Grexit: cosa succede se la Grecia esce dall’Euro? Gli effetti sull’Italia

Flavia Provenzani

12 Febbraio 2017 - 11:01

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Cosa succede in caso di Grexit, l’uscita della Grecia dall’Euro e dall’Unione Europa? Gli effetti sull’Italia e in tutta l’Eurozona.

Grexit: cosa succede se la Grecia esce dall’Euro? Gli effetti sull’Italia

Grexit: cosa succede se la Grecia abbandona l’Euro ed esce dell’UE e, soprattutto, quali sarebbero gli effetti sull’Italia?

Senza un accordo sulla crisi della Grecia, Atene potrebbe abbandonare l’euro e reintrodurre la dracma. La decisione porrebbe finalmente fine alle misure di austerità tanto odiate. Vediamo, tuttavia, cosa succederebbe veramente e quali conseguenze che nascerebbero in Italia e nel mondo se la Grecia dovesse decidere di dare il via alla Grexit uscendo dall’Euro e dall’Unione Europea.

Grexit: cosa succede se la Grecia lascia Euro e UE

Grazie all’uscita della Grecia dall’Euro, il governo greco potrebbe assumere nuovi lavoratori, ridurre il tasso di disoccupazione ora al 25 per cento e stimolare la crescita economica. Potrebbe convertire il suo debito da euro a dracme, stampare più moneta e abbassare il suo tasso di cambio contro l’euro. Il che ridurrebbe il suo debito, ridurre il costo delle esportazioni e attirerebbe i turisti in qualità di destinazione vacanziera a basso costo.

In un primo momento, sembrerebbe l’ideale per la Grecia. Ma i proprietari stranieri di debito greco registrerebbero delle forti perdite con la svalutazione della dracma, che svilisce il valore del rendimento nella propria valuta. Alcune banche potrebbero anche fallire. La maggior parte del debito è di proprietà di governi europei, e sarebbero contribuenti italiani, francesi, tedeschi e così via a pagare il conto.

Il crollo del valore della dracma potrebbe innescare una iperinflazione, come il costo delle importazioni che salirebbero a razzo. La Grecia importa il 40 per cento del cibo e dei prodotti farmaceutici di cui ha bisogno e l’80 per cento della sua energia. Molte aziende si rifiuterebbero di esportare in un paese incapace di pagare i suoi conti.

La Grecia non attirerebbe più nuovi investimenti diretti esteri in una situazione così instabile. Gli unici paesi che sarebbero disposti a prestare soldi alla Grecia sarebbero la Russia e la Cina. Nel lungo periodo, la Grecia si troverebbe di nuovo a dove è ora - gravata da un debito che non può ripagare.

Grexit: effetti e conseguenze sull’Italia

Ad esprimersi chiaramente sugli effetti della crisi greca e della Grexit sull’Italia è stato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Nel 2015, quando la Grecia era impegnata a trovare un terzo e disperato piano di salvataggio con i suoi creditori, Padoan si mostrava particolarmente tranquillo.

Ma ora, con il Movimento 5 Stelle che ha sempre più consensi e il crescente sentimento populista e anti euro in Italia, potrebbe aver cambiato idea.

Tuttavia, Padon al tempo ammise che:

Il vero problema è nel medio periodo. Se ci fosse una Grexit, se Atene abbandonasse l’euro, l’Unione monetaria diventerebbe un animale diverso. Un insieme da cui si può uscire non sarebbe più irreversibile. E questo, nel medio periodo aggiunge una possibilità a quelle che esistono attualmente.

Questo cambierebbe i prezzi, laddove ci fossero tensioni. Se entriamo in un contesto nel quale c’è una possibilità in più, quella dell’uscita dall’euro, il sistema diventa in generale più fragile e meno capace di assorbire gli shock.

Con l’uscita della Grecia dall’Euro e la Brexit oramai in corsa, la fine dell’Unione Europea potrebbe essere sancita.

Sul fronte dei mercati in Italia, una Grexit inevitabilmente porterebbe alle stelle lo spread Btp Bund, con una relativa impennata del rendimento del titolo di stato italiano.

Nonostante lo stimolo monetario della BCE ancora in corso, il contraccolpo e un nuovo crollo delle borse europee, almeno in prima battuta, potrebbe essere inevitabile.

Tuttavia, rispetto ad altri paesi della zona euro l’Italia è davvero poco esposta, direttamente, alla Grexit e al default dell’economia greca. Ma la crisi delle banche italiane e l’alta esposizione dei risparmiatori ai titoli di stato sono abbastanza per preoccupare anche gli italiani.

Grexit: l’opzione default in mano alla Grecia

Il possibile default greco avrebbe un effetto più immediato rispetto all’uscita dall’euro. In primo luogo, le banche greche - già sull’orlo del baratro - andrebbero in bancarotta senza i prestiti della BCE. Le perdite potrebbero minacciare la solvibilità delle altre banche europee, in particolare quelle di Germania e Francia. Questi Paesi, insieme ad altri investitori privati, detengono 34,1 miliardi di debito greco.

Senza calcolare i 131 miliardi di proprietà del EFSF (in altre parole, dei governi della zona euro). Alcuni paesi, come la Germania, non saranno interessati da un piano di salvataggio. Anche se la Germania possiede la maggior parte del debito della Grecia, questo compone solo una piccola percentuale del suo PIL. La gran parte del debito non scade che nel 2020 o successivamente. I paesi più piccoli si troveranno invece ad affrontare una situazione molto più grave. Il debito greco in mano alla Finlandia rappresenta il 10 per cento del suo bilancio annuale.

La banca centrale dell’Unione Europea (BCE) detiene 26,9 miliardi di euro di debito greco. Se la Grecia va default non metterà il futuro della BCE a rischio perché è improbabile che altri paesi indebitati decidano di dichiarare default.

Per queste ragioni, un default greco non sarà peggio della crisi del debito del 1998, quando il default della Russia ha portato ad un’ondata di default in altri paesi emergenti. Il FMI ha prevenuto nuovi default fornendo il capitale necessario fino a quando le loro economie non sono migliorate. Il FMI possiede 21,1 miliardi di euro di debito greco, non abbastanza per metterlo in difficoltà.

La differenza oggi la fa la scala dei valori di default, che sono nei mercati sviluppati - la fonte di gran parte dei fondi del FMI. Gli Stati Uniti sono un grande finanziatore del FMI, ma è ora sono sovra-indebitati. Nessuno accetterebbe un piano di salvataggio americano per sostenere il debito sovrano europeo.

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