Italia: poche prospettive di crescita per il 2015 in un contesto di deflazione globale

Roberto Nardella

18 Marzo 2015 - 18:41

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Il surplus sulla bilancia commerciale in Italia manca miseramente le aspettative, fermandosi a +220 milioni da un’attesa di +4,320 miliardi: manca l’aumento dell’export fuori dall’eurozona.

Italia: poche prospettive di crescita per il 2015 in un contesto di deflazione globale

Oggi l’Istat ha comunicato i dati relativi ai saldi di bilancia commerciale dell’Italia di gennaio 2015: il dato è passato completamente sotto silenzio poiché ha deluso fortemente le aspettative del governo ‎Matteo Renzi,‬ che più volte si era sbilanciato in tale direzione, caldeggiando le «riforme strutturali» per non perdere ‪#‎lavoltabuona.

A fronte di una più che ottimistica previsione di un saldo positivo pari ad 4,32 miliardi di euro - che grazie alla svalutazione della moneta comune contro il dollaro sarebbero dovute provenire soprattutto dal mercato extra UE - tale surplus si è arrestato a soli 220 milioni di euro e addirittura proviene interamente dalla zona UE, che ha coperto a stento il saldo negativo di quella extra-UE, pari a -230 milioni; +220 -450= -230.

Il saldo della bilancia commerciale italiana di gennaio
+220 milioni da un’attesa di +4,320 miliardi; il dato di dicembre era arrivato a toccare +5,756 miliardi.
La bilancia commerciale dell’ UE è invece a +450 milioni, da +510 milioni di dicembre.

Chiaramente da tutto ciò poteva nascere anche una lettura positiva.
Inizialmente ritenevo che dal momento che già da dicembre si sapeva del QE, molte aziende avrebbero potuto approfittare di un euro ancora relativamente «forte» (EUR/USD a 1.20 il 02/01/15) per fare scorte di materie prime e semilavorati pagati in dollari, importando molto di più di quando avrebbero fatto proprio perché sapevano in anticipo che il dollaro si sarebbe ancora apprezzato di parecchio (a 1,1307 il 31/01/2015 ), ma non è stato così.

E come oggi pubblicato da La Repubblica si evince che abbiamo aumentato le importazioni solo dall’UE, ovvero dall’unico posto al mondo che non dava alcun vantaggio di cambio o quasi:

I dati arrivano dall’Istat, che segnala come nel primo mese dell’anno, rispetto al 2014, ci sia stata "una flessione per l’export (-2,5%) e un aumento per l’import (+1,0%).

Su base annua, sia l’import che l’export sono calati del 4,2%.

La diminuzione mensile dell’export riflette la contrazione delle vendite sia verso i mercati Ue (-2,6%) sia verso quelli extra Ue (-2,4%). Per quanto riguarda invece l’aumento delle importazioni, l’Italia ha frenato leggermente con gli acquisti dai paesi extra Ue (-0,4%) ma ha accresciuto quelli dai paesi Ue (+2,0%).

Quanto al saldo commerciale, è frutto di un surplus con i paesi Ue (+452 milioni) e di un deficit con i paesi extra ue (-233 milioni).

Stesso identico ragionamento per i saldi di bilancia commerciale dell’eurozona a gennaio, che si fermano a +7,9 miliardi di euro, rispetto ai +15 previsti (dato dicembre 2014: +23,9 miliardi).

I gran signori che occupano le importanti cadreghe euro-pee ci dicono che ci sarà un’imminente forte ripresa e che bisogna fare le «riforme» senza perdere tempo prezioso, ma nessuno viene in mente che, come al solito, stiano facendo i conti senza dell’oste?

A qualcuno passa per la testa che potrebbe esserci un’incombente, potentissima, deflazione mondiale che è appena partita e che non permette quasi a più nessuno di comprare i «ricchi prodotti europei»?

A nessuno viene in mente che la deflazione cominciata nell’eurozona si stia trasmettendo a tutta forza a coloro i quali ci vendevano gran parte della merce?

Centinaia di piccoli segnali si intravedevano già da un paio d’anni e da qualche mese sono divenuti davvero preoccupanti:

  • deflazione conclamata di 20 Stati su 28 componenti la UE;
  • crollo dei saggi d’interesse in tutti i paesi avanzati;
  • crollo del prezzo delle materie prime generalizzato;
  • crollo del consumo di energia a livello globale;
  • crollo dei trasporti navali cargo (Baltec-index);
  • crollo delle importazioni da parte di tutti i grandi players;
  • crollo della produzione industriale globale;
  • crollo dei prezzi all’ingrosso e al minuto;
  • crollo dei margini aziendali;
  • crollo delle vendite dei mezzi di movimento terra

Con immancabile crollo dei prezzi delle abitazioni in Cina (media nazionale) che in 6 mesi hanno perso circa il -23%, facendo segnare ribassi crescenti ad ogni singola rilevazione:

  • 2015 (Feb)-5,7%
  • 2015 (Gen)-5,1%
  • 2014 (Dic)-4,3%
  • 2014 (Nov)-3,7%
  • 2014 (Ott)-2,6%
  • 2014 (Set)-1,3%
  • 2014 (Ago)+0,5%
  • 2014 (lug)+2,5%
  • 2014 (giu)+4,2%
  • 2014 (mag)+ 5,6%
  • 2014 (apr) +6,7%
  • 2014(mar)+7,7%
  • 2014 (feb)+ 8,7%

Spero che messa in questi termini qualcuno riesca a capire che stiamo andando tirati tirati verso un decennio di deflazione che per molti Stati si è già trasformata in stag-deflazione.

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