Imposta di soggiorno, cos’è, chi la paga ed esenzioni

Patrizia Del Pidio

24 Aprile 2024 - 18:09

La tassa di soggiorno è dovuta da chi pernotta nelle strutture ricettive, ma ci sono alcune categorie che sono esentate dal pagamento. Vediamo come funziona e chi la paga.

Imposta di soggiorno, cos’è, chi la paga ed esenzioni

L’imposta di soggiorno, che in molti casi è chiamata impropriamente tassa di soggiorno, è un tributo locale che le strutture ricettive/turistiche impongono a chi soggiorna una o più notti.

Perché si parla di imposta di soggiorno e non di tassa? Chi è tenuto al pagamento e quando sono previste esenzioni? Le tasse sono pagate dai cittadini a fronte di un servizio specifico (ad esempio la Tari è la tassa che si versa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti) mentre le imposte sono dovute per finanziare non un servizio specifico, ma quei servizi generali come sicurezza e sanità. L’imposta di soggiorno, infatti, è riscossa dai Comuni e investita in ambito turistico.

L’imposta di soggiorno fu introdotta per la prima volta in Italia all’inizio del 1900, per poi essere abolita nel 1989 in vista del campionato mondiale di calcio che si disputò nel 1990. La ratio era quella di consentire una maggiore competitività delle strutture turistiche ricettive, alla luce anche della maggiore domanda in arrivo nel mese di svolgimento della manifestazione.

La tassa di soggiorno è stata poi reintrodotta con il decreto legge 78 del 31 maggio 2010 l’ha espressamente prevista per il Comune di Roma, prevedendo un importo massimo per notte pari ad euro 10.
In seguito il Decreto Legislativo numero 23/2011 ha esteso la tassa di soggiorno a “Comuni capoluogo di provincia, le unioni di comuni nonché i comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte possono istituire, con deliberazione del consiglio, un’imposta di soggiorno a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive situate sul proprio territorio, da applicare, secondo criteri di gradualità in proporzione al prezzo, sino a 5 euro per notte di soggiorno”.

Vediamo chi paga l’imposta di soggiorno, chi è esentato e a quanto ammonta.

Chi paga l’imposta di soggiorno?

L’imposta di soggiorno deve essere pagata dai turisti non residenti che soggiornano temporaneamente in un Comune tra quelli previsti dalla normativa vigente come ente impositore.

Le modalità applicative variano da Comune a Comune sulla base di diversi fattori:

  • importo fisso o variabile;
  • residenza del turista;
  • età;
  • periodo;
  • disabilità.

La disomogeneità di applicazione della tassa di soggiorno in Italia

In questi anni la tassa di soggiorno ha evidenziato forti criticità per il settore turistico, dovute soprattutto al fatto che non tutte le località turistiche, e quindi i Comuni di riferimento, applicano questa imposta.

E chi la applica lo fa con modalità differenti. Per questa ragione i turisti che soggiornano in più località italiane hanno spesso difficoltà a comprenderne il funzionamento.

La Regione italiana con più Comuni che applicano la tassa di soggiorno è la Toscana.

Con il passare degli anni l’elenco dei Comuni che hanno previsto la tassa di soggiorno si è via via allungato. In ogni caso per introdurre l’imposta è necessario che il Comune approvi una delibera che determini chi è sottoposto al versamento dell’imposta e le modalità di attuazione dell’imposizione.

Il prezzo dovuto per l’imposta varia da Comune a Comune, di norma il costo oscilla tra 1 e 7 euro per ogni notte.

Va specificato che l’imposta non deve essere obbligatoriamente prevista da ogni Comune (ce ne sono molti, infatti, che non la prevedono) e ogni Comune decide di adottarla oppure no. Possono introdurla, in ogni caso, i Comuni capoluogo di provincia, quelli inclusi negli elenchi delle località turistiche (o città d’arte) e le unioni comunali.

Chi non paga l’imposta di soggiorno?

Anche se, come abbiamo detto, l’imposta è dovuta da chi soggiorna nelle strutture ricettive e turistiche come, ad esempio, hotel, alberghi, agriturismi, BedBreakfast, sono previste delle esenzioni dal versamento.

In generale l’imposta non è dovuta dai residenti all’interno del Comune, anche se soggiornano in una struttura ricettiva. Possono, poi, essere previste delle esenzioni dalla singole delibere per:

  • bambini fino a una certa età;
  • disabili e loro accompagnatori;
  • malati e coloro che assistono ricoverati presso strutture sanitarie del luogo;
  • chi soggiorna in ostelli della gioventù;
  • membri delle forze armate;
  • autisti di pullman;
  • accompagnatori turistici.

Chi non deve versare l’imposta di soggiorno è tenuto a compilare una specifica certificazione in cui dichiara di appartenere a una delle categorie esentate dal versamento.

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