MPS e Alexandria: ecco la storia del derivato che mette a rischio il futuro della banca

Vittoria Patanè

17 Aprile 2015 - 11:12

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Che cos’è Alexandria? Perché, dopo 10 anni, rischia ancora di minacciare il futuro di Monte dei Paschi? Perché la procura ha svolto un’indagine penale? Ecco la storia del derivato dello scandalo

MPS e Alexandria: ecco la storia del derivato che mette a rischio il futuro della banca

Si è concluso ieri pomeriggio alle 17.30 il CDA straordinario e ordinario di Monte dei Paschi. Nel corso dell’assemblea, oltre ad approvare il rinnovo dei vertici, i consiglieri hanno discusso sull’aumento di capitale da tre miliardi di euro previsto per quest’anno, sulle possibili future aggregazioni e su Alexandria, il derivato finito nell’occhio del ciclone due anni fa a causa di operazioni soggette ad indagini penali (oggi chiuse) da parte della Procura di Milano.

La storia di Alexandria è lunga e arzigogolata, ma soprattutto minaccia di diventare l’incubo di Siena. La BCE ne ha richiesto la chiusura entro il prossimo 26 luglio, «salvo impedimenti legali», allo scopo di evitare che il derivato diventi un rischio permanente per il bilancio dell’istituto.

Ma a questo punto, sembra opportuno fare un passo indietro: cos’è Alexandria? Perché a Procura ha aperto un’indagine e qual è il pericolo per MPS?

La storia di Alexandria
Dieci anni fa, nel 2005, Monte dei Paschi acquistò da Dresner Bank Alexandria, uno strumento complesso, a sua volta legato al debito di Skylark (una società veicolo).

Inizialmente il derivato sembrò essere un buon affare: aveva un rating tripla A ed era un un CDO (Collateralized Dept Obbligation) sintetico, cioè un’obbligazione che ha come garanzia collaterale cartolarizzazioni di mutui. L’investimento fu pari a 400 milioni.

In quel periodo molte banche «giocavano coi derivati» ed MPS acquisto anche Santorini e Nota Italia.

Nel 2009, il fallimento di Lehman Brothers causò la crisi dell’intero settore, facendo crollare parecchi titoli della stessa tipologia. Alexandria perse il 30% del suo valore, provocando nel bilancio di MPS un buco 220 milioni di euro. Ed è in questo momento che cominciano le operazioni alla base delle indagini degli inquirenti.

Alexandria MPS e Nomura
Fu proprio in questo frangente che MPS strinse i rapporti con Nomura. La banca giapponese decise di acquistare i titoli Alexandria a un prezzo fuori dal mercato, consentendo alla banca di occultare la perdita in bilancio. Venne stipulato un contratto in base al quale Siena si impegnava, in cambio di liquidità, a cedere a Nomura BTP trentennali per poi ricomprarli negli anni ad un prezzo più alto.

Nel corso del tempo i rischi finanziari causati da Alexandria sono altissimi. Nel 2013, all’interno di alcune risposte scritte ai soci, la banca sostiene che il Var (value at risk) massimo è stato superiore ai 200 milioni giornalieri, un livello altissimo più consono a un fondo speculativo che a un istituto di credito.

Qualche mese fa la Banca Centrale Europa ha richiesto a Monte dei Paschi di chiudere entro il 26 luglio «salvo impedimenti legali» tutte le posizioni connesse al derivato. Nel dettaglio si parla di 3 miliardi di Btp, uno swap sui loro tassi, un pronti contro termine sugli stessi titoli, un finanziamento di pari importo a tasso zero per garantire Nomura.

La risposta di Alessandro Profumo è stata chiara:

“Su Alexandria non faremo nulla di specifico finché gli elementi penali sono aperti: la Bce ci ha detto di chiudere la posizione entro il 26 luglio a meno di impedimenti legali Verificheremo il contenuto dell’impedimento legale, a nostro avviso quello in corso lo è. Una chiusura incauta delle posizioni da parte del cda potrebbe essere non corretta. Comunque, dopo le transazioni poco chiare di denaro emerse nell’indagine di Milano tra ex dipendenti di Mps e di Nomura, voglio dire con fermezza che noi ci consideriamo i danneggiati, e stiamo ricalcolando il danno. Se c’è qualcuno che deve preoccuparsi è la nostra controparte Nomura”

Il Presidente della banca parla della retrocessione di un milione di euro su conti off shor che Rafffaele Ricci, colui che ha gestito la ristrutturazione del derivato per Nomura, fece a favore di Gian Luca Baldassarri, ex capo area finanza di banca Mps.

Due anni fa il Monte chiese ai suoi ex manager e a Nomura, danni per 936 milioni di euro. Il problema è che oggi, chiudere la posizione su Alexandria (come richiesto dalla BCE), potrebbe costare caro, molto caro. In base ai calcoli, agli attuali valori di mercato Mps dovrebbe sborsare circa 850 milioni, con impatto di circa 450 milioni sul conto economico.

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