Brexit, 11 ministri pronti a sfiduciare Theresa May

Marco Ciotola

24/03/2019

Almeno 11 ministri sono pronti a presentare le dimissioni per spingere la May fuori dall’esecutivo britannico

Brexit, 11 ministri pronti a sfiduciare Theresa May

11 ministri sono pronti a sfiduciare Theresa May. È l’indiscrezione diffusa dal Sunday Times, che vede una vera e propria rivolta dei membri dell’esecutivo britannico contro la premier.

Il gesto delle figure governative - che secondo la prestigiosa testata britannica arriverebbero fino a 11 - si potrebbe manifestare molto presto tramite le loro dimissioni in massa, che invocherebbero così una caduta immediata della May e l’entrata in scena di un leader ad interim, che traghetti il Paese durante la fase ultima e cruciale della Brexit.

Questo leader sarebbe da individuare nel vicepremier David Lidington, così come - argomenta il Sunday Times - verrà evidenziato durante la riunione dell’esecutivo UK programmata per domani.

Brexit, 11 ministri pronti a sfiduciare Theresa May

L’indiscrezione del Sunday Times segue di sole poche ore la petizione che chiede la revoca della Brexit, e che in tempi record ha raggiunto quota 4,2 milioni di firme.

Contestualmente, nella giornata di ieri almeno 1 milione di persone hanno marciato per le vie principali di Londra invocando un secondo referendum, che possa dare ai cittadini la possibilità di riportare il Regno Unito all’interno dell’Ue.

La cosiddetta rivolta dei pro-remain si presenta con tratti massicci e decisi, agevolati dal caos che domina la situazione attuale, in bilico tra revoca breve e revoca lunga e in pieno nodo per quel che riguarda l’accordo di uscita con il blocco europeo.

La May, dalla sua, ha escluso con forza l’ipotesi di un nuovo voto, specificando che costituirebbe una violazione alla preferenza espressa dal Paese nel 2016.

La petizione non costituirebbe quindi una soluzione, e un’eventuale revoca dell’art. 50 rappresenterebbe un vero e proprio “danno alla democrazia”, così come evidenziato anche da Kvasi Kwarteng, viceministro per la Brexit, che ha sostenuto l’inconsitenza della cosa dichiarando che “non sta a una petizione cancellare l’esito di un referendum”.

Ma la premier sembra sempre più isolata, distante da ogni tipo di decisione concreta attorno ai nodi che restano prima di un ’leave’ di cui, al momento, non si riescono neanche più a ipotizzare i tratti.

L’eventualità di una caduta della May già nel corso della prossima settimana, tuttavia, non porterebbe automaticamente a nuove elezioni politiche - di norma previste per maggio del 2022 - e manterrebbe in piedi le discrepanze principali tra Londra e Bruxelles.

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