Accoglienza migranti in Italia: ecco chi ci guadagna davvero e come funziona

Federica Ponza

4 Gennaio 2017 - 15:15

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Come funziona l’accoglienza in Italia? E soprattutto, chi ci guadagna davvero con il business dell’immigrazione? Ve lo spieghiamo in questo articolo.

Accoglienza migranti in Italia: ecco chi ci guadagna davvero e come funziona

Come funziona l’accoglienza dei migranti in Italia? E soprattutto, chi ci guadagna davvero da quello che sembra essere diventato un vero e proprio business sull’immigrazione?

L’accoglienza ai migranti è uno degli argomenti più dibattuti e controversi del discorso politico italiano. Dopoi drammatici eventi di cronaca avvenuti nel centro di accoglienza di Cona a Venezia, è ancora più importante essere consapevoli di come funziona l’accoglienza in Italia.

Anche il discorso pubblico sull’accoglienza ai migranti si fa spesso aspro, coadiuvato anche da un discorso politico che spesso tende a gettare benzina sul fuoco, facendo ricadere le colpe dei problemi economici e occupazionali italiani proprio sui migranti.

Le notizie bufala (come quella dei 35 euro al giorno che ogni migrante riceverebbe) che ogni giorno popolano la rete riescono a dare il colpo di grazia, convincendo molte persone che i migranti sono tutti un male e che andrebbero tutti rispediti ai loro paesi di origine (in realtà, spesso,i migranti sono una risorsa per lo Stato italiano).

A completare il quadro, la paura nei confronti di ciò che non si conosce e la grande insicurezza ed instabilità che ha caratterizzato il nostro paese negli ultimi anni.

Ma come funziona davvero l’accoglienza dei migranti in Italia? La risposta a questa domanda può aiutare ad eliminare tanti preconcetti e notizie false che ogni giorno vengono lette e condivise sui social network e che alimentano sentimenti di odio e razzismo diffusi.

Sono in pochi, però, quelli che sanno davvero come funziona l’accoglienza dei migranti in Italia e i vari centri di accoglienza. Capirlo può aiutare ad avere un approccio più consapevole e meno deviato al problema che esiste, certo, ma che dovrebbe essere affrontato con toni differenti.

Accoglienza migranti in Italia: gli hotspot e gli hub che accolgono i migranti

In Italia il sistema di accoglienza per i migranti è costituito da diverse strutture e si divide in prima accoglienza e seconda accoglienza.

Quando un migrante giunge in Italia (spesso dalle cose e, dunque per via mare) viene accolto negli hotspot locali, ossia delle strutture che hanno il compito di prestare il primo soccorso, identificare, fotosegnalare e raccogliere le impronte digitali del migrante appena giunto in Italia.

In questa fase, i migranti che fanno richiesta di protezione internazionale vengono collocati nei vari hub regionali, in cui dovrebbero permanere per un periodo di tempo che va dai 7 ai 30 giorni per poi essere ricollocati nel sistemaSPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).

Dal maggio 2015, infatti, è entrata in vigore la cosiddetta Agenda per la migrazione, un testo proposto dalla Commissione Europea che propone un nuovo modo di accogliere e smistare i migranti.

Nella fase della prima accoglienza, infatti, i migranti che fanno richiesta di protezione internazionale, dopo essere stati smistati nei vari hub, dovrebbero essere collocati nei vari paesi europei secondo un sistema di quote.

L’Agenda per la migrazione, poi, stabilisce anche una distinzione netta dei migranti in due categorie: i migranti economici e i profughi.
La distinzione si basa sulla nazionalità del migrante iracheni, siriani ed eritrei sono accolti in quasi tutti i paesi europei; gli altri, invece, sono classificati come migranti economici.

In quest’ultima categoria, però, finiscono anche quei migranti che fuggono da guerre e regimi dittatoriali (come i migranti provenienti dalla Libia o dall’Afghanistan) e per questi è possibile richiedere l’asilo in Italia, ma le speranze di essere accettati sono davvero molto basse.

La nuova normativa europea ha creato la necessità di un riassetto del sistema di accoglienza migranti italiano, visto che prima dell’Agenda per la migrazione i centri italiani erano divisi in CPSA (Centri di Primo Soccorso e Accoglienza), CDA (Centri di Accoglienza), CARA (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo) e CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione).

Tutte queste strutture, dunque, devono essere sostituite dagli hotspot e dagli hub regionali previsti dall’Agenda per la migrazione.

Ma cosa accade ad un migrante una volta passata la fase della prima accoglienza?
Si passa alla fase della seconda accoglienza, ossia l’inserimento nello SPRAR oppure nei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria).
Vi spieghiamo nel dettaglio cosa sono e come funzionano.

Accoglienza migranti in Italia: SPRAR e CAS, cosa sono e come funzionano

Una volta che il migrante è stato identificato, dovrebbe essere inserito nel sistema SPRAR, il sistema di accoglienza che dovrebbe prevedere un percorso di integrazione individuale.

L’adesione allo SPRAR è volontaria e subordinata alla creazione di un progetto in collaborazione con il comune che possa prevedere sia un programma di aiuto materiale ai migranti - attraverso la fornitura di cibo, vestiti, assistenza sanitaria -, sia percorsi di integrazione sul lungo periodo e professionalizzazione.

Ad aderire allo SPRAR sono strutture ed enti locali che si offrono di ospitare i migranti, in cambio della possibilità di accedere al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (FNPSA), che permette di ottenere il denaro sufficiente per provvedere alle necessità del migrante.

L’aspetto positivo dello SPRAR è che questi sono vincolati a norme stringenti, prevedono una rendicontazione economica stringente, hanno standard di qualità più alti e hanno come scopo l’integrazione a lungo termine del richiedente asilo e non solo l’accoglienza temporanea.

Con l’aumento della migrazione dovuto alle primavere arabe, però, i posti nelle strutture SPRAR non sono più stati sufficienti all’accoglienza e sono nate delle strutture parallele chiamate CAS.

I CAS sono gestiti da associazioni e cooperative e, in teoria, sono allestiti in strutture turistiche ed alberghiere. Attualmente i CAS ospitano il 70% dei profughi e richiedenti asilo e, dunque, sono diventati la forma di accoglienza ordinaria.

Questo perché l’assegnazione dei migranti per regione (dunque nei CAS) è disposta dalla prefettura e dal Ministero degli Interni ed è obbligatoria; mentre l’adesione allo SPRAR è volontaria, come abbiamo già detto.

La qualità dell’accoglienza offerta dai CAS, però, è disomogenea e, anche se teoricamente dovrebbero essere garantiti certi standard, la realtà dei fatti è spesso lontana da una situazione quantomeno dignitosa.

Accoglienza migranti in Italia: chi ci guadagna davvero dal business dell’immigrazione?

La realtà dei fatti, purtroppo, è che l’immigrazione è diventato un vero e proprio business e a guadagnarci non sono i profughi oppure i richiedenti asilo, ma le associazioni e le cooperative che si occupano dell’accoglienza.

Il sistema, infatti, non funziona come dovrebbe e spesso i migranti rimangono bloccati negli hotspot per molti mesi, senza sapere nulla della loro sorte, nonostante le richieste di asilo o di ricollocamento.

Questo perché il sistema è lento e spesso il ricollocamento per quote richiede dei tempi estremamente lunghi, tempi durante cui i migranti vivono in strutture sovraffollate, senza i servizi minimi e senza potersi muovere verso altre mete.

Coloro che provano a spostarsi con mezzi propri, infatti, perdono il diritto di essere assistiti dai centri di accoglienza italiani e, allo stesso tempo, non possono essere accolti dagli altri paesi europei perché la normativa vigente le richieste d’asilo vanno inoltrate nel primo paese di accoglienza.

Coloro che rifiutano di essere identificati per non rimanere incastrati in un sistema che spesso non funziona e che li bloccherà per mesi in situazioni precarie, rischiano di essere espulsi, nonostante la sussistenza dei requisiti per la richiesta di asilo politico.

Anche quando i migranti vengono ricollocati fra CAS, SPRAR e CARA (strutture governative in cui si rimane in attesa per molto tempo in attesa di conoscere la propria sorte, anche se il limite massimo sarebbe 35 giorni), la situazione non migliora di molto.

Infatti, come già detto, il 70% dei migranti viene ospitato dai CAS che spesso sono capannoni o strutture fatiscenti, senza i servizi minimi, con una capienza ridotta, in cui però vengono stipate persone (centri nati per accogliere 150 persone che ne arrivano ad ospitare fino a 1500) di nazionalità e culture diverse.

Ma chi ci guadagna davvero da tutto ciò? La risposta è semplice: le cooperative e le associazioni che decidono di gestire l’accoglienza.

I casi di gestione virtuosa, infatti, sono molto pochi; per la maggior parte la situazione è disperata, con persone che vivono in condizioni precarie, senza saper nulla della loro sorte.

Se è vero che le cooperative e le associazioni che gestiscono l’accoglienza migranti ricevono 35 euro al giorno per migrante, non è affatto vero che questi soldi sono poi a disposizione delle persone che vivono nelle strutture.

La paghetta giornaliera di un migrante, infatti, è di soli 2,50 euro e quei soldi, che dovrebbero essere utilizzati per pagare operatori, fornire cibo, vestiti, servizi sanitari e strutture adeguate, finiscono nelle tasche di chi ha fatto delle tratte di persone un business, al pari di quelli che organizzano le traversate clandestine in barconi pieni di gente in fuga da guerre e povertà.

La situazione di molti centri di accoglienza, dunque, è caratterizzata da un numero ridotto di operatori destinati ad occuparsi dei migranti e da assistenza sanitaria praticamente inesistente o improvvisata dagli operatori suddetti che però non sono né medici né infermieri.

E le strutture, spesso fatiscenti e sporche, ospitano un sovrannumero di migranti che non hanno nessun tipo di indicazione su cosa li aspetterà in futuro e vivono in un limbo di disperazione ed attesa che li logora di giorno in giorno.

In tutto ciò, le cooperative che gestiscono l’accoglienza possono arrivare a fatturare anche milioni di euro all’anno, giocando sulla disperazione delle persone.

Anche l’accoglienza nelle strutture alberghiere è ormai diventata un business, visto che spesso i proprietari si propongono per accogliere i migranti per risollevare le sorti della propria struttura che magari verteva in condizioni economiche poco rosee.

Insomma, di hotel a cinque stelle e soldi facili per i migranti non ce n’è proprio l’ombra.
Lo stesso non si può dire per alcune delle cooperative che si occupano dell’accoglienza dei migranti in Italia.

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