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Ucraina. Il genocidio dimenticato: 1932-1933 Formato Kindle
Tra l’autunno del 1932 e la primavera del 1933 sei milioni di contadini nell’URSS furono condannati a morire di fame: quasi i due terzi delle vittime erano ucraini. Quella carestia di proporzioni inaudite non fu dovuta ai capricci della natura, ma venne orchestrata da Stalin per punire i ribelli delle campagne che, in tutta l’URSS, si opponevano alla collettivizzazione imposta dall’alto. In Ucraina lo sterminio dei contadini, il cosiddetto holodomor, si intrecciò con la persecuzione dell’intellighenzia e con la guerra al sentimento patriottico di un popolo. Sulla base della documentazione emersa dopo il crollo dell’URSS, il libro ricostruisce quei drammatici avvenimenti e spiega le motivazioni che spinsero Stalin a prendere decisioni così spietate.
La storia tragica e sconvolgente di come, per volere di un dittatore, sei milioni di contadini furono lasciati morire di fame. Un libro che continua a commuovere le sue lettrici e i suoi lettori.
★★★★★ «La storia di chi non si arrese al silenzio imposto dal governo sovietico». Simone Bellezza, L’INDICE DEI LIBRI DEL MESE
★★★★★ «Uno di quei passaggi della storia di cui si è saputo pochissimo per decenni». Massimo Vanni, LA REPUBBLICA
★★★★★ «Ricostruisce quei terribili avvenimenti e fa emergere la verità sul più terribile dei crimini di Stalin». Riccardo Michelucci, L’AVVENIRE
★★★★★ «Il libro di Ettore Cinnella resterà alla storia». Philippe de Lara, COMMUNISME
★★★★★ «Se lo studio del passato è sempre storia contemporanea, vale la pena di leggere il nuovo appassionante saggio di Ettore Cinnella». Dino Messina, CORRIERE DELLA SERA
★★★★★ «Niente potrà mai eguagliare l’offensiva dei bolscevichi contro l’Ucraina. Come racconta Ettore Cinnella, massimo storico italiano della rivoluzione russa, in uno splendido libro». Diego Gabutti
★★★★★ «Le ricerche di Cinnella, non ci svelano soltanto le premesse e gli esiti devastanti dell’holomodor, ma anche le colpe degli storici e dei paesi occidentali che non vollero vedere o non furono in grado di comprendere cosa stava accadendo». Luca Menichetti, LANKELOT
★★★★★ «Di questo genocidio perpetrato nel cuore dell’Europa si sa molto poco in Italia e nel mondo... Un primo contributo a colmare il deficit di conoscenza ci viene ora dal libro di Ettore Cinnella». Vincenzo Fratta, SECOLO D'ITALIA
Ettore Cinnella, specialista di storia russa e allievo della Scuola Normale Superiore, è stato professore di Storia contemporanea e Storia dell’Europa orientale all’Università di Pisa. Ha scritto numerosi saggi di storia russa e di storia moderna e contemporanea, tradotti in diverse lingue. Il libro Ucraina. Il genocidio dimenticato è stato finalista al Premio Friuli per la storia e ha avuto in Italia un grande successo di critica e di pubblico.
- LinguaItaliano
- Data di pubblicazione20 maggio 2015
- Dimensioni file687 KB
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- ASIN : B00Y1JKVFK
- Editore : Della Porta Editori (20 maggio 2015)
- Lingua : Italiano
- Dimensioni file : 687 KB
- Da testo a voce : Abilitato
- Screen Reader : Supportato
- Miglioramenti tipografici : Abilitato
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- Lunghezza stampa : 302 pagine
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Quindi Cinnella con il libro ci fornisce le risposte ai due quesiti, spiegando esaurientemente come questa immane tragedia sia potuta avvenire e nel contempo fornendo le prove dell’intenzionalità, perché se è vero che Stalin nulla fece per determinare la carestia, al contrario mise in atto una politica di sequestri dei generi alimentari al fine di concretizzare il piano economico basato sul passaggio accelerato al collettivismo; avrebbe potuto andare in soccorso, come gli era stato più volte richiesto, ma ha sempre preferito immettere sul mercato internazionale la gran parte del più ridotto raccolto per acquisire da un lato la valuta estera necessaria per acquisire i macchinari indispensabili per la realizzazione di una forte industria, e dall’altro per affamare gli agricoltori e renderli umili e disinteressati lavoratori delle fattorie collettive. Questo è stato l’Holodomor, una strage di stato e quindi si è trattato di un vero e proprio genocidio. Sulla base della documentazione emersa dopo il crollo dell'URSS, il libro ricostruisce quei drammatici avvenimenti e spiega le motivazioni che spinsero Stalin a prendere decisioni così spietate. E’ probabilmente da quegli anni di orrore che gli ucraini, tesi a rivendicare la propria identità nazionale, cominciarono a odiare il potere centrale di Mosca e per estensione i russi, tanto che all’epoca dell’invasione tedesca, nella speranza anche di poter così ottenere l’indipendenza, molti diventarono collaboratori dei nazisti, e non pochi addirittura si arruolarono nelle famigerate SS. Ciò può anche spiegare lo spirito di resistenza che anima gli ucraini che si oppongono con tutte le loro forze all’attuale invasione russa. Del resto le esperienze del passato si manifestano sempre nel presente ed è per questo anche che si studia la storia, che si è sempre detto che è maestra di vita, ma, visti i continui errori, c’è da dubitare sulle capacità di apprendimento degli allievi.
Da leggere per sapere e comprendere il perché del presente.
Il libro si focalizza in particolare sull'ucraina (2/3 delle vittime si sono verificate lì) ma analizza anche la carestia vissuta in Kazakistan, nella regione della Volga, nelle terre nere e nel Caucaso Settentrionale.
Non saprei dire se sia corretto parlare di genocidio. Sicuro è che l'incompetenza e la violenza cieca delle autorità sovietiche (il cui obiettivo era 'eliminare il kulako come classe' e collettivizzare l’agricoltura per sostenere l’industrializzazione) portò a commettere crimini, furti, sevizie e violenze anche sui contadini ‘poveri’ e ‘medi’, coloro che teoricamente avrebbero dovuto trovare giovamento dal nuovo corso comunista. Personalmente, ciò che traspare dalle lettere e dagli atti di molti esponenti delle autorità, invece, è solo odio verso chiunque non segua acriticamente le direttive imposte dall'alto, nascosto dietro la 'caccia al kulako e agli elementi controrivoluzionari', strumento sempre buono per eliminare ogni forma di dissenso. Il socialismo, da tentativo di edificare un mondo più giusto per gli oppressi si era trasformato in crudele sistema di oppressione e sfruttamento. I lavoratori dei kolchoz divennero i nuovi servi della gleba, dato che erano assoggettati allo Stato come a un signore feudale e non fu dato loro fino agli anni ’70 il passaporto interno per spostarsi lontano dalle loro terre.
L'Ucraina fu colpita enormemente dalla collettivizzazione e dalla carestia, anche se bisogna ricordare obbligatoriamente che furono colpite ANCHE le regioni russe e del Kazakistan. In Ucraina si procedette, inoltre, già nell’1932-33 e poi nel 1937 con le Grandi Purghe anche all'epurazione e all’eliminazione dell'intellighenzia del paese. Sembra chiaro che l'obiettivo sia stato quello di impedire il risveglio linguistico (riemerso anche grazie alle politiche di Lenin di Korenizacija) e nazionale ucraino, che avrebbero potuto indirizzare l’Ucraina verso una maggiore autonomia.
Il libro, presentando atti e lettere ufficiali, dal mio punto di vista merita 4 stelle. È molto dettagliato. Non mi è piaciuto un certo linguaggio a volte presente, (ad esempio parlare dei 'signori del Cremlino') e soprattutto l'idea (presentata nell'introduzione) che l'Ucraina debba per forza rivolgersi e integrarsi nel mondo Occidentale per evitare il giogo moscovita che tanti danni ha fatto all'Ucraina stessa. Penso invece che l'Ucraina possa vivere in buone relazioni anche con la Russia, purché la seconda non la tratti più come giardino di casa ma come stato indipendente e i primi rispettino i cittadini ucraini di etnia russa. Nessuno dei due Stati si è mosso in tal senso.
Inoltre, l'integrazione con l'Occidente potrà portare ad aspetti positivi SOLO SE l'Occidente stesso cambierà il proprio modello economico, passando dai suoi sistemi di neoliberismo o pseudosocialismo (di fatto dei sistemi oligarchici a vantaggio di pochi) verso un sistema che garantisca un vero Stato Sociale e Libertà di Stampa (quest'ultimo aspetto sicuramente più tutelato che in Russia, ma in sostanza impossibilitato nei nostri paesi a focalizzarsi sulla critica all'imperialismo militare americano e alle scelte di demolizione della Cosa Pubblica in favore del dominio di una ristretta élite, sia essa latifondista o finanziaria).