Fisco e Facebook: ecco la nuova frontiera dell’accertamento 2.0

Giuseppe Guarasci

9 Maggio 2016 - 07:30

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Facebook e Fisco, unione possibile? Il Fisco potrà utilizzare anche le notizie provenienti da giornali e social network come Facebook per procedere con le attività di verifica ed accertamento fiscale.

Fisco e Facebook: ecco la nuova frontiera dell’accertamento 2.0

Il Fisco potrà utilizzare anche lo strumento dei social network come Facebook per condurre la propria battaglia contro l’evasione.
La recente circolare N. 16/E del 28 aprile 2016 dall’Agenzia delle Entrate cambia notevolmente l’approccio del Fisco nelle indagini. Non ci saranno solo controlli mirati, utilizzando le tradizionali banche dati a disposizione della Pubblica Amministrazione come l’anagrafe tributaria, ma potrà essere utilizzata anche qualsiasi altra informazione comunque reperibile, come ad esempio quelle dei social network tipo Facebook.

Ecco tutte le novità della recente circolare in materia di accertamento fiscale tramite Facebook e mass media in generale.

Facebook come strumento di lotta all’evasione del Fisco?

Ma davvero l’utente di Facebook o altri social network dovrà stare attento agli accertamenti del Fisco quando scrive un post o pubblica una foto sul proprio profilo? Immaginiamo tutte le possibili situazioni pericolose che potrebbero verificarsi: una foto postata su Facebook che vi ritrae in qualche un resort di lusso, magari durante una vacanza in un’isola tropicale per la quale non vi è la tracciabilità finanziaria del pagamento; o ancora una foto con successivo commento, che rende noto l’acquisto dell’ultima fuoriserie di lusso appena uscita dal mercato, della quale però non vi è traccia di proprietà nei registri automobilistici. Questi potrebbero essere dei possibili campanelli d’allarme tali da poter far scattare eventuali accertamenti fiscali.
Ma veramente il fisco analizzerà anche a questi dettagli reperiti sui social per il contrasto all’evasione? In realtà è lo stesso direttore dell’Agenzia delle entrate ad ammetterlo, sulle pagine di Italia Oggi:

“Alle notizie ritraibili dalle banche dati si aggiungono quelle che pervengono da altre fonti, ivi incluse fonti aperte, per cui lo scenario informativo è ampio e variegato”.

In parole povere gli occhi del Fisco potrebbero, per la prima volta, essere ufficialmente puntati su Facebook o altri social network come Twitter e Instagram nonché su altri canali di reperimento di informazioni come siti e giornali.

Accertamento tramite Facebook: il Fisco dalla parte del contribuente

Le paure di eventuali controlli del Fisco, utilizzando Facebook come strumento di accertamento fiscale, vengono però disinnescate dalla stessa circolare che anzi punta fortemente a ridurre il peso delle presunzioni induttive favorendo anzi strumenti di confronto con il contribuente come il contraddittorio preventivo.

La stessa Orlandi afferma infatti che:

l’utilizzo delle presunzioni valutato e portare a risultati realistici e coerenti con l’effettiva capacità contributiva del soggetto indagato. Vanno assolutamente evitate ricostruzioni induttive, sopratutto se di ammontare particolarmente rilevante, effettuate senza valutare in modo attento e preciso la coerenza del risultato ottenuto con il profilo del contribuente e con l’attività svolta dallo stesso.

La circolare dà, invece, maggior risalto ad un’attività di accertamento fiscale sistematicamente incentrata sul contraddittorio preventivo con il contribuente. Ciò in quanto da un lato si rende la pretesa tributaria più credibile e sostenibile, dall’altro si scongiura l’effettuazione di recuperi non adeguatamente supportati e motivati perché non preceduti da un effettivo confronto con il contribuente.

In altre parole, nonostante i nuovi strumenti di controllo a disposizione del Fisco come Facebook, l’attività di accertamento si dimostrerà più “comprensiva”, pesando correttamente le presunzioni che potranno scaturire da forme di controllo diverse da quelle tradizionali.
Tali strumenti potranno essere un valido appoggio, ma si punterà fortemente a forme di “collaborazione” con il contribuente, al fine di far emergere in maniera spontanea la reale situazione reddituale, evitando i possibili errori derivanti dall’utilizzo di altri strumenti di ricostruzione induttiva del reddito.

Il direttore Orlandi conclude affermando infatti che:

Per cambiare verso bisogna cambiare mentalità, cambiare approccio, bisogna mettersi nei panni dell’altra parte. se da una verifica non emergono fatti o elementi concreti da contestare, occorre evitare la ricerca a ogni costo di infrazioni formali da sanzionare solo per evitare di chiudere negativamente la verifica stessa.

Sarà vero?

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