Il rialzo dei tassi USA scatenerà una nuova ondata di crisi mondiale?

Livio Spadaro

25 Gennaio 2016 - 12:07

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Un noto business e politico americano, David Stockman, a Dicembre avvertiva dell’imminente crisi che sta per investire il mondo intero. Ecco perché.

Il rialzo dei tassi USA scatenerà una nuova ondata di crisi mondiale?

David Stockman, politico americano del partito repubblicano e noto uomo d’affari statunitense, a Dicembre avvertiva del pericolo deflazionistico che incombe sull’economia globale. Secondo Stockman, la bolla generatasi sugli investimenti in in beni capitali causata da anni di politica monetaria a tassi zero, spingerà l’economia globale ad un lungo periodo di assestamento. Per il politico americano la stretta sui tassi di interesse avviata negli USA, distruggerà la capacità produttiva in eccesso scaturita dall’aumento forsennato degli investimenti. L’alternativa a questo scenario è rappresentata da un altro crollo: quello del sistema finanziario.

Stockman: presto finirà la bolla esplosa con il basso costo del credito

A Dicembre David Stockman, businessman e politico statunitense appartenente al partito repubblicano, in un articolo scritto da lui stesso avvertiva del pericolo che sta incombendo sull’economia globale.

Per Stockman il mondo dovrà affrontare un periodo di deflazione di minimo 10 anni scatenato dalla politica monetaria espansiva degli ultimi anni che ha indotto alla creazione di una bolla speculativa sugli investimenti in beni capitali.

La stretta sui tassi di interesse voluto dalla Federal Reserve rischia di distruggere questa enorme bolla, scatenando quindi un nuovo periodo di crisi al quale si può scappare attraverso un’alternativa: il crollo del sistema finanziario.

Il politico americano ha spiegato come sul mondo sia in arrivo una spirale deflativa al quale le banche centrali mondiali saranno incapaci di far fronte dato che hanno finito i cosiddetti “colpi in canna”. Ci sarà un’implosione del credito causata dalla fine della bolla sugli investimenti in beni capitali alla quale gli istituti centrali globali non potranno in alcun modo far fronte.

Bloomberg Commodity Index ai minimi di 5 anni

In sintesi, Stockman avverte che sta per arrivare un periodo di grande deflazione, manifestato dal crollo delle materie prime. Durante la scorsa settimana, il Bloomberg Commodity Index (BCI), che è un indice che tiene conto di petrolio, soia, rame, nichel e tutte le primarie fonti industriali, è sceso per la prima volta dal 1999 sotto quota 80 toccando il minimo di 52 settimane a quota 72,33.

Attualmente tale indice è lontano più del 70% dal massimo storico (toccato alla vigilia della recente crisi finanziaria) e del 55% circa dal picco registrato nel periodo di ripresa del 2011.

Stockman: l’economia mondiale sta per contrarsi per la prima volta dagli anni ’30

Stockman suggerisce di diffidare da chi sostiene che l’eccesso di petrolio sia un qualcosa di temporaneo così come gli eccessi in investimenti in conto capitale del settore delle materie prime.

Il politico statunitense, evidenzia la pericolosità dell’enorme rigonfiamento di spesa basata sul debito che ormai ha raggiunto livelli insostenibili.

Il problema principale di questa grossa bolla proviene dal lato dell’offerta che, oltre ad aver generato un surplus di capacità produttiva, ha aumentato l’esposizione a investimenti che si stanno rivelando cattivi e non redditizi.

L’economia mondiale starebbe quindi per contrarsi per la prima volta dagli anni ‘30, inscenando una depressione degli investimenti in tutto il mondo che non si vede proprio da quegli anni. Per Stockman l’aggiustamento degli investimenti in beni capitali richiederà almeno un decennio, ecco perché.

Crisi si sta manifestando già nel settore dei macchinari da produzione

Una prima evidenza della teoria del politico americano, proviene dai dati di Caterpillar, nota azienda americana del settore dei macchinari da lavoro. Quando si verifica un sovradimensionamento delle miniere di ferro, i nuovi ordinativi per le grandi macchine da lavoro possono crollare fino a zero. Ecco perché la società americana sta vivendo un periodo di drammatica difficoltà che dura ormai da più di 2 anni.

Questo delinea il motivo del pericolo di recessione globale che sta incombendo. Il basso costo del credito scatena un boom di investimenti in beni longevi e costosi generando una nuova capacità produttivà che viene completata anche se i prezzi e la redditività degl investimenti sono in declino.

Ciò significa che presto gli ordini per macchinari pesanti da lavoro, compresi quelli di altri settori come camion, navi e impianti da perforazione rischiano di rimanere in depressione per i prossimi anni. A questo corrisponde un taglio della forza lavoro di migliaia di unità, accentuando la spirale deflazionistica che attualmente si sta generando.

Si pensi che negli ultimi 30 anni gli investimenti in conto capitale delle aziende quotate in Borsa sono saliti del 500%. Questo fenomeno si è accentuato soprattutto sui mercati emergenti e in Cina, nei quali gli investimenti sono stati concentrati in infrastrutture di trasporto e di distribuzione.

Questo però non è stato causato da un reale bisogno di questi investimenti bensì da un costo del credito quasi nullo che ha intensificato sprechi ed eccessi che presenteranno prima o poi un conto da pagare.

Negli ultimi decenni debito mondiale è quadruplicato

Nel corso delle ultime decadi, il debito mondiale da rimborsare del mercato creditizio è più che quadruplicato passando da 40$ trilioni agli attuali 225$ trilioni. Una tale evoluzione del debito sarebbe insostenibile senza le banche centrali che stampano moneta.

Un riscontro lo si può trovare nella crescita del PIL mondiale che è salito di soli 50 trilioni lungo lo stesso periodo di espansione del debito, sostenuto dal credito a basso costo e non da spese reali investite in maniera efficiente nella produzione.

Il rialzo dei tassi USA voluto dalla Fed a Dicembre, distruggerà le bolle finanziarie dopo averle essa stessa alimentate tagliando interessi e immettendo liquidità. Ciò significa che presto Wall Street subirà un tonfo seguita dalle altre borse mondiali.
Per Stockman neanche gli altri mercati sono messi meglio.

Pericolo bolla anche in Europa e Asia

Le politiche espansive messe in atto dalle altre banche centrali mondiali stanno alimentando questo processo speculativo al quale, prima o poi, bisognerà mettere fine. Ecco spiegata la reticenza della Germania ad aumentare le misure di politica monetaria europea, così come della BoJ in Giappone e della PBoC in Cina.

La Cina in particolare secondo il businessman statunitense, sta pagando la bolla alimentata dal 1994 ad oggi in cui il debito pubblico e privato si è espanso da 500$ miliardi a 30$ trilioni.

Secondo Stockman, l’epicentro della grande recessione potrebbe essere quindi sia in Cina che negli USA: le 2 più grandi potenze economiche mondiali.

Fonte: Zerohedge.com

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