Stati Uniti: $117 miliardi di debito sono nelle mani dell’Arabia Saudita

Matteo Bienna

17 Maggio 2016 - 15:46

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Dopo decenni di mistero finalmente è noto l’ammontare del debito americano detenuto nelle casse dell’Arabia Saudita: sono ben 117 miliardi di dollari.

Stati Uniti: $117 miliardi di debito sono nelle mani dell’Arabia Saudita

L’Arabia Saudita possiede $116,8 miliardi di titoli di stato americani.

L’informazione è stata resa nota durante la giornata di ieri dal Dipartimento del Tesoro statunitense, svelando quello che era un mistero di durata pluri-decennale.

Sono stati disgregati i dati sui possessori del debito americano che in precedenza erano raccolti per aree geografiche, svelando alcune informazioni piuttosto sconcertanti.

Inoltre il calo del prezzo del petrolio degli scorsi mesi, oltre ad essere costato all’Arabia Saudita un declassamento, avrebbe posto alta tensione proprio in merito al debito USA nelle sue mani.

Vediamo nel dettaglio le rivelazioni sui detentori del debito USA e le vicende legate all’Arabia Saudita.

Debito USA nelle mani dell’Arabia Saudita per $117 miliardi

L’Arabia Saudita possiede $116,8 miliardi del debito degli Stati Uniti.

La somma, di certo rilevante, fa dell’Arabia Saudita il tredicesimo più grande detentore mondiale di debito USA, ma ben al di sotto di Cina e Giappone che ne detengono oltre $1.000 miliardi ciascuno.

A differenza di gran parte degli altri più grandi possessori di debito americano, il Dipartimento del Tesoro ha tenuto segreta questa somma fin dagli anni ‘70, da quando l’ammontare di titoli di stato americani in possesso dell’Arabia Saudita è stato considerata all’interno di un insieme più grande, che comprendeva altri esportatori di petrolio, come Iraq e Venezuela.

Tuttavia questo lunedì è stato finalmente sciolto il mistero decennale, con il Tesoro che ha dato le specifiche delle singole quantità di debito USA detenute dalle nazioni che prima erano considerate in maniera accorpata.

L’azione del Tesoro americano è avvenuta in risposta ad una richiesta di maggiore trasparenza di questi dati, portando alla scoperta di altri elementi di grande interesse.

Risulta infatti che $265 miliardi del debito USA sia posseduto dalle Isole Cayman, un paese che conta meno di 60.000 abitanti, segnale che conferisce ancora di più lo status di paradiso fiscale alle isole del centro-america, dove molte compagnie multinazionali sono solite riversare ingenti somme di denaro.

Allo stesso modo anche le Bermuda posseggono ben $63 miliardi del debito USA, informazione disponibile solo da ieri, in quanto le Isole Cayman e le Bermuda erano prima raggruppate in un generico insieme di “banche caraibiche” e non erano noti i dati relativi a ciascuna.

In realtà è possibile che, tornando all’Arabia Saudita, essa possegga una cifra ancora maggiore di debito USA rispetto a quanto reso noto.

La banca centrale del paese medio-orientale ha infatti registrato il possesso di $587 miliardi di riserve estere a marzo e, tipicamente, la maggior parte di queste coincidono proprio con i titoli di stato americani.

Il mistero legato all’Arabia Saudita ha assunto una nuova preoccupante importanza negli ultimi mesi.

Dalla fine del 2014, infatti, il paese ha bruciato più di $130 miliardi di riserve in valuta estera, molte delle quali presumibilmente di origine americana, per superare le difficoltà incontrate con il calo del prezzo del petrolio.

Il Dipartimento del Tesoro ha infatti affermato che il debito USA presente nelle casse dell’Arabia Saudita è diminuito da $123,6 a $116,8 miliardi a gennaio.

A questo si aggiungono le tensioni tra i due paesi nate dalle recenti minacce ricevute dal paese a stelle e strisce.

Ad aprile, infatti, è stato riferito da alcune fonti alla CNN che l’Arabia Saudita avrebbe minacciato di svendere il debito americano se il Congresso avesse approvato una riforma che permette alle vittime dell’11 settembre di fare causa ai governi esteri. Una fonte saudita avrebbe poi sostenuto come queste minacce fossero serie.

Un evento del genere avrebbe conseguenze destabilizzanti per i mercati finanziari mondiali e anche per le finanze interne dell’Arabia Saudita, considerazione che secondo molti dovrebbe trattenerli da qualsiasi gesto avventato.

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