior interesse”.

Bisogna rivedere gli ordinamenti didattici e capire se i programmi possano essere più adeguati ai bisogni dei ragazzi”, ha concluso Stefania Giannini.

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