Femen: cos’è e cosa vuole il movimento femminista che ha contestato Berlusconi?

Simone Micocci

04/03/2018

Dopo il 2013, le attiviste Femen tornano a contestare Berlusconi durante le operazioni di voto. Ecco cosa è successo al seggio elettorale dove il leader di Forza Italia si era recato per votare.

Come nel 2013 anche questa volta Silvio Berlusconi è stato contestato dal movimento femminista Femen nel seggio elettorale dove si era recato per votare.

Ma se nel 2013 furono tre le ragazze in topless che contestarono il leader di Forza Italia al grido “Basta Berlusconi”, questa volta l’attivista Femen era solo una.

Come potete vedere nel video soprastante la donna in topless ha intonato il solito coro “Basta Berlusconi” prima di essere allontanata dalle Forze dell’Ordine. Silvio Berlusconi ha commentato l’accaduto con la solita ironia che lo contraddistingue, chiedendo ai giornalisti se fosse o no “una bella ragazza”.

Il nome della contestatrice è Melodie Mousavi Nameghi, una trentenne che era riuscita a entrare nel seggio esibendo un tesserino stampa. La donna ora è indagata per resistenza a pubblico ufficiale.

Battute a parte questa non è la prima volta che il gruppo Femen sale alla ribalta per un’aggressione; qual è il loro scopo? Qual è il motivo che muove il movimento femminista Femen? Facciamo chiarezza.

Cos’è il Gruppo Femen?

Femen è un gruppo femminile di protesta nato a Kiev, in Ucraina, nel 2008. È stato fondato da Anna Hutsol, una studentessa ucraina di 25 anni, con lo scopo di far “diventare attive socialmente le donne in Ucraina”.

Secondo la Hutsol, infatti, in Ucraina mancavano donne attiviste e per questo era arrivato il momento di fondare un gruppo femminile di protesta contro:

  • turismo sessuale e prostituzione;
  • agenzie matrimoniali internazionali;
  • discriminazione sessuale.

Al pari del movimento #MeeToo nato negli Stati Uniti per protestare contro le molestie sessuali ai danni delle donne, anche il gruppo Femen lotta in favore di una maggiore tutela nei confronti delle donne.

I metodi di protesta, però, sono molto meno “istituzionali” di quelli del #MeeToo; durante i loro atti dimostrativi, infatti, le attiviste del gruppo Femen si spogliano nude scrivendo sui loro corpi delle frasi simbolo della protesta. Dopo la frase “Dio è Donna” scritta durante la protesta in Vaticano, ecco lo slogan “Basta Berlusconi” che si ripropone a 5 anni di distanza dall’ultima aggressione ai danni dell’ex cavaliere.

Negli anni il gruppo Femen ha assunto sempre maggiore importanza, tant’è che in Ucraina è stato vicino al diventare un partito politico. Oggi questo movimento riceve anche finanziamenti dai privati e ne esistono delle “costole” in diverse parti del mondo, dagli Stati Uniti all’Italia. Nel nostro Paese il gruppo Femen è attivo dal 2012, quando delle ragazze con età compresa tra i 18 e i 25 anni decisero di seguire la strada delle femministe ucraine, per protestare contro la posizione della donna nel mondo.

Negli anni però non sono mancate le polemiche in merito al loro modo di protestare. Secondo i contestatori del gruppo Femen, infatti, protestare contro la mercificazione della donna e poi mostrarsi a seno nudo è contraddittorio.

In loro difesa le attiviste Femen hanno dichiarato che non si tratta di contraddizione, bensì di un modo per attirare l’attenzione dei media. Spogliarsi, quindi, non è altro che uno strumento per rivendicare i loro diritti e per riappropriarsi del loro corpo.

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