Valutazione del rendimento e del rischio di un titolo azionario

Maurizio Contini

29/11/2016

06/06/2019 - 16:56

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Come si calcola il rendimento di un’azione? In che modo il rischio influisce sul rendimento? Ecco tutto ciò che c’è da sapere prima di investire.

Valutazione del rendimento e del rischio di un titolo azionario

Come si calcola il rendimento di un’azione? Quali sono i fattori che si devono prendere in considerazione? Abbiamo deciso di dare una risposta chiara a queste domande, in modo da chiarire questi concetti.

Saper calcolare il rendimento di un’azione è un elemento indispensabile quando si parla di titoli azionari su cui investire. Prima di valutare la convenienza a negoziare un titolo sarà infatti importante capire quale sarà il nostro potenziale rapporto di rischio/rendimento.

Come calcolare il rendimento di un’azione?

Il rendimento che un titolo azionario offre all’investitore nel corso di un anno può essere misurato come il rapporto tra la somma della variazione di prezzo e dell’eventuale dividendo e il prezzo iniziale del titolo stesso:

R = {P_{1}-P_{0}+D\over P_{0}}

Dove P0 indica il prezzo iniziale; P1 la quotazione a fine anno e D il dividendo percepito nel corso dell’anno.

Rendimento e rischio

Gli investitori valutano e selezionano le azioni su cui investire in funzione di due parametri:

  • Rendimento atteso: al momento in cui si investe non è possibile sapere quanto renderà effettivamente l’azione, ma si può fare una stima espressa dalla variabile casuale E(R).
  • Rischio: si calcola in termini di varianza dei rendimenti, ossia la dispersione dei singoli rilievi intorno al valore atteso. Maggiore è la varianza, maggiore è la probabilità di allontanarsi dal rendimento atteso. Ciò comporta una più alta perdita potenziale dell’operazione. La misura del rischio viene anche indicata anche come deviazione standard, (la radice quadrata della varianza).

Indicatori di rischio

Il rischio di un titolo azionario può essere identificato con la variabilità del suo rendimento. In sostanza, un’azione è tanto più rischiosa quanto maggiore è la variabilità del suo rendimento attorno al valore atteso. I titoli che offrono rendimenti molto elevati sono anche quelli con un livello di rischio maggiore.

Per esempio: i titoli emessi da società di maggiori dimensioni, operanti in settori relativamente maturi e stabili, cono caratterizzati da rendimento medi o attesi più bassi, ma anche da un minor grado di rischio rispetto ai titoli emessi da società operanti in settori innovativi. Questi ultimi sono infatti caratterizzati da elevati potenziali di crescita ma allo stesso tempo da rischio più elevato.

Il profilo di rischio di un titolo può essere calcolato ricorrendo a due principali indicatori:

  • volatilità: rappresenta la variabilità complessiva del rendimento di un titolo e viene generalmente stimato sulla base della deviazione standard delle variazioni del prezzo del singolo titolo. Un titolo con un prezzo che subisce oscillazioni più pronunciate viene considerato più rischioso di un titolo che presenta un variabilità del prezzo più contenuta.
  • beta: misura la sensibilità del singolo titolo alle variazioni del suo indice di riferimento.

In sostanza, la variabilità del rendimento di un titolo può essere ripartito in due componenti:

  • una componente non sistematica o diversificabile, che dipende dall’evoluzione delle caratteristiche specifiche dell’emittente di quel titolo. Questa parte di rischio può essere eliminata con un’appropriata politica di diversificazione degli investimenti;
  • una componente sistematica e non diversificabile, la quale dipende dal fatto che il rendimento del titolo è inevitabilmente legato a quello dell’intero mercato azionario. La diversificazione degli investimenti, non riesce a proteggerli dalla parte sistematica. La sensibilità alle variazioni del mercato azionario è misurata dal beta di ogni titolo.

Il beta del titolo

Il beta rappresenta dunque una misura del grado di rischio sistematico di un titolo. In pratica il beta di un titolo è dato:

 \boldsymbol{\beta}_{i}  = {Cov_{i,m}\over Var_{m}} =  {\sigma_{i,m}\over\sigma^2_{m}}

Dove Cov_i,m rappresenta la covarianza fra il rendimento dell’azione e quello del mercato di riferimento nel suo complesso e Var_m rappresenta la varianza del rendimento del mercato azionario.

In base ai valori che il beta può assumere, si delineano tre situazioni:

  • Beta > 1: titolo aggressivo che tende ad amplificare le fluttuazioni del mercato di riferimeto. Si tratta quindi di un titolo dal quale gli investitori si attendono un rendimento elevato.
  • Beta < 1: titolo difensivo che risente poco delle fluttuazioni del mercato e dal quale gli investitori si attendono un rendimento più limitato.
  • Beta = 1: titolo neutrale reagisce alle fluttuazioni del mercato in modo proporzionale. Le variazioni dell’azione replicano esattamente quelle dell’indice.

Di seguito una tabella illustra il rapporto tra beta, rischio specifico e rischio sistematico.

Titolo Volatilità Beta Rischio complessivo Rischio sistematico Rischio specifico
A 5% 1,5 basso alto basso
B 10% 1,0 medio medio medio
C 15% 0,5 alto basso alto

Quando dal singolo titolo si passa a considerare il caso di un portafoglio di più titoli, è possibile calcolare il beta del portafoglio mediante una media ponderata dei vari coefficienti.

Supponiamo di avere un portafoglio ripartito in tre titoli A,B,C con le caratteristiche illustrate nella seguente tabella.

Titolo A B C totale
valore 25 15 10 50
peso% 50 30 20 100
beta 1,2 1 0,8

Il beta dell’intero portafoglio può essere calcolato come media ponderata dei coefficienti beta dei titoli che lo compongono:

 \boldsymbol{\beta}_{p}  = \sum_{i=1}^3 \boldsymbol{\beta}_{i}* Peso_{i} = 0,5*1,2+0,3*1+0,2*0,8 = 1,06

Si noti che il beta del portafoglio è maggiore di 1 perché l’unico titolo con beta maggiore di 1 è anche quello con il peso maggiore nel portafoglio.

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