Paolo Barnard a «la gabbia»: video e analisi degli errori

Dimitri Stagnitto

10/10/2013

11/10/2013 - 09:45

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Paolo Barnard a «la gabbia» conferma i soliti pregi e i soliti limiti. Non sarà ora di aggiornare e approfondire le sue posizioni?

Paolo Barnard a «la gabbia»: video e analisi degli errori

Ormai più di un anno fa avevo scritto un pezzo dal titolo «Paolo Barnard è utile o dannoso?» che valse diverse email alla redazione tra chi concordava con la tesi espressa nell’articolo (Barnard tocca temi importanti da un punto di vista interessante ma poi butta tutto in caciara) e chi difendeva a spada tratta il giornalista bolognese su ogni sua singola affermazione.

A quasi un anno e mezzo di distanza da quell’articolo Barnard ha continuato la sua crociata per portare i concetti della MMT in Italia e qualche sera fa è stato ospite su La7 a «la gabbia» dove è intervenuto per un tempo totale di 14 minuti circa, condensati nel video qui sotto.

Il giudizio resta lo stesso di un anno fa: aprire il dibattito è giusto, mettere in discussione il pensiero neoliberista dominante pure ma fare dei discorsi del tutto campati in aria e basati su una logica fallace è del tutto fuorviante e in ultima analisi dannoso per chi ascolta cercando di farsi un’opinione sensata.

Barnard e il pareggio di bilancio

Verso il minuto 4 del video Barnard critica il concetto di «pareggio di bilancio» con la seguente affermazione:

lo Stato spende 100 per i servizi ai cittadini e poi ci tassa esattamente 100, lasciando così nelle nostre tasche esattamente zero.

L’errore di Barnard in questo caso sembra essere il considerare la moneta come un qualcosa che abbia valore in sé, mentre la moneta produce ricchezza passando di mano e la quantità di moneta disponibile in un sistema economico è un fattore che può facilitare o rendere più difficile la circolazione della moneta ma non è certo un valore di per sé.

NB: con questo non voglio dire che il fiscal compact e il pareggio di bilancio siano misure corrette, solo che Barnard le mette sotto critica con un’argomentazione assurda ottenendo come risultato il contrario di quello che si prefigge (dimostrare la potenziale dannosità di misure di austerità e di pareggio di bilancio).

Del resto Barnard smentisce da sé il suo impianto logico affermando:

Come facciamo a vivere, risparmiare, produrre se lo stato ci da 100 e poi ci toglie 100 in tasse e ci lascia zero?

Già come facciamo? Lo Stato effettivamente chiude in deficit il suo bilancio praticamente ogni anno ma la ricchezza generata all’interno della nazione non è certo pari al deficit dello Stato così come cerca di far passare Barnard, altrimenti il PIL sarebbe uguale al deficit Statale, cosa che ovviamente non è.

Insomma Barnard si chiede qualcosa di simile a «come faccio a correre se non ho una batteria al litio interna»?

Il fatto stesso che pur non avendola riesce a correre dimostra che non è necessaria una batteria al litio a un essere umano per muoversi.

Barnard e i trattati Europei

Su questo punto le argomentazioni di Barnard sono maggiormente condivisibili.

Per quanto parlare di trattati «più potenti» richiami alla mente scene da combattimenti nei cartoni animati il fatto che l’Italia abbia delegato a strutture sovranazionali importanti funzioni dello Stato senza un processo democratico trasparente è una delle grandi tragedia della nostra Nazione negli ultimi 30 anni.

Il problema però non sono tanto i trattai in sé ma il modo in cui sono stati acquisiti e utilizzati dalla classe dirigente Italiana: come viene fatto notare nell’assurda accozzaglia di opinioni della seconda parte del video con la partecipazione di Puppato e Barisoni, altri Paesi come la Francia chiedono e ottengono deroghe ai limiti imposti dai trattati per far fronte alle necessità della nazione.

Ciò che sembra mancare in Italia è proprio una classe dirigente che sappia far propria una visione chiara e concreta di quelli che sono gli interessi nazionali e che faccia valere questa visione nei fatti, facendosi sentire anche in sede Europea.

Perché emerga una classe dirigente di questo tipo, però, è necessaria una spinta popolare compatta che la individui e la sostenga nel processo di passaggio generazionale.

Per questo voci critiche come quella di Barnard sarebbero preziose, se solo fossero in grado di generare un pensiero chiaro e corretto e non solo ulteriore confusione sulla confusione che già pervade questo Paese, specie quando si parla di Economia.

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