Oltre l’austerità: un ebook gratuito per riflettere sulla gestione della crisi

Redazione

21 Luglio 2012 - 00:13

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Oltre l’austerità: un ebook gratuito per riflettere sulla gestione della crisi

Esce oggi su Micromega on line «Oltre l’austerità», un documento in pdf che raccoglie i contributi di diversi economisti «eterodossi» Italiani, come Bagnai, Cesaratto, Zezza, Stirati, Barba (per citarne solo alcuni), sulla crisi economica Europea.

Il documento è scaricabile gratuitamente e compone una rappresentazione completa ed esauriente della crisi in atto, contrapposta alla visione neoliberista fino ad ora dominante, facendo giustizia dei troppi luoghi comuni che circolano anche sulla stampa, con un linguaggio accessibile anche ai non addetti ai lavori.

Clicca sull’icona per scaricare l’ebook:

L’intento degli autori è di sollecitare un ripensamento critico del progetto dell’euro, sinora accettato passivamente da tutta la sinistra e non solo, senza mettere in discussione la depressione economica e la distruzione del modello sociale europeo che esso comporta.

Gli studi raccolti in questo documento vogliono fornire dunque una solida base da cui partire per la costruzione di un progetto politico ed economico alternativo, che possa risparmiarci le inevitabili devastazioni economiche, sociali e politiche derivanti dalla linea dell’austerità e condurci verso una maggiore autonomia politica, economica e monetaria.

Il documento parte dall’analisi delle politiche di austerità, e mostra come questa strada non porti ad altro che ad un avvitamento della crisi, e come il vero obiettivo di queste politiche non sia altro che il consolidamento di una diversa distribuzione del reddito e del potere in Europa.

Nella seconda parte si analizzano le cause profonde della crisi, che risiedono negli squilibri commerciali e nei debiti esteri generati dalle liberalizzazioni finanziarie e dalla moneta unica, che hanno dato luogo a una crisi per certi versi assimilabile alle numerose crisi finanziarie succedutesi nel corso degli ultimi decenni nei paesi emergenti, anche se dotata di caratteristiche particolari proprie. L’interpretazione della crisi fornita dai nostri economisti è comunque niente affatto riconducibile alla “dissipatezza” dei paesi periferici, a cui viene fatta risalire nell’interpretazione dominante.

In questa parte del documento si analizza la moneta unica come il frutto dell’incontro tra gli interessi delle élite dominanti nei paesi del centro e in quelli della periferia, confluenza di interessi che ha finito per costruire questo unicum dell’euro, che gli economisti più avveduti avevano già anticipato avrebbe generato gravi problemi. In questa parte si analizza anche in maniera particolare il ruolo della Germania nella crisi.

Nella terza parte si prende in esame la questione dei debiti sovrani e delle politiche di abbattimento dei rapporti debito/PIL, sottolineando come solo in Europa si sia rinunciato a ogni politica di sostegno della domanda aggregata e all’intervento della banca centrale, che altrove nel mondo appartiene all’ordine normale delle cose. L’interpretazione della crisi come dovuta fondamentalmente al debito pubblico e alla spesa pubblica, secondo gli economisti, è, nei fatti, funzionale all’interesse delle classi dominanti dei paesi periferici a colpire i diritti economici e sociali, e dei paesi centrali a „sbarazzarsi di concorrenti industriali e costituirsi un retroterra di lavoro a buon mercato“.

Nella quarta parte della raccolta, si discutono le ragioni che nell’attuale situazione italiana ed europea rendono invece imprescindibile il ricorso all’espansione della spesa pubblica, e ci si sofferma sulle forme di spesa pubblica più adeguate a un programma di rilancio dell’economia, mettendo in luce come la deflazione salariale, contrariamente a quanto sostenuto dal pensiero dominante, sia destinata ad avere effetti negativi sulla crescita e l’occupazione, specialmente se condotta simultaneamente su scala europea.
Questa parte contiene anche una lucida ricostruzione della crisi greca e dei drammatici effetti economici e sociali prodotti da oltre due anni di austerità imposti a quel paese.

Alla fine della raccolta si studia quali sarebbero le conseguenze di una rottura dell’euro, o dell’uscita di un paese dall’Eurozona, e si sostiene che::
“con opportune misure monetarie e controlli dei movimenti di capitali, gli effetti di un’uscita dall’euro, pur pesanti, potrebbero tuttavia essere meno gravi di quelli prodotti da anni di continue politiche fiscali recessive e di progressivo impoverimento“
Infine, occorre dire che gli autori del documento, pur condividendo una posizione molto critica sull’ unificazione monetaria europea, non si ritengono affatto “non europeisti".

Semplicemente, essi sono favorevoli a un’unione politica europea che venga costruita sulla base degli interessi dei ceti popolari dei diversi paesi, e non solo delle élite dominanti. Dice il documento nell’introduzione:
«Di fatto, alla sinistra la costruzione europea sarebbe sempre dovuta apparire come priva di senso se non fosse servita a migliorare la qualità della vita dei popoli europei – ad assicurare più occupazione, meno precarietà, redditi reali più elevati e un’uniformazione verso l’alto dei sistemi di protezione sociale. L’orientamento persistentemente deflazionistico della politica economica che ha caratterizzato fin dall’inizio l’esperienza dell’euro, ora ribadito e inasprito dalle politiche economiche dell’austerità, ha invece puntato a mettere i popoli in competizione gli uni con gli altri, ad uniformare verso il basso le condizioni di vita e di lavoro e i sistemi di protezione sociale. Era dunque inevitabile che, prima o poi, si manifestassero forti reazioni di rigetto nei confronti dell’intero progetto.»

C’è da sperare che questo documento, qualificato e approfondito, si diffonda e riesca a risvegliare il senso critico del paese e soprattutto dei suoi rappresentanti politici o aspiranti tali.

Articolo a cura di Carmen Gallus

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