Libertà di stampa: cos’è e cosa prevede l’articolo 21

Isabella Policarpio

29/07/2021

Libertà di stampa in Italia e nel mondo: cos’è, chi può limitarla e spiegazione dell’articolo 21 della Costituzione.

Libertà di stampa: cos’è e cosa prevede l’articolo 21

Ci hanno detto a scuola che la libertà di stampa è il metro con il quale si misura la democraticità di uno Stato e, infatti, dalla qualità e quantità di informazioni che circolano in un determinato luogo si può risalire alla sua forma di governo, quindi se si tratta di una dittatura o di un Paese libero.

La libertà di stampa va di pari passo con il diritto di ogni cittadino di ricevere informazioni corrette e non controllate o influenzate dalla politica, cosa che, ad oggi, è negata in molti luoghi del mondo, soprattutto in Africa, nel medio Oriente, in Russia e Cina.

Nel nostro ordinamento, la libertà di stampa è prevista all’articolo 21; il suo contenuto può risultare lungo e complesso ma lo spiegheremo in maniera semplice.

Cosa si intende per libertà di stampa e spiegazione dell’articolo 21

Per libertà di stampa si intende il diritto dei cittadini di essere informati e, dall’altro lato, la libertà dei giornalisti di informare sugli argomenti più svariati, nazionali e non solo, senza ingerenze da parte dello Stato, censure e veti.

Nei Paesi in cui la libertà di stampa è garantita, i giornalisti possono lavorare in autonomia, senza autorizzazioni dall’alto, pareri politici e senza rischiare sanzioni disciplinari, amministrative o penali a causa delle informazioni rese e a prescindere dal mezzo di comunicazione prescelto (carta stampata, radio, televisione, web).

Si tratta di uno dei diritti su cui si fonda lo Stato democratico e, per questo, ha rilievo costituzionale insieme al diritto alla salute, al lavoro e all’istruzione. Lo prevede l’articolo 21:

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.”

Inoltre la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789 la definisce come:

“Libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni, uno dei diritti più preziosi dell’Uomo; ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo a rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge”.


L’Italia si impegna a rispettare la libertà di stampa sia in virtù del dettato costituzionale che degli obblighi assunti nei confronti dell’Unione europa, di cui è un membro fondatore. Infatti, anche la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione ne prevede la tutela e riconosce la piena “libertà di espressione e informazione."

Chi e in che modo può limitare la libertà di stampa?

L’unico limite previsto dalla Costituzione italiana alla libertà di stampa riguarda il “buon costume” estendibile ad ogni mezzo di informazione e comunicazione:

“Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.”

Recita il comma 6 dell’articolo 21.

Difficile, però, definire a priori cosa si intenda per “buon costume”, termine volutamente generico che abbraccia il mutamento delle abitudini culturali della società. In ogni caso “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure” prosegue il dettato costituzionale.

Spesso le ingerenze nella libertà di stampa e informazione operano sul piano dei cosiddetti “reati di opinione” nei quali sono compresi i delitti contro la personalità dello Stato (ad esempio l’Apologia sovversiva e Vilipendio delle istituzioni) oppure quando scattano i presupposti della Diffamazione, per la quale il mezzo stampa costituisce addirittura un’aggravante. In questi casi soltanto un giudice, con provvedimento motivato, può ordinare il sequestro o la sospensione dell’attività giornalistica.

La libertà di stampa in Italia

Per conoscere la situazione dell l’Italia sulla libertà di stampa è utile dare un’occhiata alla classifica di Reporter senza Frontiere (Rsf), l’organizzazione non governativa che promuove e difende la libertà di informazione e stampa nel mondo. I dati non sono confortanti. Il report annuale ha confermato il risultato del 2019, con il 41° posto su 180 Paesi presi in osservazione, posizione che rileva la pressione politica che la stampa italiana - online e stampata - è costretta a subire.

Sul podio, invece, tra i più “virtuosi” ci sono Norvegia, Finlandia e Svezia.

Paesi senza libertà di stampa

Ancora oggi in una lunga lista di Paesi la libertà di stampa è ben più limitata o addirittura negata da regimi totalitari che detengono il controllo dell’informazione e perseguono i giornalisti che non si conformano alle direttive governative.

La classifica mondiale per il 2020 del Reporter senza Frontiere evidenzia come nel 73% dei Paesi la mancanza di libertà di stampa sia ritenuta “gravissima” o “critica”.

Gli Stati dove la libertà di stampa e il diritto all’informazione vengono negati sono soprattutto Eritrea, Corea del Nord, Turkmenistan , Cina, Vietnam, Iran, Syria e Cuba, con Russia in posizione 150, Marocco 136 e Israele 86.

In tutti questi Paesi la libertà di stampa è stata ulteriormente compromessa durante l’emergenza sanitaria da Covid-19, quando il bisogno informativo della cittadinanza era ai massimi storici.

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