La disoccupazione in Italia dal 1970 al 2013: di chi è la colpa?

Michele Ciccone

21 Novembre 2013 - 08:50

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Secondo molti commentatori la disoccupazione italiana dipende da salari reali «troppo» elevati. Un rimedio per combattere la carenza di posti di lavoro sarebbe allora quello di diminuire le retribuzioni. Qual è il legame esistente tra disoccupazione e andamento dei salari reali?

La disoccupazione in Italia dal 1970 al 2013: di chi è la colpa?

Nel lontano 1998 Luciano Gallino scriveva un libro dal titolo in cui venivano messe in discussione le interpretazioni prevalenti riguardanti le cause della disoccupazione italiana e i rimedi per combatterla.

Tra le idee che circolavano all’epoca (peraltro non molto diverse da quelle che emergono ai giorni nostri e che Gallino discute criticamente nel suo libro), ve ne era una sulla quale il consenso piuttosto unanime di giornalisti, politici ed economisti è sempre stato, a parere di chi scrive, sorprendente, e che ritroviamo tutt’ora persino dei documenti ufficiali delle istituzioni internazionali (vedi Commissione Europea): l’aumento della disoccupazione, o comunque l’esistenza stessa della disoccupazione, è imputabile a salari reali troppo elevati.

Simili affermazioni, che trovano il proprio (a volte inconsapevole) fondamento nella teoria economica neoclassica nata più di 150 anni fa, vengono lapidariamente rigettate proprio all’inizio del libro di Gallino

In Italia, come in altri paesi - l’alto numero di senza lavoro, si sa, è un problema europeo - tali idee abbondano. Solo che quasi sempre si tratta di credenze che non hanno più, e talora non hanno mai avuto, alcun fondamento accertabile nella realtà.

La realtà non supporta simili proposizioni, sostiene Gallino. Infatti sostenere che, se i salari reali diminuiscono, un maggior numero di disoccupati verrà assorbito all’interno del sistema produttivo è un’affermazione forte. All’atto pratico, però, le cose sembrano andare diversamente.

Un po’ di dati per orientarsi

Vogliamo essere molto brevi e semplici, effettuando qualche piccola deduzione. Il grafico qui sotto mostra il tasso di disoccupazione italiano dal 1977 al 2012. Notiamo come il tasso di disoccupazione femminile nel nostro paese sia sistematicamente più alto di quello maschile, nel massimo della serie (1999) superiore di circa 4 punti percentuali.

Il tasso di disoccupazione complessivo fa osservare un trend crescente dal ’77 fino al 2000, anno in cui comincia una lieve diminuzione che si esaurisce intorno al 2007, quando il cammino in salita comincia a riprendere, per giungere al drammatico 12,5% del 2013. Cosa è successo ai salari reali?

Il grafico qui sopra mostra chiaramente che dal ’70 al 2000 i salari reali hanno seguito un andamento discendente: ossia, almeno fino al 1999 i salari reali crescevano ma via via sempre meno (il 1999 fu un anno drammatico, quando venne registrato una diminuzione del potere d’acquisto di 3 punti percentuali da un anno all’altro).

Inoltre l’abolizione della scala mobile del 1992 ha fortemente accentuato questo processo di riduzione. Passiamo quindi nel giro di 30 anni da un tasso di crescita pari a circa l’8% ad un -3%. Senza contare che nell’ 83 (valore negativo della serie) i salari reali hanno mostrato per la prima volta un valore sotto lo zero del tasso di crescita.

Quale legame tra disoccupazione e salari reali?

Poichè si tratta di processi lunghi e complessi, nonostante tra il ’70 e l’83 e tra il ’92 e il ’99 i salari reali crescevano ma in misura sempre minore, il tasso di disoccupazione non è aumentato «sempre meno», bensì sempre più, ossia in direzione diametralmente opposta rispetto a quanto accaduto per i salari reali. Secondo i sostenitori della tesi meno salari = occupazione si sarebbe dovuto osservare invece un movimento in linea generale simmetrico tra tasso di disoccupazione e salari reali. Tale movimento, però, non si è verificato.

Anzi, la situazione attuale mostra che con salari reali che ritornano a livelli negativi a partire dal 2011 (tra il 2011 e il 2012 i salari reali sono diminuiti dell’1,4% circa), il tasso di disoccupazione tende ancora di più ad aumentare.

Come spiegare allora questa dinamica? Si potrebbe accennare l’ipotesi che in realtà la diminuzione dei salari reali provochi un aumento della disoccupazione indebolendo la domanda interna (i consumi privati), facendo cadere la produzione e successivamente gli investimenti privati.

E infatti se andiamo a vedere i dati sul Pil italiano si nota come dal ’70 fino ai giorni nostri l’andamento annuale mostra un chiara trend discendente, molto simile al percorso che si osserva per i salari reali.

Il peggioramento del potere contrattuale delle classi medio-basse negli ultimi 40 anni di storia italiana, come sottolinea anche Augusto Graziani, non ha allora avuto alcun effetto positivo sull’andamento occupazionale; lo ha semmai peggiorato, contribuendo quindi a far aumentare il tasso di disoccupazione.

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