100 euro in più in busta paga nel 2023, ecco perché

Chiara Esposito

26 Dicembre 2022 - 16:14

Cosa succede con la riforma IRPEF? Ecco cosa prevede il nuovo piano del Governo per gli stipendi che sarà legge entro febbraio 2023.

100 euro in più in busta paga nel 2023, ecco perché

Sul fronte fiscale, tra le nuove sfide che si pongono davanti all’esecutivo a guida Meloni, c’è sicuramente quella della Riforma IRPEF. Si tratta di un provvedimento sul quale il Governo punta molto e che potrebbe impattare notevolmente il peso della tassazione per un’ampia fetta della popolazione.

Il tutto avverrà infatti nell’ottica di una rimodulazione degli scaglioni esistenti. A chiarire il nuovo possibile meccanismo da mettere in campo è stato per primo il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo. Ai microfoni del Corriere della Sera, l’onorevole spiega così l’impronta macroscopica delle manovre che, nel 2023, andranno ad impattare il Fisco:

«La parola d’ordine è semplificazione. che interesserà anzitutto l’Irpef: l’intenzione – come più volte anticipato – è passare dalle 4 aliquote attuali a 3».

Il progetto attualmente al vaglio è stato messo sul tavolo con l’obiettivo di alleggerire il prelievo, in particolare per il ceto medio. L’idea è partire da gennaio per la scrittura della legge e chiudere il pacchetto in tempi rapidi, entro febbraio. Per restare allineati con questa agenda i ritmi sono piuttosto serrati e, continua Leo, il team preposto è già a lavoro.

Riepiloghiamo quindi la situazione attuale per leggere al meglio il papabile cambiamento in arrivo, soprattutto sul fronte delle conseguenze che una simile novità porterà con sé.

Le aliquote Irpef: le previsioni

Allo stato attuale le aliquote previste per l’Irpef sono ripartire in 4 scaglioni. Nulla infatti è dovuto per i redditi fino ad 8.174,00 euro (no tax area):

  • 1° scaglione: contribuenti con reddito compreso tra 0 e 15 mila euro. L’aliquota IRPEF è pari al 23 per cento e corrisponde, in caso di reddito pari 15.000 euro, ad una tassazione di 3.450 euro.
  • 2° scaglione: reddito tra 15.001 e 28 mila euro. In questo caso l’aliquota IRPEF prevista per i contribuenti è del 25 per cento;
  • 3° scaglione, riguarda i redditi compresi tra 28.001 e 50 mila euro. L’aliquota IRPEF è pari al 35 per cento;
  • 4° scaglione: oltre 50.000 euro l’aliquota IRPEF è del 43 per cento.

Per mettere in atto il progetto di riforma prospettato da Leo, l’ipotesi al momento più probabile è quella di mantenere intatto il primo scaglione. Qui resterebbero i contribuenti con reddito compreso tra 0 e 15.000 euro, aliquota IRPEF al 23% e relativa tassazione di 3.450 euro. La vera novità sarebbe nel secondo scaglione che andrebbe a unificare le fasce del 25 e del 35% (riformate da Draghi) in un’unica aliquota del 27%. Si parte come reddito da 15.001 per arrivare in teoria fino a quota 50.000 euro. Ci sono però buoni motivi per pensare che potrebbe scendere anche a 48 o 47mila euro.

Il terzo scaglione dovrebbe invece riguardare i redditi oltre 50.000 euro (o qualcosa meno), con un’aliquota IRPEF del 43%.

Le conseguenze sugli stipendi

Un prospetto chiaro come quello che abbiamo appena disegnato però resta ancora una semplice ipotesi di buon senso. Proprio sui millesimi infatti si accederà una serrata discussione nell’esecutivo. Ad ogni intervento di questo tipo corrispondono ampi dibattiti volti a definire dove fissare l’asticella.

Ovviamente più è alto il livello del secondo scaglione e più la riforma costerà allo Stato. Il fine ultimo tuttavia è chiaro ed evidente: favorire la cosiddetta classe media che, dal mini taglio del cuneo fiscale in Legge di Bilancio, non aveva ottenuto alcun vantaggio concreto.

I vantaggi in busta paga sono al centro delle analisi effettuate dal Mef. Le prime risultanze delle simulazioni indicano dati positivi: un lavoratore che ha un reddito di circa 40mila euro all’anno potrebbe avere in busta paga fino a 110-120 euro in più al mese.

Al netto delle opinioni personali, sappiamo già che il dibattito sarà molto vivo. Nella sua struttura tuttavia il progetto presenta delle basi salde per una contrattazioni e varie fonti di Governo si sbilanciano nel dire che, come tempistiche, si giungerà ad un’approvazione di legge prima dell’estate 2023.

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