Referendum Grecia: i possibili scenari che potrebbero aprirsi dopo il referendum del 5 luglio

Stefania Manservigi

1 Luglio 2015 - 11:13

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Il prossimo 5 luglio il popolo greco sarà chiamato al voto per decidere, attraverso un referendum, le sorti della Grecia e dell’Europa. Che cosa potrebbe succedere? Vediamo tutte le conseguenze che potrebbero scaturire in caso di vittoria del sì o in caso di vittoria del no.

Referendum Grecia: i possibili scenari che potrebbero aprirsi dopo il referendum del 5 luglio

Sì o no, è questa la scelta a cui sono chiamati i greci che, con il referendum del prossimo 5 luglio, dovranno decidere se accettare la proposta dei creditori internazionali influenzando in questo modo la permanenza della Grecia nell’Eurozona.
Ecco i possibili scenari che potrebbero aprirsi.

Referendum Grecia: se vince il sì
Da un punto di vista politico la vittoria del sì, e quindi l’accettazione da parte del popolo greco del piano di rientro proposto dai creditori internazionali, potrebbe portare alle dimissioni dell’attuale premier greco Alexis Tsipras.
Le dimissioni porterebbero ad elezioni anticipate da tenersi entro un mese. A quel punto la vittoria di forze europeiste o la formazione di un governo di unità nazionale potrebbero favorire il raggiungimento di un accordo con i creditori.
Considerando invece il profilo delle trattative con i creditori, una vittoria del sì favorirebbe la ripresa dei negoziati: a quel punto i creditori potrebbero anche concedere alla Grecia un finanziamento ponte e, nel caso in cui il governo si impegnasse ad attuare le riforme richieste (finora sempre rifiutate), potrebbero anche concedere un terzo pacchetto di aiuti; il finanziamento ponte consentirebbe alla Grecia di rispettare gli impegni finanziari presi (come ad esempio la rata del debito con l’Fmi).
Oltre a questo la Bce potrebbe alzare il tetto dell’Ela,ossia la liquidità di emergenza concessa agli istituti creditizi greci tramite la Banca centrale: intervento, questo, che farebbe rifiatare le banche greche permettendo di far fronte all’emergenza liquidità che si è scatenata in questi giorni.
Il sì al referendum avrebbe poi inoltre un grosso impatto simbolico: significherebbe decidere di rimanere nell’Eurozona. La permanenza diventerebbe infatti a questo punto possibile grazie alla liquidità e alla concessione di prestiti che verrebbero fornite, come visto, dalla Bce.

Referendum Grecia: se vince il no
Le prospettive diventerebbero più incerte nel caso in cui il popolo greco, chiamato al voto tramite referendum, decidesse di rifiutare la proposta dei creditori internazionali votando no.
Da un punto di vista politico Tsipras è convinto che, qualora dovesse vincere il no, il governo ellenico avrebbe un maggior potere di negoziazione nei confronti dei creditori. E’ anche vero però che la situazione diventerebbe rischiosa: nel caso in cui i creditori decidessero di interrompere le trattative il governo greco si ritroverebbe a fronteggiare una crisi di liquidità gravissima e, non potendo pagare stipendi pubblici e pensioni, rischierebbe comunque di cadere.
Con la vittoria del no, dunque, Tsipras spera di guadagnare una maggior forza nei confronti dei creditori, ma rischia di rompere definitivamente le trattative.
Anche dal punto di vista della liquidità la situazione si prospetta difficile e incerta: la Bce infatti, in caso di vittoria del no, interromperebbe la liquidità dell’Ela, lasciando il Paese senza alcun tipo di finanziamento esterno. A quel punto la Grecia andrebbe in default.
Conseguenza finale e inevitabile sarebbe poi l’uscita dall’euro: la mancanza di liquidità obbligherebbe infatti la Grecia a stampare moneta propria, abbandonando la moneta unica per ritornare alla moneta nazionale. Un’eventuale uscita dall’euro avrebbe conseguenze anche per l’Ue che, per la prima volta, si troverebbe a dover gestire anche da un punto di vista giuridico l’uscita di un Paese dall’Eurozona.

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