La crisi alimentare globale è qui. Per 5 motivi

Violetta Silvestri

16 Marzo 2022 - 13:40

Materie prime alimentari alle stelle e crisi del cibo: ci sono almeno 5 motivi da considerare per parlare di disastro globale alimentare in arrivo con la guerra in Ucraina.

La crisi alimentare globale è qui. Per 5 motivi

La guerra tra Russia e Ucraina, entrambe centrali per la produzione di materie prime alimentare, ha già fatto salire i prezzi di cereali come il grano alle stelle.

I Governi europei non stanno riuscendo del tutto a stabilizzare i mercati.

L’Europa può probabilmente resistere alla tempesta immediata sul cibo. I costi aumenteranno, in particolare per beni chiave come l’olio di girasole, ma le economie occidentali potranno diversificare.

Il quadro è più allarmante per i Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, già colpiti dalla siccità, potrebbero dover far fronte a prezzi molto più elevati per generi alimentari di base come il pane.

E se le persone soffrono la fame o non riescono a sfamare le loro famiglie, probabilmente ne deriverebbe un’instabilità politica.

Ci sono almeno 5 motivi da considerare per capire che questa grande crisi alimentare è preoccupante. Li ha rivelati un’analisi di Politico.eu.

1. Prezzi alimentari già alle stelle

L’Ucraina è un gigantesco esportatore di materie prime come grano, mais e olio di girasole, ma l’invasione della Russia significa che tutto il commercio si è fermato perché le navi non possono lasciare i porti del Mar Nero.

Ciò sta già avendo un forte impatto, con il prezzo del grano e dei semi oleosi che sta salendo a livelli record. Le previsioni, per alcuni esperti, è di un blocco dell’export ucraino per almeno 2 anni.

I problemi di approvvigionamento con Ucraina e Russia sono un mal di testa per coloro che producono o coltivano cibo nell’UE, che già sentivano il morso dell’aumento dei prezzi dell’energia e dell’inflazione da pandemia. Con l’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari, sarà più costoso per i trasformatori alimentari dell’UE impossessarsi delle materie prime, mentre gli agricoltori europei sono destinati a pagare ancora di più per i fertilizzanti per mantenere alti i loro raccolti.

2. Lotta contro la fame

I prezzi dei cereali alle stelle stanno suscitando timori più ampi che milioni di persone tra le più povere del mondo lotteranno per nutrirsi.

Nell’immediata zona di crisi ci sono Paesi che dipendono in modo forte da Ucraina e Russia, come Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco, Libano e Turchia. Secondo una ricerca Gallup, il 48% delle importazioni di grano in Algeria proviene dall’Ucraina.

Queste nazioni dovranno rivolgersi ad altri Stati esportatori per acquistare cereali, spingendo ulteriormente al rialzo i prezzi globali.

L’impennata dei prezzi alimentari a livello globale avrà un impatto su tutti i Paesi più poveri e meno sicuri dal punto di vista alimentare, dal Bangladesh e Madagascar allo Yemen.

I prezzi dei cereali sono aumentati del 50% nelle prime due settimane del conflitto, secondo Matin Qaim, professore di economia agraria all’Università di Bonn. Ha spiegato che mentre i commercianti cercano di sostituire colture come il grano con altre come il riso o l’orzo, i prezzi delle materie prime globali stanno aumentando su tutta la linea.

Il prossimo grande test per la sicurezza alimentare mondiale arriverà in estate quando, proprio come nell’UE, gli agricoltori ucraini raccolgono i loro raccolti. Se hanno combattuto in prima linea - o hanno perso completamente i loro terreni agricoli - le prospettive potrebbero essere desolanti.

3. Crescente protezionismo

I ministri del G7 si sono mobilitati la scorsa settimana per inviare un messaggio urgente sull’importanza di non imporre barriere commerciali in un momento di grave turbolenza del mercato.

Ma non sta succedendo questo. L’Ungheria ha imposto controlli supplementari sulle esportazioni di grano, pur affermando che la mossa non è un divieto di esportazione a tutti gli effetti, e ha attirato una severa condanna da parte della Commissione Europea.

Nel frattempo, anche Turchia, Argentina e Serbia, oltre a Ucraina e Russia, hanno imposto o minacciato di imporre divieti all’export.

Nel frattempo, la Francia ha colto al volo la crisi per sostenere che era giusto perseguire il suo programma di sovranità alimentare di rafforzare la capacità dell’Unione Europea di nutrirsi utilizzando le risorse interne, piuttosto che fare affidamento su mangimi provenienti dall’Ucraina, semi di soia brasiliani e fertilizzanti a base di azoto russi.

4. Agricoltura meno green

La guerra in Ucraina potrebbe significare contrastare le grandi ambizioni dell’Europa per fare in modo che l’agricoltura limiti il suo impatto sul clima e sull’ambiente.

I timori di un’incombente carenza di mangimi - con meno mais in arrivo dall’Ucraina - hanno alimentato gli inviti a ritardare o addirittura a ripensare completamente i piani di sostenibilità dell’UE per il settore agricolo.

La Commissione Europea sta valutando una proposta della maggioranza dei ministri dell’agricoltura dell’UE per eliminare temporaneamente l’obbligo di lasciare fuori produzione un pezzo di terreno agricolo per contribuire a rafforzare la protezione della natura e utilizzarlo invece per coltivare mangimi.

5. Olio di girasole introvabile

L’UE importa metà della produzione ucraina di olio di girasole, che può essere trovato in qualsiasi cosa, dai cibi cotti, in scatola e preconfezionati, alle creme spalmabili, alle salse e alle zuppe.

È anche ampiamente utilizzato nei prodotti dolciari ed è un ingrediente difficile da sostituire in alcuni preparati.

Con la guerra in corso e le forniture ucraine messe in serio dubbio, l’industria alimentare e della ristorazione europea sta soffrendo. Anche per questo essenziale prodotto si preannunciano scarsità e prezzi alle stelle.

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