Bad Bank: cos’è e a cosa serve? Ecco perché l’Italia ne ha bisogno

Livio Spadaro

22/01/2016

27/01/2016 - 14:19

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Che cos’è e a cosa serve una Bad Bank? Ecco tutto ciò che c’è da sapere sulla «banca cattiva» e perché le banche italiane premono per velocizzarne la creazione.

Bad Bank: cos’è e a cosa serve? Ecco perché l’Italia ne ha bisogno

Negli ultimi mesi, e soprattutto negli ultimi giorni, non si fa altro che parlare di Bad Bank. Le banche italiane, sovraccariche di crediti deteriorati, sperano nella creazione di questo particolare veicolo per risolvere al più presto la situazione. Negli ultimi giorni si sono create delle tensioni tra il premier italiano Matteo Renzi e i vertici della Commissione Europea i quali si mostrano poco inclini a permettere una soluzione di questo tipo per le banche italiane.

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Con l’ingresso sulla scena europea del Bail-in, diventa più difficile per l’Italia utilizzare questo particolare veicolo. Che cos’è una Bad Bank? Può da sola risolvere i problemi del sistema bancario italiano?

In questi giorni, ma più in generale negli ultimi mesi, in Italia si sta parlando molto riguardo alla costituzione di una Bad Bank per risolvere la questione dei crediti deteriorati. Le banche italiane infatti soffrono di un eccessivo ammontare di non-performing loans (NPL) pari a oltre €200 miliardi (3 volte la media europea). E’ necessario quindi per il sistema bancario italiano depurare le parti sane degli istituti di credito al fine di alleggelirli dal peso degli NPL.

Nelle scorse sedute borsistiche, i titoli azionari di 6 banche italiane sono stati vittima di pesanti sell-off dovuti alla preoccupazione degli investitori (e alla speculazione) causata dalla notizia che la BCE stesse effettuando una verifica dei crediti deteriorati di questi 6 istituti di credito.

Hanno spiccato in particolare i forti ribassi registrati sulle azioni di banca MPS e banca Carige che sono gli istituti di credito più a rischio vista la quantità di crediti deteriorati detenuta in portafoglio.

In questo senso non hanno aiutato le tensioni createsi tra il premier italiano Matteo Renzi e i vertici della Commissione Europea che hanno enfatizzato i timori di investitori e risparmiatori riguardo alla creazione della Bad Bank. Perchè tutta questa attenzione per la “banca cattiva”?

Bad Bank: che cos’è?

La Bad Bank è uno speciale veicolo attraverso il quale le banche in difficoltà depurano il bilancio da titoli tossici detenuti in portafoglio. Una volta creato questo veicolo, viene confluito in esso tutta la parte (o una parte) del portafoglio della banca che ne fa uso comprendente titoli tossici (che possono essere, come in questo caso, crediti anomali di difficile riscossione).

La Bad Bank, una volta ricevuti questi titoli, gestisce i portafogli deteriorati in maniera completamente autonoma correndone ovviamente tutti i rischi che ne conseguono.

Una volta che vengono ricevuti in carico i portafogli anomali, viene effettuata una scissione azionaria attraverso l’emissione di azioni privilegiate (in genere sottoscritte dallo Stato) e di normali azioni ordinarie che vengono poi immesse sul mercato.

Una volta effettuata questa operazione, la Bad Bank provvede alla liquidazione dei titoli deteriorati una volta che il gap tra il valore nominale di questi ultimi ed il valore del mercato si assottiglia. In sintesi, con la Bad Bank sono i contribuenti a salvare le parti deteriorate delle banche.

Quest’ultimo punto è ciò che fa storcere il naso all’Unione Europea sull’utilizzo di tale strumento da parte dell’Italia. La normativa sugli aiuti di Stato fa in modo di rendere la creazione della Bad Bank più difficile, vista poi la contemporanea entrata in vigore del meccanismo di salvataggio interno delle banche: il Bail-in.

In questo senso, al vaglio del governo italiano ci sarebbe la possibilità che la Cassa Depositi e Prestiti (CDP) si faccia da garante della Bad Bank visto che, tecnicamente, non è un organo statale.

Italia, Bad Bank: perché è urgente crearla?

L’obiettivo del governo italiano è quello di far smaltire al sistema bancario l’ingente ammontare dei crediti deteriorati, in modo da riequilibrare i bilanci degli istituti di credito che in questo modo dovrebbero semplificare e velocizzare l’emissione di nuovi crediti volti a stimolare l’economia del Bel Paese.

Perché tutto questo ammontare di crediti deteriorati? I motivi sono vari. Per prima cosa, l’ammontare di NPL in genere cresce al crescere delle difficoltà del sistema impresa ed è per questo che continuano ad aumentare.

Come si sà, sono anni che le imprese italiane faticano ad andare avanti a causa dell’eccessivo carico fiscale che, oltre a ridurre i guadagni, fa in modo di rendere meno competitivo il sistema impresa.

In secondo luogo, il sistema bancario italiano ha aumentato l’esposizione sui non performing loans a causa anche dell’erogazione di crediti di dubbia solvibilità emessi nelle gestioni passate.

Di recente infatti ha destato scalpore il caso delle 4 banche fallite interessate dal decreto salva-banche, costrette al default a causa dell’eccessivo carico di crediti in sofferenza ed incagli (derivanti da dubbie gestioni delle erogazioni) che ne hanno compromesso definitivamente la normale attività gestionale.

In questo caso, gli istituti falliti sono stati salvati attraverso la costituzione di una Bad Bank, che si è fatta carico dei crediti deteriorati, mentre la parte “sana” delle banche è stata messa in vendita ed è in attesa di acquirenti.

Ha destato scalpore però ciò che è accaduto agli obbligazionisti subordinati di queste banche che hanno visto azzerare il valore dei loro risparmi. Ciò che è accaduto a questi risparmiatori non è altro che un “assaggio” di Bail-in.

Italia, Bad Bank: da sola basta?

Un altro motivo per cui le banche italiane soffrono è che dopo la crisi finanziaria recente, non è stato permesso al Paese di poter risanare il sistema bancario, come invece accaduto ad altre nazioni europee come ad esempio la Spagna, a causa dell’elevato debito pubblico.

La Bad Bank è quindi una soluzione? Sicuramente porta un grosso vantaggio alle banche che ne potranno usufruire (ammesso che l’UE approvi la creazione) ma da sola non basta.

Di sicuro, il processo di integrazione delle popolari e delle banche che usufruiranno dell’eventuale creazione della Bad Bank (come ad esempi MPS) farà in modo di riassettare il sistema bancario italiano in modo da renderlo più efficiente.

Oltre a riformare il sistema bancario, urge un intervento profondo sulla struttura dell’economia dell’Italia in modo da aumentare l’occupazione, i redditi e i profitti delle imprese in modo che si verifichino molti meno casi di crediti deteriorati. Inoltre, è necessaria un’approfondita vigilanza sugli istituti di credito per non permettere il verificarsi di nuovi casi di mala gestione.

Questo compito andrà in parte assolto dallo Stato italiano che dovrà vigilare sugli istituti più piccoli, mentre per le banche ad “alta significatività” sarà la BCE a monitorare la situazione, il che, con il Bail-in in atto, non c’è motivo di essere sereni.

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