CET1 ratio: cos’è, cosa indica e perché è essenziale per valutare una banca

Livio Spadaro

10 Maggio 2016 - 16:51

condividi

Sempre più spesso si sente nominare il CET1 ratio quando si parla di banche. Che cos’è questo indicatore? Ecco tutto ciò che c’è da sapere sul Common Tier Equity 1.

CET1 ratio: cos’è, cosa indica e perché è essenziale per valutare una banca

Quante volte sui giornali o in televisione si è sentito parlare del CET1 ratio quando l’argomento sono le banche? Molti si chiedono cosa sia questo indice patrimoniale la cui sigla nasconde il ben più lungo significato di Common Equity Tier 1ratio - il parametro principale a cui le banche, investitori e risparmiatori fanno riferimento per valutare la solidità di una banca.

La BCE - come vedremo - istituisce valori soglia di CET1 per ogni banca e per ogni Paese, anche se in linea generale il valore minimo indicato è quello dell’8%.

Il Common Equity Tier 1 da solo non è indice di solidità patrimoniale ma va inserito in un contesto valutativo di un istituto di credito di cui si parlerà nel dettaglio.

Ecco cos’è il CET1 ratio, come viene calcolato e quale uso farne in sede di valutazione di una banca.

CET1 ratio sempre più famoso tra bail-in, Atlante e decreto salva-banche

Il CET1 ratio sta diventando sempre più famoso tra risparmiatori e investitori soprattutto dopo il fallimento delle 4 banche italiane interessate dal decreto salva-banche.

La costituzione del fondo Atlante poi, voluta dal governo per aiutare le banche più in difficoltà, ha riportato l’attenzione sul sistema bancario italiano che appare sempre meno solido.

Con l’introduzione a gennaio del bail-in è ormai d’obbligo saper valutare l’istituto di credito in cui versare i risparmi ed il CET1 ratio in questo senso ci dà una mano.

CET1 ratio: cos’è?

L’acronimo CET1 ratio sta in realtà per Common Tier Equity 1 ratio ed è il maggiore indice di solidità di una banca. Questo rapporto, espresso in percentuale, viene calcolato rapportando il capitale ordinario versato (Tier 1) con le attività ponderate per il rischio.

Cosa significa in sintesi questo rapporto? In sostanza il CET1 ratio ci dice con quali risorse l’istituto oggetto di valutazione riesce a garantire i prestiti concessi ai clienti ed i rischi rappresentati dai crediti deteriorati (o non performing loans).

CET1 ratio: in Italia la BCE ha indicato come soglia minima il 10,5%

La BCE e le autorità europee hanno deciso che tale indice non può essere inferiore all’8% in tutti gli Stati, pena il commissariamento della banca come avvenuto in Italia con banca Etruria per fare un esempio.

Ad ogni Paese membro dell’UE è stato assegnato un CET1 ratio minimo per i propri istituti e all’Italia è stato designato un 10,5% in linea generale. Si parla di linea generale poiché la BCE, tramite il meccanismo unico di vigilanza, decide di volta in volta il target di CET1 per ogni istituto di credito.

Come viene regolato ogni singolo CET1? La BCE periodicamente svolge gli Srep test (acronimo di Supervisor Review and Evaluation Process) che le banche devono superare. Superata la fase di test, la BCE indica all’istituto di credito interessato il target di CET1 ratio da raggiungere in un certo periodo di tempo.

CET1 ratio: è possibile monitorarlo?

Il CET1 ratio è monitorabile? La risposta è sì. Ogni banca nel bilancio di esercizio, così come nei report finanziari infrannuali pubblica il CET1 ratio rilevato in un certo periodo di tempo.

Tendenzialmente, gli istituti fanno leva proprio su questo indicatore per farsi pubblicità in quanto, come descritto in precedenza, rappresenta un indicatore di solidità dell’istituto.

CET1 ratio: da solo non basta, ecco cos’altro controllare

Il CET1 da solo non è sufficiente per rilevare la solidità della banca. In Italia vi sono istituti che presentano CET1 ratio normali che non riflettono però l’ammontare di crediti deteriorati posseduti dalla banca che potrebbero mettere a rischio la normale gestione dell’attività.

È bene quindi non limitarsi esclusivamente alla visione del CET1 ratio per valutare un istituto di credito ma è consigliabile dare un’occhiata di volta in volta alle relazioni finanziarie infrannuali e al bilancio d’esercizio. Nel particolare, si deve monitorare:

  • la qualità degli impieghi;
  • la redditività;
  • il valore del capitale;
  • notizie riguardanti la banca.

La qualità degli impieghi è da monitorare poiché inversamente proporzionale all’incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei crediti. La redditività invece suggerisce la capacità della banca di creare valore sia per gli azionisti che per i risparmiatori.

Il capitale più alto è e meglio è poiché indice non solo della capacità della banca di erogare prestiti e mutui ma anche di porsi a garanzia dei depositari. Infine, le notizie vanno monitorate costantemente in quanto va valutata sempre la capacità del management e il sentiment del mercato verso l’istituto oggetto di studio.

Argomenti

# Banche

Iscriviti a Money.it

Trading online
in
Demo

Fai Trading Online senza rischi con un conto demo gratuito: puoi operare su Forex, Borsa, Indici, Materie prime e Criptovalute.

Correlato