Investimenti, perché l’inflazione deve scendere (oggi) e perché devi saperlo

David Pascucci

16 Febbraio 2023 - 08:57

Stiamo sentendo parlare sempre più spesso dell’inflazione, ma come contestualizzarla nelle scelte di investimento e perché (oggi) deve scendere?

Investimenti, perché l’inflazione deve scendere (oggi) e perché devi saperlo

Inflazione molto alta, tassi in aumento e venti di recessione in arrivo ma, perché l’inflazione dovrebbe scendere? Questa domanda ha una risposta che risiede nelle basi macroeconomiche che tutti coloro che si occupano di investimenti dovrebbero sapere.

Abbiamo già affrontato il tema delle basi macroeconomiche e delle varie relazioni tra tassi di interesse, inflazione e tasso di disoccupazione ma di base dovremmo ancora di più approfondire questo tema al fine di capire come l’inflazione si lega poi ai mercati, come ad esempio il mercato obbligazionario che è uno dei mercati preferiti degli investitori retail o da chi si occupa di strutturare portafogli con una forte componente obbligazionaria. In sostanza, sapere cosa ci dice l’inflazione potrebbe essere cruciale per le scelte di investimento di lungo periodo.

Quindi spiegheremo brevemente perché è importante l’inflazione e soprattutto come legarla alle scelte di investimento, siano esse di breve o di lungo periodo.

L’inflazione “target” e la sua importanza

Ripetiamo brevemente che l’inflazione indica il livello generale dei prezzi e il tasso di inflazione indica il tasso di crescita dei prezzi. L’inflazione è un parametro fondamentale nell’economia visto che le banche centrali monitorano costantemente l’inflazione per attuare delle scelte di politica monetaria al fine di mantenere la stabilità all’interno dell’economia.

Soffermiamoci sul termine “stabilità”, ossia le banche centrali vogliono stabilità, una crescita sana e stabile e questa avviene solamente se l’inflazione rimane all’interno di un parametro definito “ target di inflazione”. Per fare un esempio, la Bce ha il mandato dell’“inflation targeting”, ossia portare l’inflazione verso il target del 2%, un parametro che starebbe a indicare una condizione sana dell’economia, un parametro al di sotto del quale la banca centrale adotterà delle politiche e al di sopra del quale ne attuerà altre.

In sostanza, se l’inflazione si trova al 2%, la banca centrale ha una condizione ideale per controllare al meglio l’economia. Se l’inflazione inizia ad avere una tendenza negativa e si porta ben al di sotto del target, la banca centrale proverà ad attuare politiche monetarie espansive, ossia immetterà liquidità all’interno del mercato, mentre se l’inflazione inizia ad avere una tendenza positiva e va oltre il 2%, la banca centrale dovrà attuare politiche monetarie restrittive e che vanno a disincentivare l’approvvigionamento di liquidità sul mercato. Bene, fatto un recap di questi concetti, vediamo come i tassi di interesse e l’inflazione si legano al mercato obbligazionario e non solo.

Inflazione e obbligazioni

Il tasso di inflazione annuo è un parametro fondamentale anche nella valutazione del rendimento reale di un investimento. Per fare un esempio molto semplice, se vogliamo calcolare il rendimento reale a fine di un anno di un investimento, basterà prendere il rendimento del nostro investimento e andare a sottrarre il tasso di inflazione. Se il nostro rendimento è stato del 3% e l’inflazione si trova al 2%, il rendimento reale sarà 3%-2%, quindi l’1% di rendimento.

Nella situazione attuale, prendendo come riferimento il mercato europeo, abbiamo un’inflazione all’8,5%, ben al di sopra del target di inflazione del 2% previsto dalla Bce. Ne consegue che al momento, un investimento che deve avere un rendimento reale positivo, deve rendere almeno più dell’8,5%. Al momento sul mercato obbligazionario non abbiamo rendimenti del genere se non sul mercato azionario, mentre sul mercato obbligazionario troviamo dei rendimenti che si avvicinano al 4,5% su scadenza decennale.

Per fare un esempio, gli ultimi titoli emessi dallo Stato italiano sulle varie scadenze hanno dei rendimenti annui vicini al 3-4%, ben lontani dall’attuale inflazione. Allora cosa fare per capire come potrebbero muoversi questi rendimenti? Vedere le stime degli enti ufficiali come la Commissione europea in merito all’inflazione potrebbe essere un’ottima idea e vediamo che per fine 2023 l’inflazione dovrebbe attestarsi al 6,1%.

In sostanza i rendimenti obbligazionari sono ancora ben lontani da questi tassi di inflazione e pertanto sono relativamente sconvenienti, almeno in linea teorica. In questo senso, potremmo spiegare perché al momento i mercati azionari hanno visto una forte salita seppur ci siano spiragli di un forte rallentamento economico. Questo è uno dei motivi per cui l’inflazione deve scendere, perché va ad erodere i rendimenti reali e pertanto è necessario che questa scenda affinché gli Stati che si rifinanziano per il tramite di emissioni obbligazionarie, possano raccogliere denaro più facilmente evitando shock dal punto di vista dei rendimenti offerti.

Come utilizzare l’inflazione per gli investimenti?

Andiamo a complicare leggermente le cose. Prendiamo ad esempio un titolo di Stato decennale che rende il 4% all’anno per 10 anni. Conviene detenere in portafoglio uno strumento del genere? Ipotizziamo che questa situazione dell’inflazione, ossia considerando le stime per il 2023 che vedono un’inflazione al 6,1% e per il 2024 un ritorno verso il 2%, possiamo dire che solamente per quest’anno avremo una situazione in cui il tasso di inflazione potrebbe essere superiore al nostro rendimento lordo del titolo.

Per il primo anno andremmo a perdere circa il 2% a fronte di un 4% di rendimento lordo per poi iniziare ad avere un rendimento netto positivo per gli altri 9 anni. Attenzione, questo non vuol dire che conviene comprare obbligazioni al 4%, anche perché l’inflazione è solamente un parametro di valutazione che potrebbe essere soggetto a cambiamenti nel lungo periodo, pertanto potrebbe essere molto valido ma non l’unico parametro di giudizio della bontà delle scelte di investimento.

Altro parametro è il tasso di interesse ma questo lo vedremo in prossimo articolo in merito a tassi di interesse e scelte di investimento, visto che proprio il tasso di interesse è strettamente legato al tasso di inflazione. In sostanza, iniziare a legare questi concetti base della macroeconomia alle scelte di investimento, potrebbe essere una buona idea sia per aumentare la propria cultura finanziaria, sia per adottare scelte di investimento in maniera più consapevole, evitando totalmente di incappare in scelte di “impeto” derivate dall’attrattiva di quello che sembra un buon rendimento.

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