Crisi banche: il piano del Governo non può funzionare. Servono 52 miliardi

Flavia Provenzani

21 Dicembre 2016 - 09:57

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Per risolvere la crisi delle banche in Italia servono 52 miliardi di euro secondo i calcoli di Bloomberg. Il piano di salvataggio del Governo deve essere rivisto.

Crisi banche: il piano del Governo non può funzionare. Servono 52 miliardi

Le banche italiane hanno bisogno di almeno 52 miliardi di euro per ripulire i bilanci, molto più di quanto previsto dal piano di salvataggio del governo proposto lunedì.

Il deficit necessario a risolvere la crisi delle banche italiane è una stima di quanto gli istituti di credito dovrebbero aumentare il fondo perdite sui crediti per consentire la vendita dei crediti deteriorati, secondo i dati compilati da Bloomberg.

La somma comprende gli 8 miliardi di euro di accantonamenti che Unicredit ha riferito che aggiungerà prima di vendere 18 miliardi di euro di prestiti deteriorati e utilizza tale rapporto come un proxy per gap nelle altre banche. Il totale comprende anche i 5 miliardi di euro compresi nel tanto difficile aumento di capitale di MPS.

La soluzione alla crisi delle banche: i 20 miliardi stimati dal Governo non bastano

Questa settimana il governo italiano ha chiesto al Parlamento di aumentare il limite dell’indebitamento pubblico fino a 20 miliardi di euro per un potenziale sostegno di Monte Paschi e degli altri istituti di credito italiani in difficoltà.

Il piano di salvataggio governativo deve avvicinarsi di più a 30 miliardi di euro per risolvere la crisi dei crediti deteriorati in Italia, secondo Paola Sabbione, analista presso la Deutsche Bank, intervistata da Bloomberg. Tale conclusione assume il fatto che UniCredit e alcuni altri istituti riescano a raccogliere circa 20 miliardi di euro mediante il mercato dei capitali, le cessioni e un calo dei profitti - lasciando il governo a riempire il buco restante dei 52 miliardi di euro totali necessari.

Alcune delle banche quotate più grandi possono riuscire a raccogliere parte dei fondi necessari alla pulizia dei bilanci, tra cui MPS. Ma toccherà al Governo metterci il resto, ma a questi livelli sembra uno scenario impossibile.

UniCredit, la banca più grande del paese, prevede di aumentare gli accantonamenti per perdite sui crediti al 75 per cento per l’ammontare con basse probabilità più di recupero e al 40 per cento per le altre due categorie considerate meno disastrose. Le rettifiche di valore aiuteranno Unicredit a vendere un terzo dei non performing loans.

UniCredit ha in programma un aumento di capitale da 13 miliardi per coprire gli accantonamenti e gli altri costi di ristrutturazione e un miglioramento della sua quota di capitale. Le azioni della società sono salite dell’15 per cento dall’annuncio del piano il 13 dicembre, convincendo gli analisti che la banca avrà poca difficoltà ad implementare il suo progetto.

Le banche italiane hanno 356 miliardi di euro in crediti deteriotati (dato aggiornato alla fine di giugno) e 165 miliardi di euro in accantonamenti a copertura, secondo gli ultimi dati Banca d’Italia. Per raggiungere una protezione al 75 per cento per la categoria dei crediti più difficili da recuperare e una al 40 per cento per le restanti categorie di NPL, come UniCredit sta facendo, c’è bisogno di 52 miliardi di euro.

La soluzione alla crisi delle banche: un fondo governativo?

La BCE sta spingendo per la riduzione delle sofferenze da parte di 14 grandi banche italiane che supervisiona direttamente, tra cui UniCredit e Monte Paschi.
Una volta che le banche più grandi saranno riusciti a vedere parte dei crediti deteriorati, la Banca Centrale Europea potrebbe iniziare a fare pressione sulla Banca d’Italia, che supervisiona il resto degli istituti di credito della nazione, affinché faccia lo stesso con le banche più piccole. E il governo potrebbe dover contribuire.

L’Italia ha evitato l’intervento diretto sulle sue banche perché le nuove norme dell’Unione Europea prevedono delle perdite sui bond junior, che sono per la maggior parte detenuti da piccoli investitori privati.

La Spagna, che ripulito le sue banche nel 2012 finanziando una società per la gestione degli asset affinché in cui mettere i prestiti in sofferenza, ha imposto delle perdite sui creditori subordinati come condizione per poter utilizzare i fondi UE. Il paese ha poi rimborsato gli investitori retail che avevano acquistato le obbligazioni senza piena coscienza del loro rischio.

L’Italia ha spinto le banche più sane e le società di assicurazione a finanziare un fondo di risparmio per crediti inesigibili. La soluzione, di nome Atlante, non è stata all’altezza di raccogliere denaro sufficiente per affrontare tutti i crediti in sofferenza presenti sui bilanci.

L’Italia potrebbe seguire l’esempio della Spagna e creare un fondo finanziato dal governo, procedere con il bail in e poi rimborsare gli investitori al dettaglio. Questo potrebbe accelerare la pulizia dei bilanci delle banche italiane.

Un nuovo governo in Italia 2017 avrebbe più possibilità di implementare questa scelta.

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# Italia
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