Gruppi Whatsapp e proteste per i compiti a casa: e se il problema della scuola fossero i genitori?

Simone Micocci

13 Ottobre 2016 - 16:00

Scuola, novità: i presidi vietano le chat di gruppo di Whatsapp, mentre i genitori chiedono l’approvazione di una legge per limitare i compiti a casa.

Gruppi Whatsapp e proteste per i compiti a casa: e se il problema della scuola fossero i genitori?

Scuola: e se il problema degli alunni fossero i genitori?

Qualche settimana fa sui social network è stato condiviso un video dove un alunno rispondeva in maniera maleducata alla propria insegnante. “Questa è la Buona Scuola di Renzi” hanno dichiarato alcuni docenti, ma per la maggior parte di loro la colpa non è da imputare alle politiche del premier quanto piuttosto ad una mancanza di educazione da parte dei genitori.

Nelle scuole di una volta i genitori erano dalla parte degli insegnanti, e difficilmente accadeva che qualcuno di loro andasse a scuola per lamentarsi di una nota o per i troppi compiti a casa. Questo invece è quello che accade oggi, con i genitori che si riuniscono in gruppi Whatsapp , dove si creano continuamente delle discussioni per attaccare e delegittimare il ruolo dell’insegnante, o lanciano petizioni per dire “no ai compiti a casa”.

Quello a cui stiamo assistendo è il declino della scuola italiana, a cui stanno contribuendo non solo alcune politiche del Governo ma anche gli stessi genitori. Urge un cambio di atteggiamento, altrimenti tra poco per gli insegnanti sarà molto difficile mantenere il controllo della propria classe.

Per comprendere meglio questa situazione, analizziamo nel dettaglio alcune vicende che vedono protagonisti i genitori degli alunni italiani.

Scuola, i genitori dicono basta ai compiti a casa

Sono sempre di più i genitori, specialmente dei bambini delle elementari, che si lamentano per i troppi compiti a casa. Il gruppo Facebook “Basta Compiti” vanta più di 8.000 iscritti, mentre circa 17mila hanno firmato la petizione su Charge.org.

In effetti l’ultimo rapporto dell’Ocse ha rilevato che gli studenti italiano sono tra quelli che fanno più compiti a casa. In media sono 9 ore alla settimane, circa tre in più rispetto alla media degli altri Paesi europei.

Cosa ne pensa il Miur? Gabriele Toccafondi, sottosegretario al Miur, facendo riferimento al dibattito sui compiti a casa ha dichiarato:

“Non ci mettiamo a fare una legge sui compiti a casa sennò facciamo ridere, la parola d’ordine è buonsenso. La scuola è un luogo di formazione, prima di tutto ci vuole il dialogo: se si parte con le petizioni o la chiusura degli insegnanti arriviamo a quello che vediamo. Detto questo i compiti non hanno mai fatto male, soprattutto se non si fa il tempo pieno.”

Anche il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, è intervenuto sull’argomento. Secondo la Giannini non si possono privare gli insegnanti di assegnare i compiti a casa, perché altrimenti ci sarebbe una violazione della libertà d’insegnamento.

Tuttavia, l’obiettivo della Buona Scuola è proprio di far partire un nuovo progetto culturale, con l’introduzione di modalità interattive e innovative di studio in classe.

Quindi, presto i docenti dovranno adattarsi ad un nuovo metodo di insegnamento dove verrà data più importanza alle lezioni in classe che ai compiti a casa. Ma i genitori dovranno dar loro tutto il tempo per adattarsi, senza avere la presunzione di dirgli “cosa fare”.

Scuola, il problema dei gruppi Whatsapp dei genitori

Molti presidi delle scuole italiane in questi giorni hanno lanciato un allarme per i gruppi Whatsapp dei genitori. Secondo loro infatti le chat di gruppo, a cui spesso partecipano anche docenti, facilitano non solo lo scontro tra genitori, ma anche le lamentele nei confronti degli insegnanti.

Sono diventati un detonatore di problemi che aumentano i conflitti nelle scuole. Troppo spesso mamme e papà li usano in maniera offensiva e smodata”, dichiarano i dirigenti scolastici.

Naturalmente i gruppi Whatsapp dei genitori sono molto utili per restare aggiornati sugli avvisi, o per chiedere i compiti a casa, ma possono anche rappresentare un’arma a doppio taglio. Infatti, come confermato da Laura Barbirato, preside dell’Istituto comprensivo Maffucci di Milano:

“In chat questioni nate dal nulla possono trasformarsi in problemi enormi. Sono una cassa di risonanza micidiale e pericolosa: in tanti scrivono con leggerezza, senza riflettere sulle conseguenze”.

Ed è per questo motivo che questa preside ha inviato una lettera a tutti i genitori per metterli in guardia dai rischi di Whatsapp. Alcuni presidi raccontano di vicende dove i genitori in polemica con alcuni insegnanti si sono presentati a scuola con tanto di “screenshot” tant’è che hanno dovuto emanare una circolare per vietare ai docenti di prendere parte a questo tipo di discussione.

Che fine ha fatto la corretta comunicazione tra genitori e insegnanti tramite diario? Questa situazione va risolta al più presto, perché è ora di dire basta alle chat di gruppo che si trasformano in dei tribunali virtuali. Anche se non sarà facile visto che si tratta di un qualcosa che avviene al di fuori delle mura scolastiche bisogna assolutamente regolamentare questo fenomeno, poiché spesso c’è una vera e propria violazione della privacy di bambini, docenti e famiglie coinvolte.

I genitori devono essere sensibilizzati su questo aspetto, devono capire che i primi a beneficiare di una giusta collaborazione docente-genitore saranno proprio i loro figli.

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# Scuola

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