Presidente della Repubblica: Casini è il favorito per il dopo-Mattarella?

Riccardo Lozzi

13/05/2021

In vista del termine del mandato di Sergio Mattarella escono i primi rumor per il prossimo Presidente della Repubblica: Pier Ferdinando Casini è il favorito per il Quirinale?

Presidente della Repubblica: Casini è il favorito per il dopo-Mattarella?

A pochi mesi dalla scadenza del mandato di Sergio Mattarella, in Parlamento si cominciano già a preparare le manovre per la scelta del prossimo Presidente della Repubblica.

Come spesso succede a ridosso delle elezioni, le prossime si terranno a febbraio 2022, a cui prendono parte deputati e senatori insieme ai delegati regionali, escono regolarmente diversi rumor su un possibile candidato favorito per il Quirinale.

In queste ultime ore il nome caldo è quello di Pier Ferdinando Casini, il quale a 65 anni, di cui 38 passati tra Montecitorio e Palazzo Madama, è il politico più longevo che siede attualmente nel Parlamento italiano.

Questa, secondo alcuni retroscena, sarebbe l’ipotesi più accreditata in caso Draghi dovesse restare a Palazzo Chigi fino al termine della legislatura del 2023 e Mattarella non fosse disponibile a un secondo incarico, come accadde invece al suo predecessore Giorgio Napolitano.

Casini è il favorito per il Quirinale?

A spingere forte su Pier Ferdinando Casini sarebbe Matteo Renzi, il quale lo aveva candidato tra le fila del Partito Democratico nel collegio di Bologna alle politiche del 2018.

Nonostante si sia presentato nel campo del centrosinistra in quest’ultima occasione, Casini può vantare anche un solido rapporto con il centrodestra, avendo fatto parte a lungo della coalizione con Forza Italia e Lega, insieme alla vecchia Alleanza Nazionale, da leader dell’UDC.

Tra il 2001 e il 2006, grazie alla vittoria di questa alleanza, assunse il ruolo di presidente della Camera, la terza carica dello Stato e, più di una volta, in passato, trampolino di lancio per l’ascesa al Colle.

Inoltre, Pier Ferdinando Casini può vantare un curioso elemento in comune con Sergio Mattarella: entrambi fecero il loro ingresso da esordienti in Parlamento nel 1983 nelle liste della Democrazia Cristiana.

Già iniziate le manovre per il dopo-Mattarella

Si potrebbe dire quindi che l’ex Presidente della Camera, il quale negli ultimi anni ha assunto un ruolo da “vecchio saggio” della politica italiana, scegliendo anche di iscriversi al Gruppo per le Autonomie, rappresenti appieno l’identikit del Presidente della Repubblica.

Per Renzi, al tempo stesso, sarebbe un’altra occasione per far traballare l’alleanza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, diventata ancora più fragile dopo la rottura per le amministrative di Roma.

Tuttavia, come già accaduto in passato, i nomi che compaiono troppo presto rischiano di essere bruciati. In questo caso trovare una maggioranza di deputati, senatori e delegati regionali in grado di convergere su un nome rischia di essere ancora più complicato, a causa della maggiore frammentazione tra le forze politiche.

Così per raggiungere la fatidica soglia di 673 voti ai primi due scrutini e 505 dal terzo, sarà necessario un accordo tra più forze politiche, tenendo presente che in caso non venissero coinvolte né Lega né Movimento 5 Stelle non si riuscirebbe a ottenere il quorum necessario.

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