Terremoto nelle Borse, chi vince e chi perde con la guerra in Israele

Violetta Silvestri

09/10/2023

Borse mondiali in preda al caos con l’incertezza della guerra in Medio Oriente: chi sono i titoli vincenti e quali azioni stanno crollando sotto la pressione del conflitto in Israele?

Terremoto nelle Borse, chi vince e chi perde con la guerra in Israele

Turbolenze nei mercati finanziari e Borse travolte dall’incertezza della guerra in Israele nella giornata di lunedì 9 ottobre. Il conflitto in Medio Oriente sta spingendo i guadagni di alcuni titoli e affossando sotto la parità altre azioni: chi vince e chi perde in questo nuovo scenario?

I titoli azionari europei sono finiti sotto pressione a causa degli scontri militari in Israele che hanno scatenato una corsa verso beni rifugio come obbligazioni e oro, aumentando al tempo stesso i prezzi del petrolio di circa il 3%.

L’indice paneuropeo STOXX 600 scende dello 0,25%, con le società del commercio al dettaglio e dei viaggi e tempo libero che hanno guidato le perdite settoriali.

Negli Usa, i futures sulle azioni sono sprofondati in rosso e anche l’indice di volatilità CBOE, l’indicatore della paura di Wall Street, è salito a 19,10, riflettendo l’ansia degli investitori.

In questo clima molto teso e di preoccupazione, accanto ai titoli che crollano ci sono azioni in rally, spinte proprio dalla prospettiva di un’altra guerra e di turbolenze energetiche. Chi vince e chi perde nelle Borse con il Medio Oriente in fiamme?

Guerra in Israele: chi vince nelle Borse? Queste azioni volano

In generale, gli investitori globali sono diventati avversi al rischio in quanto gli scontri militari tra Israele e il gruppo islamico palestinese Hamas hanno aggravato l’incertezza politica in tutto il Medio Oriente e sollevato preoccupazioni sull’approvvigionamento petrolifero.

Tuttavia, alcuni titoli stanno guadagnando nei vari indici azionari globali. Negli Usa, le società energetiche, tra cui Chevron, Exxon Mobil, Marathon Oil e Occidental Petroleum sono balzate di circa il 3% ciascuna nel trading pre-mercato.

Nel settore della difesa, i titoli come RTX e Lockheed Martin hanno evidenziato un aumento del prezzo delle azioni del 5% nel contesto di guerra.

La società mineraria d’oro Newmont e le azioni quotate negli Stati Uniti di Barrick Gold sono aumentate rispettivamente dell’1,7% e del 2,4%.

Non solo negli Usa, anche in Europa i titoli legati al petrolio, all’energia e al comparto militare e di difesa stanno avanzando a grande ritmo. Con i prezzi del greggio che schizzano e la possibilità di un allargamento del conflitto, i due settori risultano i favoriti dalla guerra.

Le azioni di società di difesa come la svedese Saab, l’italiana Leonardo e la tedesca Rheinmetall sono aumentate tra il 6,1% e il 9,5% sulla prospettiva di un conflitto militare prolungato nella regione.

Focalizzando lo sguardo su Borsa Italiana, oltre al titolo Leonardo che vola a +4,60%, degne di nota sono le performance di Saipem (+1,23), Snam (+1,0%), Tenaris (+2,63%), Eni (+2,32%).

I titoli perdenti in Borsa

Il clima teso e violento in Medio Oriente sta anche generando tonfi azionari a Wall Street e in Europa.

I titoli delle compagnie aeree, tra cui IAG, proprietaria della British-Airways, Air France KLM e Lufthansa, sono scesi tra il 2,5% e il 3,4% poiché diverse compagnie aeree internazionali hanno sospeso i servizi di volo con Tel Aviv e sono ora preoccupate per l’aumento del costo del carburante.

United Airlines, Delta Air Lines e American Airlines hanno anch’esse bloccato i voli per la capitale israeliana. Le loro azioni sono scese di oltre il 2% ciascuna.

I principali titoli tecnologici tra cui Apple, Meta Platforms, Alphabet e Amazon.com sono diminuiti dallo 0,9% all’1,2%. Anche le azioni chip Intel, Nvidia, Qualcomm e Advanced Micro Devices hanno perso tra l’1,0% e il 2,2%.

Energean è crollata del 15,9%, rendendo il produttore di petrolio quotato nel Regno Unito e in Israele e focalizzato sul Mediterraneo orientale il principale perdente sullo STOXX 600.

A Piazza Affari, industriali e bancari guidano le perdite milanesi.

Gli investitori restano nervosi e le azioni potrebbero subire ancora scosse pesanti. “Per il momento potrebbe prevalere un atteggiamento di avversione al rischio, almeno fino a quando la portata del conflitto non sarà più chiara”, ha affermato Chris Beauchamp, capo analista di mercato di IG.

Il rischio più ampio è che un aumento sostenuto dei prezzi del petrolio agisca come una rinnovata pressione inflazionistica e sostenga ulteriormente il messaggio di tassi più alti per un periodo più lungo secondo Russ Mould, direttore degli investimenti di AJ Bell.

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