M5S, chi ci sarà nel nuovo direttivo? Da Di Battista alla Taverna, tutti i nomi

Alessandro Cipolla

16/11/2020

Archiviati gli Stati generali del Movimento 5 Stelle la parola adesso passerà a Rousseau: ci sarà da scegliere il nuovo direttorio, dove dovrebbe entrare anche Alessandro Di Battista ma forse pure Luigi Di Maio.

M5S, chi ci sarà nel nuovo direttivo? Da Di Battista alla Taverna, tutti i nomi

Chi si aspettava che gli Stati generali del Movimento 5 Stelle fossero il momento della “resa dei conti” tra le varie anime dei pentastellati sarà rimasto deluso. Anche durante l’assemblea pubblica conclusiva, negli interventi dei 30 relatori non ci sono stati particolari colpi di scena.

Tutte le attenzioni erano rivolte verso il “ribelle” Alessandro Di Battista, che dopo aver attaccato duro in mattinata via social la mancata pubblicazione delle preferenze ricevute dai singoli relatori, nei cinque minuti del suo intervento non ha affondato il colpo.

L’ex deputato ha ribadito le sue condizioni, dallo stop a una deroga al vincolo dei due mandati al presentarsi da soli alle prossime elezioni politiche, senza però alzare particolarmente i toni dopo le parole al veleno delle ultime settimane.

Io non vedo l’ora di poter rimettermi in prima linea con il Movimento 5 Stelle - ha spiegato Di Battista - vedremo come e in che ruolo , così come non vedono l’ora tantissime persone che vogliono soltanto battagliare e che hanno fatto sacrifici; io e tutte queste persone abbiamo tuttavia bisogno di garanzie”.

Il nuovo direttivo del Movimento 5 Stelle

Terminati gli Stati generali adesso la parola passerà agli iscritti certificati di Rousseau. La volontà è quella di rispettare la volontà di Beppe Grillo, che aveva parlato di una nuova governance entro la fine dell’anno.

Di certo il coronavirus ha complicato non poco le cose stravolgendo il modus con cui si sono tenuti questi Stati generali, con l’assemblea pubblica svolta in modalità telematica, ma adesso per prima cosa si dovrà votare si spera entro novembre la modifica dello Statuto.

Niente più capo politico con la nascita di un direttorio, che dovrebbe essere formato da 5 o 7 persone, con il conto totale che potrebbe arrivare a 15 contando pure il tavolo allargato dove ci saranno anche dei rappresentanti territoriali.

Una volta ottenuto il via libera alla modifica dello Statuto del Movimento 5 Stelle, sempre su Rousseau sarà la volta di votare chi entrerà a far parte di questo direttorio che sarà chiamato a prendere le decisioni che prima spettavano al capo politico.

Chi ci sarà

Anche i più acerrimi avversari vogliono che nel “board” pentastellato entri Alessandro Di Battista: l’ex deputato puntava a diventare il nuovo capo politico, ma adesso bisogna capire se accetterà di entrare a far parte di un direttivo dove comunque sarebbe in minoranza.

Tutti gli altri posti infatti dovrebbero essere riservati ai “governisti” del Movimento. In pole position viene data Paola Taverna, ma ci dovrebbe essere anche Chiara Appendino dopo la decisione di non presentarsi di nuovo alle amministrative a Torino.

Visto il ruolo che ricopre, difficile che ci possa essere Roberto Fico con la sua corrente che però potrebbe essere rappresentata dal ministro Federico D’Incà, considerato molto vicino all’attuale Presidente della Camera.

Chi si è proposto è Stefano Buffagni, ma alla fine se sarà un direttorio a cinque è facile che l’ultimo posto sia per Luigi Di Maio, ex capo politico del Movimento 5 Stelle che negli ultimi tempi viene dato molto distante da quello che prima era l’inseparabile Alessandro Di Battista.

Oltre che sul tema delle alleanze politiche, la vera battaglia sarà quella riguardante il vincolo dei due mandati: per Di Battista la regola non si tocca, ma senza una deroga per i vari Di Maio e Fico l’esperienza politica si dovrebbe concludere al termine di questa legislatura.

Essendo rimasto ai box alle ultime elezioni, Dibba invece avrebbe ancora un mandato a disposizione e, se il vincolo dovesse rimanere, in sostanza resterebbe l’unico esponente di peso eleggibile.

Nel partito che doveva aprire il Parlamento “come una scatoletta di tonno”, il rischio concreto è che la spaccatura maggiore avvenga proprio sul tema della sopravvivenza politica dei vari esponenti: con il Paese alle prese con l’emergenza Covid, il rischio per i 5 Stelle è che le lotte intestine possano ulteriormente disorientare l’elettorato grillino, che stando ai sondaggi starebbe da tempo iniziando a guardarsi intorno.

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