Ammortizzatori sociali: cosa sono e come funzionano secondo la Riforma Fornero

Vittoria Patanè

10/01/2013

10/01/2013 - 15:39

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Ammortizzatori sociali: cosa sono e come funzionano secondo la Riforma Fornero

Gli ammortizzatori sociali sono uno dei perni della Riforma del lavoro messi in atto dall’ex Governo allo scopo di rafforzare l’occupazione e di garantire maggiore equità al mercato, ma soprattutto di rendere meno dura la situazione di coloro che hanno perso o stanno per perdere il lavoro.
Essi potranno “contribuire a ridurre l’ansia e il disagio di molte famiglie”, ha spiegato l’ex Ministro Fornero parlando delle novità e dei vantaggi che i cittadini, soprattutto i più giovani, trarranno dalla Riforma.
Le modifiche apportate dall’ultimo Governo sono molte e di importante intensità. Vale quindi la pena capire cosa sono e quali saranno i vantaggi che i cittadini trarranno da essi.

Cosa sono gli ammortizzatori sociali?

Gli ammortizzatori sociali riguardano una serie di strumenti e di misure volte a sostenere il reddito dei lavoratori in caso di perdita o di sospensione della propria attività.
L’attuale riforma del Lavoro ha attuato sostanziali modifiche alle vecchie tipologie di ammortizzatori (mobilità, cassa integrazione, indennità di disoccupazione, ecc.) con l’obiettivo di separare la tutela del posto di lavoro rispetto a quella sul mercato, ma anche per sopperire alla disorganicità e all’incompletezza del sistema di cui si discute da più di un quindicennio.

La riforma Fornero sugli ammortizzatori

La riforma si basa sostanzialmente su due pilastri che entreranno in vigore in momenti diversi:

  1. L’Aspi, assicurazione sociale per l’impiego, che ha lo scopo di tutelare tutti i lavoratori dipendenti, senza distinzione derivanti dal settore di appartenenza, dalla qualifica professionale o dall’importanza dell’impresa presso cui si svolge il lavoro. Essa va a sostituire la mobilità che scomparirà gradualmente nei prossimi 4 anni. All’Aspi si aggiunge La Mini Aspi volta a sostenere soprattutto i giovani che, entrati da poco nel mondo del lavoro, si ritrovano disoccupati e senza garanzia alcuna.
  2. Fondi di solidarietà bilaterali che hanno l’obiettivo di tutelare i settori non coperti dalla cassa integrazione e di colmare eventuali lacune lasciate dall’Aspi.

Come funziona e chi ha diritto all’Aspi?

L’Aspi , entrata in vigore dal 1° gennaio, si rivolge a tutti i lavoratori dipendenti. La tutela assicurativa viene quindi estesa a categorie come apprendisti e soci lavoratori delle società cooperative che erano escluse dalle norme precedenti.
Potranno percepire l’assegno quei lavoratori che a partire da quest’anno, perderanno il proprio lavoro per cause indipendenti dalla propria volontà. Hanno diritto all’Aspi coloro che hanno versato almeno un anno di contributi e che hanno alle spalle un minimo di 2 anni di anzianità.
Le domande per ricevere l’assegno vanno presentate all’Inps (o a un Patronato) entro i 60 giorni successivi alla perdita dell’impiego.
Nel 2013 gli assegni verranno erogati per un periodo massimo di 8 mesi (12 per gli ultracinquantenni), mentre dal prossimo anno la durata verrà gradualmente innalzata
L’importo massimo dell’indennità è di 1.119 euro lordi (poco più di 1.050 euro netti) ed è comunque pari al 75% della retribuzione (25% per la parte di stipendio che oltrepassa i 1.180 euro).
Per la mini Aspi è necessario un solo requisito: aver lavorato almeno 3 mesi degli ultimi 12. Lo scopo di questo tipo di assicurazione è dare qualche garanzia a quei giovani che, entrati da poco nel mondo del lavoro, non sono soggetti ad alcun tipo di tutela.
L’assegno per la mini Aspi ha una durata di sei mesi ed un importo pari a quello dell’Aspi.

Fondi di solidarietà bilaterali

I fondi di solidarietà bilaterali dovranno colmare vuoti nei settori dove non esistono forme di integrazione salariale (CIG o CIGS) per garantire un sostegno al reddito in costanza di rapporto di lavoro, nel caso in cui il lavoratore si stato soggetto a una riduzione o alla sospensione dell’attività.
La Riforma prevede l’obbligo per le organizzazioni sindacali e datoriali di stipulare accordi e contratti collettivi al fine di istituire fondi di solidarietà bilaterali a sostegno dei lavoratori.
Per quanto riguarda le imprese con più di 15 dipendenti, i fondi bilaterali devono essere istituiti presso l’INPS, con decreto ministeriale e “obbligatoriamente” per tutti i settori che ancora non sono coperti dalla normativa in materia di integrazione salariale ordinaria e straordinaria.
In tutti i casi, qualora le parti sociali non trovino un accordo entro il 18 luglio 2013, il Ministero del Lavoro darà vita a fondi residuali.
I fondi bilaterali serviranno anche ad integrare la tutela svolta dall’Aspi, in caso di licenziamento.

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