Contraddittorio Fisco-Contribuente: quando è obbligatorio?

Francesco Oliva

15 Dicembre 2015 - 07:00

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Il diritto al contraddittorio Fisco-contribuente torna alla ribalta per effetto della recente decisione della Consulta. Quali sono i casi previsti dalla legge in cui il contraddittorio è obbligatorio?

Contraddittorio Fisco-Contribuente: quando è obbligatorio?

La sentenza della Corte di Cassazione, della quale abbiamo parlato ieri su Forexinfo, pur stabilendo l’inesistenza generalizzata del diritto al contraddittorio preventivo Fisco-Contribuente per tutti i tipi di accertamento, ci consente comuque alcune riflessioni.
Innanzitutto, è stato affermato che il diritto al contraddittorio preventivo non sussiste per tutti i tipi di accertamento ma solo per i tributi armonizzati (cioè quelli introdotti dalla legislazione comunitaria, tipo l’IVA) ovvero quando il contraddittorio è espressamente previsto dalla legge.
A questo proposito, quali sono i casi in cui la legge prevede il contraddittorio obbligatorio nel rapporto Fisco-Contribuente?

Contraddittorio Fisco-contribuente: quando è obbligatorio per legge?

Secondo la sentenza numero 24823 del 9 dicembre 2015, il contraddittorio preventivo (cioè anteriore al perfezionamento dell’avviso di accertamento) tra Fisco e contribuente è obbligatorio solo nei casi di tributi comunitari armonizzati e di espressa previsione legislativa.
A questo proposito, in quali casi la legge prevede il contraddittorio preventivo obbligatorio?

La legge italiana, prevede il contraddittorio preventivo obbligatorio nel rapporto Fisco-contribuente nei seguenti casi:

  • accertamenti emessi in seguito a una verifica presso la sede del contribuente, il cui contraddittorio preventivo è disciplinato dall’articolo 12 comma 7 dello Statuto dei diritti del contribuente;
  • accertamenti standardizzati (parametri) previsti dagli articoli 3, comma 185 della legge 549/1995 e 10, comma 3 bis della legge 146/1998;
  • liquidazioni delle imposte in base alla dichiarazione, il cui contraddittorio è previsto dagli articoli 36 bis del dpr 600/1972 e 54 bis comma 3 del dpr 633/1973, oltre che dall’articolo 6 comma 5 dello Statuto dei diritti del contribuente;
  • liquidazione derivante dal controllo formale previsto dall’articolo 36 ter del dpr 600/1973;
  • accertamenti sintetici, secondo l’articolo 38 del dpr 600/1973;
  • recuperi a tassazione di deduzioni di costi relativi a operazioni intercorse con imprese con sede in Paesi black list, secondo l’articolo 110 comma 11 del TUIR);
  • accertamenti sull’abuso del diritto in generale, di cui all’articolo 10 bis dello Statuto dei diritti del contribuente;
  • pretese in materia doganale, di cui all’articolo 11 comma 4 bis del Decreto Legislativo numero 374/1990.

Contraddittorio Fisco-Contribuente: perché la sentenza della Consulta assume tanta importanza?

La sentenza della Consulta della scorsa settimana apparte particolarmente significativa. Ciò in quanto, nonostante le varie previsioni normative, la prassi degli uffici delle Entrate raramente riconosce il diritto al contraddittorio.
O meglio, il diritto al contraddittorio viene riconosciuto ma non in forma tale da consentire al contribuente di difendersi compiutamente.
Si pensi, per esempio, a tutti i casi in cui gli accertamenti vengono notificati direttamente ai contribuenti, senza alcuna possibilità di chiarimento preliminare.

Contraddittorio Fisco-Contribuente: dubbi sulle cartelle di pagamento

Alla luce delle recenti interpretazioni giurisprudenziali, si attende di capire se analoghe considerazioni potranno valere per le cartelle di pagamento emesse in seguito agli avvisi bonari per i controlli automatizzati ovvero formali delle dichiarazioni.
In base alla sentenza numero 24823/2015, una cartella di pagamento, derivante da un avviso di accertamento emesso senza garantire il conraddittorio, dovrebbe essere ritenuta nulla.

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