Codice Appalti: come cambieranno le gare da gennaio 2023

Antonella Ciaccia

06/07/2022

Dal nuovo anno le gare per gli appalti pubblici saranno regolate dal nuovo Codice che dovrà essere approvato entro il 9 gennaio 2023. Ecco come cambieranno le procedure con il nuovo codice appalti.

Codice Appalti: come cambieranno le gare da gennaio 2023

Da da gennaio 2023 nuove regole per le gare d’appalto. La legge delega per il nuovo Codice degli Appalti è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso fine giugno e, non essendoci indicazioni particolari, entrerà in vigore il 9 luglio.

A partire da questa data, iniziano a decorrere i sei mesi di tempo per l’approvazione del nuovo Codice Appalti, pertanto i decreti legislativi previsti dalla norma dovranno arrivare entro il 9 gennaio 2023.

La riforma del Codice dei contratti pubblici è un tassello fondamentale per rispettare il timing per spendere le risorse del Pnrr.

Già nel 2014, l’Europa ha definito i tratti fondamentali per regolamentare il mercato pubblico degli appalti: semplificazione e trasparenza; riduzione degli oneri a carico delle imprese; facilitazione dell’accesso a micro, piccole e medie imprese. Indicazioni però decisamente mancate dalla riforma del 2016 e dai successivi correttivi.

La delega per il nuovo codice offre oggi quindi una straordinaria opportunità per disegnare un assetto di regolamentazione organico, innovativo così da porre le condizioni per un mercato efficiente nelle dinamiche e capace di qualificare al meglio la spesa pubblica.

Nuovo codice appalti: i principi definiti dalla delega

La stesura del nuovo Codice Appalti, in cui il Consiglio di Stato avrà un ruolo fondamentale, dovrà seguire i 31 principi definiti dalla delega. I principi faranno da guida per la redazione del nuovo corpo normativo, affinché si possa garantire la realizzazione delle opere in tempi brevi, senza contenziosi e senza che gli effetti della crisi possano mettere in difficoltà le imprese.

Gli addetti ai lavori hanno espresso già molti dubbi su alcune misure, come la riduzione dei livelli di progettazione e la possibilità di affidare incarichi a titolo gratuito in casi eccezionali. In molti non sono d’accordo con le novità in arrivo. Vediamo di seguito alcuni punti della delega.

Il divieto di gold plating

Il nuovo Codice dei contratti, per il rispetto del divieto di gold plating nel recepimento del diritto comunitario dovrà attenersi nel maggior modo possibile, alle norme comunitarie di cui alla direttiva 2014/24/UE sugli appalti pubblici nei cd. “settori ordinari”, la direttiva 2014/25/UE sugli appalti nei “settori speciali” (acqua, energia, trasporti, servizi postali) e la direttiva 2014/23/UE sull’aggiudicazione dei contratti di concessione.

Il Governo deve garantire il perseguimento di obiettivi di coerenza e aderenza alle direttive europee attraverso l’introduzione o il mantenimento di livelli di regolazione corrispondenti a quelli minimi richiesti dalle direttive stesse con l’obiettivo di assicurare l’apertura alla concorrenza e il confronto competitivo tra i diversi operatori dei mercati dei lavori, dei servizi e delle forniture. In merito a tale principio viene precisato come, nell’attuazione della delega, si dovrà tenere conto delle specificità dei contratti nel settore dei beni culturali.

Viene precisato che restano ferme e inderogabili le misure a tutela del lavoro, della sicurezza, del contrasto al lavoro irregolare, della legalità e della trasparenza, nonché che l’obiettivo di assicurare l’apertura alla concorrenza e il confronto competitivo tra i diversi operatori dei mercati dei lavori, dei servizi e delle forniture deve considerarsi con particolare riferimento alle piccole e medie imprese.

Caro materiali e revisione dei prezzi

Nella regolamentazione del nuovo Codice, le stazioni appaltanti dovranno obbligatoriamente inserire, nei bandi di gara, negli avvisi e negli inviti, un regime obbligatorio di revisione dei prezzi al verificarsi di particolari condizioni di natura oggettiva e non prevedibili al momento della formulazione dell’offerta, compresa la variazione del costo derivante dal rinnovo dei contratti collettivi.

Per l’adeguamento si dovranno utilizzare, in prima battuta, le risorse disponibili del quadro economico degli interventi.

Prestazioni gratuite in casi eccezionali

La legge delega sancisce il divieto di prestazione gratuita delle attività professionali. Fra i principi che il Governo dovrà rispettare nei provvedimenti attuativi della riforma c’è dunque anche questo salvo in casi eccezionali e previa motivazione. Ad esempio, una prestazione professionale, come un progetto, una direzione dei lavori e così via, potrà essere a costo zero per la pubblica amministrazione, purché il motivo della cancellazione della parcella venga motivato.

Il principio dà attuazione alle regole europee e restituisce organicità al codice dei contratti pubblici, dopo le numerose modifiche degli ultimi anni, anche a colpi di decreti legge. I professionisti al riguardo però temono rischi per l’applicazione del principio dell’equo compenso.

La riduzione delle procedure di gara e dei livelli di progettazione

Altro aspetto su cui il Governo dovrà lavorare è la semplificazione delle procedure relative alla fase di approvazione dei progetti in materia di opere pubbliche. L’alleggerimento delle procedure deve avvenire anche «attraverso la ridefinizione dei livelli di progettazione ai fini di una loro riduzione».

Il governo deve anche indirizzare il nuovo Codice verso la diminuzione dei tempi relativi alle procedure di gara e, una delle misure individuate per raggiungere tale obiettivo, è la predisposizione di contratti-tipo predisposti dall’Autorità nazionale Anti corruzione, sentito il Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, relativamente ai servizi di architettura e ingegneria.

È destinato a essere inoltre archiviato l’Albo nazionale dei componenti delle commissioni giudicatrici, previsto dall’attuale Codice, ma rimasto inattuato

Criteri ambientali minimi (Cam) e sostenibilità

Il nuovo Codice dovrà garantire l’aumento del grado di eco sostenibilità degli investimenti pubblici e il rispetto dei criteri di responsabilità energetica e ambientale nell’affidamento degli appalti. Saranno quindi definiti nuovi criteri ambientali minimi, differenziati per tipologie e importi di appalto.

Sono previsti nuovi decreti in materia di Cam (Criteri ambientali minimi) e un periodo transitorio per l’applicazione delle nuove regole.

Riduzione e qualificazione delle stazioni appaltanti

La delega prevede inoltre la riduzione e la riorganizzazione delle stazioni appaltanti. L’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ha messo a punto delle linee guida per la riqualificazione delle Stazioni Appaltanti e delle centrali di committenza. Tra gli obiettivi c’è la riduzione delle Stazioni Appaltanti, che sono 36.000, con 100.000 centri di costo.

Non si tratta di un principio nuovo ma di un argomento già dibattuto e previsto anche dal Codice Appalti del 2016, che però non è mai stato attuato.

Divisione in lotti e agevolazioni per le Pmi

La Delega prevede infine dei criteri premiali per l’aggregazione di impresa e l’obbligo di motivare la decisione di non suddividere gli appalti in lotti; il tutto per favorire la partecipazione delle piccole e medie imprese alle gare d’appalto.

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